sabato 19 novembre 2022

Giù le mani da Flaiano

 


Il Ministro della Cultura Sangiuliano si è recato a Pescara per ricordare Ennio Flaiano nel Cinquantesimo della morte. Ovviamente Pescara è amministrata da Fratelli d’Italia. Insomma, un riunione di famiglia. A fare gli onori di casa, per così dire, Mario Sechi, già “liberale” montiano, ma ora vicino alla destra estrema di Fratelli d’Italia. Del resto quando il Ministro chiama…

Sulle banalità, in chiave nazionalista e albertosordiana, che sono state dette da Sangiuliano su Flaiano stendiamo un velo pietoso (*). Mentre Sechi, per andare sul sicuro, probabilmente si è documentato su wikipedia.

Insomma dubitiamo che i due abbiano letto, e soprattutto digerito, qualche libro di Flaiano. Non basta farsi fotografare con un libro tra le mani, come l’ilare turista ai Fori con il sampietrino che fuoriesce dalla tasca.

Di sicuro non ne hanno letto uno in particolare, il suo capolavoro, Tempo di uccidere. Che vinse nel 1947 la prima edizione del Premio Strega.

Il romanzo è una denuncia onirica del fascismo e dell’imperialismo, da porre come capacità di scrittura, sullo stesso piano del Deserto dei tartari, di Dino Buzzati, uscito nel 1940.

Un realismo magico che va oltre il dramma individuale del suo “anonimo” protagonista: uno sconosciuto ufficiale italiano, che vaga nell’Etiopia invasa in cerca di un dentista e che invece trova la lebbra.

Qui la metafora, che sta al lettore scoprire, del fascismo come lebbra esistenziale, dello spirito: impasto velenoso di violenza e superiorità dell’ “uomo bianco”. Di qui – il titolo – il tempo (e lo pseudo diritto) di uccidere. Un lebbra spirituale che il protagonista, anonimo quindi collettivo, si porta a casa, nell’incertezza di ritrovarsi prima o poi malato e condannato.

Flaiano, come sottotenente, visse veramente in Etiopia del 1935-36. Ma visse sull’altopiano con il distacco dell’afascista. Non nel senso però della neutralità assoluta. In Tempo di uccidere, si parla, e male, del fascismo, senza per questo gonfiare il torace antifascista, ma in realtà facendo più male al fascismo dell’antifascismo conclamato di marca azionista e comunista.

Chiediamo scusa per il giro di parole. Per dirla brutalmente Tempo di uccidere è uno di quei romanzi dove si parla di una cosa senza parlare della cosa. Ripetiamo: un capolavoro. Non per niente fu un romanzo fortemente voluto da Leo Longanesi, altro inclassificabile.

Di questo si doveva parlare a Pescara. Non del Flaiano come un Alberto Sordi alla macchina da scrivere che maligna sugli italiani.

Del resto, cosa possono sapere di queste cose due pozzi di scienza come Sangiuliano e Sechi? Nulla. Soprattutto Sangiuliano che di scheletri missini ne ha più di uno nell’armadio. Quanto a Sechi, suona la tromba meglio del grande Louis Armstrong.

Riassumendo, giù le mani da Flaiano.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.agi.it/cultura/news/2022-11-18/sangiuliano-flaiano-seppe-penetrare-carattere-italiani-18877850/ . Per la cronaca, Agi ha come direttore Lamberto Sechi. Altrimenti la celebrazione pescarese sarebbe passata inosservata…

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