giovedì 17 novembre 2022

L’autunno dell’Occidente e la metafisica della forza

 


E così il missile che ha colpito la Polonia, sebbene risultato di fabbricazione russa (così questa mattina nella rassegna stampa internazionale di Radio 3), sarebbe partito dall’Ucraina. Però,  quando si dice il caso, agli ucraini non è stato ancora permesso visionarne i resti. Insomma,  gli Stati Uniti  minimizzano. Perché?

La regola “numero 1” di ogni alleanza è tristemente nota, almeno a far tempo dall’epoca dei Medi e dei Persiani: è l’alleato più forte a indicare il nemico all’alleato più debole.

Tutto normale allora? No, perché si deve tenere conto della metafisica della forza, concetto intuito da Guglielmo Ferrero, grande pensatore liberale, storico e sociologo, della prima metà del secolo XX.

Ci spieghiamo meglio. Spesso le decisioni politiche e militari sono prese in base ai rapporti di forza attuali, non futuri: si applica la fisica della forza. Sicché, quando si decide, non si privilegiano le possibili conseguenze impreviste, delle decisioni prese al momento, in termini di metafisica della forza.

Il concetto non è proprio facile da capire, però in parole povere significa che una data situazione, anche se contraria ai valori e interessi futuri di un’alleanza, viene accettata, nonostante esista il rischio che in futuro, proprio a causa di quelle decisioni, si sviluppino – ecco la metafisica della forza – effetti non controllabili e quindi largamente inclusivi del rischio di non essere favorevoli a coloro che hanno sottovalutato il ruolo della metafisica della forza, moltiplicato per due, tre quattro volte, proprio a causa della sua sottovalutazione. Insomma, si penalizzano gli alleati, si premiano i nemici, favorendone i futuri appetiti.

Napoleone, ad esempio scatenò guerre, indicando, di volta il volta, il nemico ad alleati, più o meno fedeli, fino al punto di provocare in termini di metafisica della forza, effetti contrari, che favorirono la sua sconfitta, il tradimento degli alleati, e l’esilio finale all' Isola di Sant’Elena. Si badi, Napoleone commise l’errore di invadere la Russia. E fu un errore tipico di metafisica della forza… Quindi, per inciso, oggi non è in gioco l’invasione della Russia, ma l’invasione dell’Ucraina.

Pertanto  nel caso della "minimizzazione" del  missile russo  siamo davanti all’applicazione di due principi, uno politico e uno sociologico: 1) il cosiddetto diritto del più forte (nel caso Stati Uniti e di riflesso Russia), che consiste nel fatto che l’Occidente vuole far capire all’Ucraina, al momento con le buone, che è giunta finalmente l’ora di non considerare più la Russia come un nemico. E che perciò ci si deve sedere al tavolo della pace, nonostante la grave invasione subita, lesiva degli interessi e valori ucraini e occidentali; 2) gli effetti sociali perversi delle azioni politiche che consistono nel rischio di prendere una decisione che in termini di metafisica della forza, può tramutare il cedimento di oggi nella sconfitta di domani, perché si rischia di rinfrancare l’avversario, moltiplicando le sue forze e di svilire l’alleato, obbligandolo, perché più debole, a sottomettersi.

Ovviamente, in questo Occidente autunnale, nel senso del declino politico non stagionale, la decisione di fare pressione sull’Ucraina è giudicata come un segno di prudenza, di grande realismo politico, una vittoria del buon senso. Di conseguenza, si passa sopra, o si fa finta di non vedere, eludendo ogni ripugnanza morale, all’applicazione da parte degli Stati Uniti e dell’Europa al seguito, del diritto del più forte. Si celebra la fisica della forza.

In realtà, gli effetti perversi legati alla metafisica della forza, sconsiglierebbero, almeno al momento, con i russi in armi sul suolo ucraino, di fare la pace, perché, di qui a qualche anno, invece della pace, potremmo di nuovo trovarci tutti in guerra a causa della prepotenza ideologica di Mosca, rinfrancata dall’umiliazione subita dall’Ucraina. Perciò continuare a combattere, senza per questo commettere l’errore napoleonico di invadere la Russia, sarebbe un atto di realismo politico.

Come si può intuire, il realismo politico, se privato, concettualmente, della comprensione della metafisica della forza, può diventare erroneo e fonte in futuro, come per Napoleone, di gravi sconfitte.

In conclusione, diciamo che l’alleato debole non andrebbe mai umiliato. Perché si tratta di un atto contrario a ciò che, al di là della questione morale, Ferrero ha denominato metafisica della forza (*). Un concetto con il quale ogni autentico realismo politico non può non fare i conti.

Carlo Gambescia

(*) Per una buona introduzione al pensiero di Guglielmo Ferrero rinviamo a Bogdan Raditsa,Colloqui con Guglielmo Ferrero seguiti da Due Discorsi di Guglielmo Ferrero, a cura di Carlo Gambescia, Edizioni Il Foglio 2022: https://www.amazon.it/Colloqui-Guglielmo-Ferrero-Seguiti-Discorsi/dp/8876069216/ref=sr_1_4?qid=1668668766&refinements=p_27%3ACarlo+Gambescia&s=books&sr=1-4 .

Nessun commento: