martedì 6 dicembre 2005


La "superlegalità" 
secondo Condoleezza





Le dichiarazioni di Condoleezza Rice sulle violazioni americane dell'altrui sovranità nazionale a fin di bene (la salvezza comune di tutti), meritano una riflessione.
Siamo infatti davanti a una manifestazione di quello che un grande giurista tedesco, Carl Schmitt, chiamava il criterio della superlegalità. Quando si manifesta la superlegalità?
Quando si invocano sul piano giuridico-costituzionale, principi di legalità superiore, oppure si intensificano quelli di alcune norme rispetto ad altre (che invece restano "normali"), per impedire o favorire un cambiamento: in pratica, si fa un uso politico del diritto, anche se ufficialmente lo si nega.
Nel caso della Rice, il criterio della superlegalità, rinvia a una specie di patriottismo del genere umano, posto a fondamento ideologico di un nuovo mondo economico, politico, sociale, guidato dagli Stati Uniti d'America (ma forse si dovrebbe parlare, se il termine non fosse abusato, più che di "nuovo" mondo di "impero"). Di conseguenza ogni provvedimento o misura politica deciso a Washington diviene un passo fondamentale verso la costruzione del nuovo ordine. E chi si oppone ad esso, e quindi alla superlegalità americana, viene automaticamente "escluso", o meglio privato della sua umanità e messo nelle condizioni di non nuocere, in quanto il genere umano, come "totalità" a cui l'uomo appartiene, non può ammettere nemici: come si può essere contrari a chi dichiara di difendere l'umanità che è in ogni uomo? Quel che è più nobile?
Di qui il ricorso anche a misure illecite sotto l'aspetto della "legalità normale", e la conseguente difesa ideologica ed estensione pratica della superlegalità come uno strumento, la cui applicazione, garantisce la salvezza di tutti, o meglio di quell' "umanità" che condivide ( o deve comunque condividere) gli ideali di chi impone la superlegalità.

Il che "funziona" dal punto di vista della costruzione di un nuovo ordine, perché applicando il principio della "superlegalità" si tolgono di mezzo tutti i suoi nemici, ma non "funziona" dal punto di vista della giustezza dell'ordine che viene costruito e della logica storica. Chi ci assicura, che una volta eliminati, o convertiti con la forza, tutti i nemici, l'ordine regnerà sulla terra? Ad esempio i totalitarismi che hanno insanguinato il Novecento, propugnavano più o meno le stesse tesi. E poi chi ci assicura che il valori di "umanità" sostenuti da Condoleezza, siano quelli "giusti", e non soltanto un "paravento" dietro cui si nascondono interessi puramente egemonici?

Carlo Gambescia 

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