Altro ordine esecutivo di Trump. In effetti si tratta di un rilancio. O se si preferisce di un potenziamento. Il “White House Faith Office” ( o Ufficio della Fede della Casa Bianca) andrà a sostituire il “White House Office of Faith-Based and Community Initiatives” or “White House OFBCI”, istituito nel 2001 da Bush figlio (*). Molti lettori ricorderanno, il cosiddetto conservatorismo compassionevole che animò superficialmente la presidenza Bush. Tutto molto blando.
Come del resto sotto le successive presidenze Obama e Biden. Va detto che lo stesso Trump, durante il suo primo mandato non spinse eccessivamente sull’acceleratore dell’integralismo religioso cristiano.
Per contro, sembra che ora voglia fare sul serio. Potenziandone i compiti e chiamando al vertice del White House Faith Office una telepredicatrice, già sua madrina spirituale: il pastore evangelico Paula White-Cain. Figura ultraconservatrice, tra l’altro chiacchierata, per alcuni infortuni economici. Cooptata, unitamente ad altri due collaboratori, altrettanto reazionari (**).
La scelta suona come minacciosa, perché se per un verso si parla di uno strumento “a difesa della libertà” per l’altro si sottolinea la necessità di utilizzarlo per “combattere le forme antisemite, anti-cristiane e ulteriori forme di pregiudizio anti-religioso” (Sec. (a) 4 – i). Inoltre si introduce un non precisato meglio rapporto di “collaborazione con il Procuratore Generale, o un designato del Procuratore Generale, per identificare le preoccupazioni sollevate da entità religiose” (Sec. (a) 4 – x).
Infine sotto il profilo organizzativo i vari Centri periferici per la fede coordineranno, raccordandosi con Washington, le varie attività, anche nell’ambito della concessione di finanziamenti pubblici e del monitoraggio di quelli privati (esentasse) (Sec. (a) 4 – iv-ix).
L’intento ideologico, oltre a quello giustissimo di perseguire l’antisemitismo, è di privilegiare la fede cristiana, nella versione evangelica e fondamentalista.
Già nel 2001 Bush junior venne criticato perché il White House OFBCI – fatto innegabile – interferiva con il tradizionale principio americano di libertà religiosa, a suo tempo così ben colto da Tocqueville ne La democrazia in America e racchiuso nel I Emendamento.
Che per l’ appunto recita che il “Congresso non potrà porre in essere leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione o per proibirne il libero culto”.
Ora Trump, come detto, addirittura potenzia. E in contrasto, come pare, con la Costituzione.
Il che chiama in discussione la teoria dei poteri impliciti. Ci spieghiamo meglio.
Negli Stati Uniti la dottrina dei poteri impliciti, che definisce l’ampiezza ed i limiti d’azione di un’autorità, pubblica o privata, rinvia all’ applicazione della "necessary and proper clause" (clausola necessaria e propria) contenuta all’Art. 1, sez. 8, comma 18, della Costituzione, che attribuisce al Congresso il potere di adottare tutte le leggi necessarie ed opportune per l’esercizio dei poteri enumerati nella sezione stessa e di tutti gli altri poteri che la Costituzione conferisce al Governo degli Stati Uniti. Quindi, per estensione logica, secondo alcuni osservatori, anche al Presidente.
Secondo questa teoria se lo scopo è legittimo e costituzionale, allora, sempre per estensione logico-giuridica, tutti i mezzi che sono appropriati e vengono adottati chiaramente al fine di perseguirlo, e che non sono espressamente vietati dalla Costituzione, sono legittimi e costituzionali.
Nel caso del “White House Faith Office” siamo dinanzi a un ordine esecutivo del Presidente, strumento non previsto espressamente dalla Costituzione, che tuttavia all’Articolo II, statuisce il principio, generico tra l’altro, di conferimento al Presidente del potere esecutivo. Però, ecco i due punti critici: 1) un ordine esecutivo, già costituzionalmnete ballerino, che va a potenziare il ruolo della religione cristiana, in contrasto 2) con il I emendamento.
Qui ovviamente entra in gioco il tradizionale ruolo del potere giudiziario nell’arginare il potere esecutivo. Il che può portare inevitabilmente a conflitti costituzionali. Ma, per oggi, non desideriamo imbrogliare troppo le cose.
Insomma Trump conferma le sue propulsioni, diciamo così, politicamente fondamentaliste, anche nella sfera religiosa. Di qui il pericolo, già abbastanza concreto, di debordare e di avviare involuzioni autoritarie, se non addirittura di altro genere, nel sistema politico statunitense.
Un bel problema.
Carlo Gambescia
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