lunedì 17 febbraio 2025

Trump e l’inutilità del male

 


Si pensi alle decisioni prese da Trump. Sembra avviarsi sulla strada del male. Ovviamente non in senso teologico.

Trump rischia di stravolgere la storia di chiunque si trovi sulla strada di Washington, dagli stessi cittadini americani che non la pensano come lui ai migranti che hanno l’unica colpa di cercare come i famosi Pellegrini una vita migliore.

Il male come atto autolesivo e lesivo. Autolesivo per i governanti, lesivo per i governati. Un inutile suicidio collettivo.

Si rifletta sulla scelta trumpiana di isolare gli Stati Uniti o comunque di separare il destino politico di Washington da quello dell’Europa. Insomma di fare in modo che gli Stati Uniti procedano in perfetta solitudine, magari quando necessario con l’aiutino di altri stati, come l’Italia ad esempio, ideologicamente affini. Chiamandoli a sé, si badi, in funzione non di efficaci mediatori ma di semplici esecutori.

Purtroppo, sotto questo aspetto, la scelta di Trump, prova per l’ennesima volta, quanto la storia, come ricostruzione del passato, non sia maestra di vita. Inoltre certifica anche un’altra cosa, importantissima: che gli esseri umani, soprattutto nella sfera della politica, un ambito che dalla lezione della storia avrebbe tanto da imparare, sono dominati più dalle passioni che dagli interessi.

A riprova di questa nostra affermazione si pensi alla natura autolesionistica di certi atti sconsiderati, proprio sotto l’aspetto di quel calcolo degli interessi, che, come spesso si dice, caratterizzerebbe il comportamento umano: dal cameriere che ruba sul resto, rischiando il licenziamento, quindi di finire al verde, al Presidente Trump che ruba ciò che resta dell’Idea atlantica, rischiando di favorire i nemici dell’Occidente, e quindi anche degli Stati Uniti.

Cosa insegna la storia americana? Che è bene per gli Stati Uniti rafforzare i legami con l’Europa, politici, culturali, economici. Soprattutto la storia del Novecento insegna che l’isolazionismo non paga. Il ripiegamento interno americano, tra le due guerre, favorì l’ascesa dei fascismi e il consolidamento del comunismo sovietico.

Per contro, dopo il 1945 e più o meno fino al primo mandato di Trump, i rapporti tra Stati Uniti ed Europa sono stati più che accettabili. Tutti i presidenti che si sono succeduti, con l’interludio del primo mandato di Trump, non hanno mai messo in discussione, al di là di alcune lievi frizioni (ai tempi di Nixon, Reagan, Bush figlio), l’importanza della comunità atlantica. Washington guardava con favore all’alleato europeo. Forse qualche volta a fare i capricci era l’Europa: si pensi all’antiamericanismo di Charles de Gaulle. Oppure alle proteste contro la Nato, che vedevano, non solo in Italia, comunisti e fascisti in perfetta sintonia.

Da ultimo, l’ interludio Biden ha visto Europa, Nato e Stati Uniti magnificamente schierati insieme in difesa dell’Ucraina aggredita da Mosca.

Trump è contro tutto questo. Per capirsi: è come se durante la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti fossero rimasti indifferenti fino all’ultimo all'  aggressione nazifascista in Europa.

E forse le cose sarebbe andate così se il Giappone, terza pedina del Tripartito, non avesse attaccato Pearl Harbour e Hitler e Mussolini dichiarato guerra agli Stati Uniti quattro giorni dopo, l’11 dicembre 1941. E qui va detto che l’allora presidente Franklin Delano Roosevelt, un democratico, pur non essendo della stessa stoffa di Trump, non era in linea di principio un interventista.

Sembra impossibile che Trump non conosca la storia del Novecento americano e nulla sappia del gigantesco errore di impedire l’ascesa di Hitler nella Germania degli anni Trenta. Sia come sia, questa torsione cognitiva lo porta a commettere lo stesso errore verso l’espansionismo di Mosca e l’ascesa dell’estrema destra europea, passata molto in fretta dal culto di Putin a quello di Trump. Anche se in realtà la destra europea apprezza sempre l’uomo forte, a prescindere dal colore politico o dalla nazionalità. Quindi può tranquillamente tenere il piede in due staffe.

Trump si lascia trascinare dal suo odio atavico per la sinistra, e in particolare per l’establishment americano ed europeo, che come da leggenda complottista, egli vede stracolmo di pericolosi intellettuali comunisti e politici “wokisti”. Ammesso non concesso che il wokismo sia pericoloso non lo sarà mai quanto una riedizione del nazifascismo. Pensare - ci si perdoni il parallelo improprio  -  in caso di vittoria totale "wokista"  a sei milioni di " maschi patriarcalisti"  gassati  è  ridicolo. 

Trump non ragiona, non calcola, odia. Si potrebbe fare un parallelo con Roosevelt che a Churchill preferiva Stalin. A un ironico conservatore europeo, preferiva un gretto contadino georgiano. Dal momento che Roosevelt, con ingenuità inconsueta nel politico navigato, riteneva il primo falso, il secondo sincero.

Un uso razionale della storia ( l’ esperienza della tremenda avventura hitleriana) e il calcolo ( a chi conviene la caduta della Gibilterra europea?) avrebbero dovuto spingere Trump verso l’Europa: questa importante appendice del continente eurasiatico. E invece l’odio per i Churchill di sinistra lo spinge a favorire gli Stalin di destra.

Trump ha scelto il male. Però un male inutile. A quale scopo  si rischia di infierire sull’Europa, sugli Stati Uniti, sugli equilibri mondiali? Per favorire Mosca che il male lo pratica in modo sistematico, quindi utile. O peggio ancora per incoraggiare la vittoria di un’estrema destra europea che lo ricambierà, alla prima occasione, con il tradimento, proprio perché nazionalista.

Il nazionalismo come Saturno divora i suoi figli. Trump, che ora divora, rischia di essere divorato.

Un male inutile e suicida.

Carlo Gambescia


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