Democrazie e denaro
Ha fatto rumore la notizia che Gerhard Schroder, ex
cancelliere tedesco, intascherà "un milione di euro l'anno" come alto
consulente del consorzio russo-tedesco (Gazprom-Basf-E.On) che costruirà il
gasdotto tra Russia e Germania. Particolare non secondario: Schroder, da
cancelliere si era battuto "come un leone per mandare a buon fine" il
progetto, come scrive il "Corriere della Sera Magazine" (n.51 -22
dicembre 2005, p.12).
Ecco, la notizia ha fatto rumore, ma non scandalo vero e
proprio... Perché?
In certa misura l'opinione pubblica tedesca ed europea è
assuefatta agli "scandali". Ciclicamente, uomini politici,
funzionari, imprenditori, vengono arrestati, processati, spesso condannati, per
reati di corruzione, ma nulla sembra cambiare. Raramente l'indignazione, si
trasforma, in autentico movimento di protesta collettiva. Dal momento che i
partiti si guardano bene dal favorire processi che potrebbero delegittimarli. A
meno che non si tratti di mettere fuori gioco l'avversario diretto. Ad esempio,
in Italia, l'inchiesta "Mani Pulite" fu intenzionalmente usata da una
parte politica contro l'altra.
Si teme, insomma, a livello di ceti politici, economici e
intellettuali, che la critica dei partiti possa trasformarsi in critica della
democrazia parlamentare, e infine della democrazia pura e semplice. In effetti,
il rischio, già valutato da Aristotele nella sua "teorica" delle
forme di governo, sussiste. La gente comune tende a generalizzare, e spesso
come la storia mostra, per stanchezza, spesso preferisce gettarsi nella braccia
del "buon tiranno". E di conseguenza chi oggi governa, certo, reprime
la corruzione, ma senza eccessi, e soprattutto evitando di creare pericolose
fratture tra il popolo e le élite al potere. Perciò i frequenti casi di
corruzione, se non sono usati contro l'avversario di turno, di solito sono
presentati come l'eccezione che conferma la regola della sostanziale probità
dei governanti. E in genere la gente, almeno finora, sembra credervi.
Tuttavia come ogni processo sociale, anche la
"cloroformizzazione" dell'opinione pubblica, di fatto gestita dai
media, ha un punto limite. E questo è rappresentato, come dire, dal "tasso
di corruzione" che può essere tollerato dal sistema economico e sociale.
Che è costituito dal rapporto tra crescita economica, volume dei profitti e
quindi sostenibilità dei costi "sommersi"della corruzione. E più si
riducono i margini di profitto delle imprese a causa dei costi da finanziamenti
illeciti, più il sistema si avvicina al punto limite: il momento in cui il
costo della corruzione supera i profitti.
Ovviamente se l'economia in generale cresce, il processo
può subire un rallentamento (ed essere riassorbito attraverso l'inflazione) ,
ma ad esempio in tempi di crisi come questi, in cui le imprese devono tagliare
i costi, e dunque anche quelli "in nero", accade il contrario, e il
processo verso la "saturazione" può aumentare bruscamente di
velocità, e trasformarsi in una componente di un più generale processo di
recessione.
Insomma, nonostante tutto, il "risveglio" della
pubblica opinione potrebbe essere molto vicino...
Carlo Gambescia
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