L’editoriale su
Roma di Ernesto Galli della Loggia
Un esame di coscienza potrebbe non bastare...
Dell'editoriale (*) di Ernesto Galli della
Loggia, che oltre ad essere storico eccellente, vive a Roma, condividiamo tutto, meno le conclusioni:
Ma attenzione a non fare
del Pd e della politica un capro espiatorio. Proprio la vastità delle disfunzioni, delle inadeguatezze, dei mali di
ogni tipo venute alla luce così clamorosamente negli ultimi due anni mostrano,
lo ripeto, che a Roma c’è una realtà sociale diffusa che è guasta, che troppi
gruppi sociali, troppi organismi, troppi ambienti, sono intimamente corrotti.
In troppi sono abituati a non avere alcun senso civico, a non rispettare
nessuna regola, a evadere tutto ciò che è possibile evadere, ad abusare di ogni
possibilità di abuso. In un tale panorama sconsolante la politica trova un suo
limite oggettivo: non si possono raddrizzare le gambe ai cani. Se non si vuole
essere faziosi, il caso Marino mostra anche questo. Precisamente perciò potrebbe
essere proprio la politica a cercare di riguadagnare l’onore perduto dando
essa, una volta tanto, una lezione alla cosiddetta società civile. Facendo, per
esempio, una cosa di cui in Italia si sta ormai perdendo quasi la nozione: si
chiama esame di coscienza.
E per due ragioni.
La prima, è che la sinistra, comunista e post-comunista
dalla metà degli anni Settanta ha governato Roma - tranne qualche breve intermezzo altrettanto disastroso
(Carraro, Giubilo Signorello, Alemanno) - all’insegna del più spietato clientelismo associativo-sindacale. Di cui,
personaggi come Salvatore Buzzi, sono le ultime e pericolose propaggini. Il che significa che la sinistra è la prima responsabile dello sfascio morale e amministrativo di Roma. Il
vigile sbracato, ricordato da Galli della Loggia, nasce con le giunte
sinistra, sindacalizzate. Negli anni
Cinquanta-Sessanta, i vigili erano piccoli Lord Inglesi, che magari parlavano con l’accento ciociaro dei famigli dei feudi elettorali andreottiani: nessuno è perfetto... Quindi, eventualmente, l’esame di coscienza politico dovrebbero
farlo, innanzitutto, gli eredi del Pci. Ecco una mission importante per Renzi.
La
seconda, è che la sinistra, ha favorito la “giudizializzazione”
della dinamica politica italiana. Cosa vogliamo dire? Che, oggi, i partiti, tutti, sono appesi alle estemporanee
inchieste di questo o quel giudice. Ovviamente - precisazione - essere appesi, non significa assenza di "inciuci" politico-giudiziari: la carne è debole, a partire da quella dei magistrati. Ad esempio, Marino è inciampato ( o quasi) sulla solita
inchiesta ad personam… Inoltre,
la “giudizializzazione” di fatto, autoalimenta i populismi in
stile giacobino. Perciò i
dividendi elettorali dell'inchiesta potrebbero finire nella tasche dei pentastellati. E così
dopo i furbetti gli scemi. Dalla padella alla brace.
Qualcuno
si chiederà, allora che fare? Governare il meno possibile: un’ amministrazione
comunale seria deve occuparsi solo di
due cose: viabilità e sicurezza. E di conseguenza, va ridotto il numero dei dipendenti comunali.
Niente più mediazioni sociali e assistenzialismi vari, da comune socialista,
primo Novecento. Vanno eliminate le tentazioni… Le clientele economiche che ora
comandano, giustamente criticate da Galli della Loggia, si uccidono
elettoralmente con le privatizzazioni. Quindi l'esame di coscienza dei politici evocato dallo storico, non è sufficiente. Serve una decisa svolta politico-economica: sindaco e amministrazione devono diventare invisibili.
Dopo spadroneggeranno i padroni del vapore? Forse, ma, economicamente, ad armi pari rischiando e lottando tra
di loro, sulla base della redditività e
non dei denari succhiati ai contribuenti
e sperperati da mediocri amministrazioni comunali per guadagnare voti. Del
resto sono dialettiche, dure ma concorrenziali, tipiche di ogni società aperta. Insomma, Roma ha bisogno di una (ri-)scossa. Liberale.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento