Caso Orlandi
E io pago...
Il
dibattito politico che si è sviluppato intorno alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi,
è veramente surreale. Perché, da quel che si evince, la ragione del
contendere non è l' abbassamento dei
tributi, giunti ormai a livelli insopportabili, ma come spremere meglio i cittadini.
Purtroppo,
in Italia, sia a destra che a sinistra, non esiste cultura, semplificando, antifiscale: qualsiasi partito promette tutto a tutti, in una gara di demagogia. Sullo sfondo di un' idea, assai diffusa e in fondo mitologica, quella del recupero dell’evasione
fiscale: se tutti pagassero - ecco il mantra - la pressione fiscale scenderebbe, eccetera. In realtà, se tutti
pagassero, la pressione continuerebbe a crescere perché le maggiori entrate farebbero sì lievitare il
numeratore del rapporto tra ammontare
delle entrate tributarie e Pil, che però - parliamo del Pil - continuerebbe
ad essere calcolato, artatamente, sempre
al lordo del sommerso, per poter minacciare e spogliare il contribuente in nome di un' insaziabilità, mascherata come ricerca del bene comune. Insomma, la linea dell’ipotetico
traguardo, il pagare tutti, pagare meno, verrebbe regolarmente spostata più avanti. E per una ragione precisa: l’impossibilità
di poter tagliare burocrazie voraci e padrone. Perciò, servirebbe un cambio di mentalità in chiave, anche qui semplificando, antistatalista: difficilissimo da conseguire in Italia dove tutti mendicano sempre qualcosa dalle istituzioni pubbliche. Sicché, inutile insistere sulle questioni
tecniche, che sono il sottoprodotto di
una visione del mondo assai diffusa a sinistra e tra gli
italiani: quella di fare, se ci si passa l’espressione brutale, i socialisti con il culo degli altri. Un
atteggiamento mentale che però
ha favorito, a livello di sintesi
politica, la diffusione e accettazione di una demagogica modellistica economica: tecniche amatissime dai tributaristi di sinistra (anche perché dànno loro il pane quotidiano), molto attivi nelle università e nei salotti del potere. Per
capire la differenza tra scienza delle
finanze, semplificando, keynesiana, e scienza delle finanze liberale, si sfogli
il classico manuale di Luigi Einaudi,
per notare l’assoluta assenza di grafici
e di modelli econometrici.
E
come viene recuperata l’evasione fiscale? Sparando nel mucchio e considerando,
presuntivamente, il contribuente colpevole. Per ammissione della direttrice Orlandi,
sapete, amici lettori, a chi è arrivata metà delle cinquecentomila lettere “per
contrastare l’evasione”? A coloro che hanno presentato la denuncia presso i Caf: pensionati,
lavoratori dipendenti, piccoli commercianti, tutti pericolosissimi evasori fiscali... E così, come onestamente ammette la stessa Direttrice dell’Agenzia, ci si è trovati davanti a "padri di
famiglia in lacrime e gente disperata", persone che “di
fronte agli accertamenti (...), non sapevano di dover fare la dichiarazione dei
redditi” e che "adesso potranno essere
avvertiti in tempo reale e incorrere solo in mini-sanzioni” (*).
Come
è buona lei, direbbe Fantozzi!
Quel
che dà più fastidio, non è tanto il fatto che la sinistra tassi e perseguiti fiscalmente i cittadini: in fondo è ideologicamente coerente, per così dire, fa il suo "dovere", quanto invece che la destra, dimenticando la
lezione di Einaudi, non “de-tassi” e non smetta di
rivaleggiare con la sinistra nell’inseguire il mitologico recupero dell’evasione
fiscale per pagare meno tasse tutti…
Carlo Gambescia
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