mercoledì 2 novembre 2022

Rave party. Come un elefante in una cristalleria…

 


Il decreto-legge sui rave party (che contiene anche altre misure) è allarmante. Ma non tanto, come strombazza la sinistra dell’ipocrisia inveterata, perché rappresenta il ritorno delle camicie nere sulla scia della legislazione d’urgenza.

Dal momento che la sinistra, quanto all’uso di questo strumento, ha fatto anche di peggio. Basta analizzare i dati: con il Governo Conte II si è viaggiato al ritmo di 3,18 al mese , e con il Governo Draghi, altrettanto adorato da Pd, le cose non sono andate meno male ( 3,26) (*). Quindi, ripetiamo, ipocrisia inveterata.

Il che spiega perché la si butta sulla retorica antifascista, eccetera, eccetera.

Insomma, la sinistra ha eserciti di giuristi, tutti ferratissimi. Che però – quando si dice il caso – questa volta sembrano incapaci di andare al nocciolo della questione.

La si butta, se ci si passa l’espressione, in caciara antifascista. Perciò tocca a un umile sociologo. Però liberale. Vero, e non per finta come Letta e la compagna di giro di “Repubblica”.

In realtà l’errore fondamentale del governo Meloni – errore gravissimo – è quello di ignorare che l’introduzione di una pena massima di sei anni, per un reato tutto sommato minore, che solo il moralismo della destra, in fissa proibizionista, può rubricare come grave, doveva ricorrere a un altro strumento: quello del disegno di legge del governo. Proprio per favorire in parlamento il dibattito sulle varie posizioni legate a sensibilità diverse, spesso opposte, sull’importanza dei diritti civili. Perciò non si può liquidare la cosa, come si legge questa mattina su “Libero”, come “diritto di Rave a base di droghe”: è roba da film di Verdone. Né convince la promessa del governo che la misura non verrà estesa ad altri ambiti: ci mancherebbe altro.

In realtà – ecco quel che sfugge a molti, troppi – qui è in gioco la struttura stessa delle democrazia rappresentativa liberale. Una sfida che, come abbiamo osservato, non sembra interessare, visto l’uso esteso del decreto-legge, nè la destra nè la sinistra.

Decidere di aumentare una pena per decreto legge è roba da Erdoğan, l’amichetto di Putin. C’ è veramente da vergognarsi. Non è necessario agitare il fantasma di Mussolini, basta comprare un biglietto aereo per Istanbul.

Il disegno di legge (del governo) è lo strumento di eccellenza della democrazia liberale perché consente il confronto.

E se manca questa consapevolezza, allora non si è grado di governare una democrazia liberale. Resta solo il “decisionismo” idiota (decidere per decidere). E si finisce inevitabilmente per comportarsi come un elefante in una cristalleria. Liberale.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.openpolis.it/il-governo-draghi-e-la-proliferazione-dei-decreti-legge/ .

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