martedì 27 ottobre 2015

Caso Orlandi
E io pago...



Il dibattito politico  che si è sviluppato intorno alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, è veramente surreale. Perché, da quel che si evince,  la ragione del contendere non è l' abbassamento dei tributi, giunti ormai a livelli insopportabili, ma come spremere meglio i cittadini.
Purtroppo, in Italia, sia a destra che a sinistra, non esiste cultura, semplificando,  antifiscale: qualsiasi partito promette tutto a tutti,  in una gara di demagogia.  Sullo sfondo di un' idea, assai diffusa e in fondo mitologica, quella del recupero dell’evasione fiscale: se tutti pagassero - ecco il mantra -   la pressione fiscale scenderebbe, eccetera.  In realtà, se tutti pagassero, la pressione continuerebbe a crescere perché  le maggiori entrate farebbero sì  lievitare il numeratore del rapporto tra  ammontare delle entrate  tributarie  e Pil, che però - parliamo del Pil  -  continuerebbe ad essere calcolato, artatamente,  sempre al lordo  del sommerso,  per poter  minacciare e spogliare il contribuente in nome di un' insaziabilità,  mascherata come  ricerca del bene comune. Insomma,  la linea dell’ipotetico traguardo, il pagare tutti, pagare meno, verrebbe  regolarmente spostata più avanti.  E per una ragione precisa:  l’impossibilità di poter tagliare  burocrazie voraci e padrone.  Perciò, servirebbe un cambio di mentalità in chiave, anche qui semplificando,  antistatalista:  difficilissimo da conseguire  in Italia dove tutti mendicano sempre qualcosa dalle istituzioni pubbliche. Sicché,  inutile insistere  sulle questioni tecniche,  che sono il sottoprodotto di una  visione del  mondo assai diffusa a sinistra e tra gli italiani:  quella di fare, se ci si passa l’espressione brutale, i socialisti con il culo degli altri. Un atteggiamento mentale  che però ha favorito, a  livello di sintesi politica, la diffusione e accettazione  di una demagogica modellistica economica:  tecniche amatissime  dai tributaristi di sinistra (anche perché dànno loro il pane quotidiano), molto attivi  nelle università e nei salotti del potere. Per capire la differenza tra  scienza delle finanze, semplificando, keynesiana, e scienza delle finanze liberale, si sfogli il  classico manuale di Luigi Einaudi, per notare  l’assoluta assenza di grafici e di modelli econometrici.
E come viene recuperata l’evasione fiscale? Sparando nel mucchio e considerando, presuntivamente, il contribuente colpevole. Per ammissione della direttrice Orlandi, sapete, amici lettori, a chi è arrivata metà delle cinquecentomila lettere “per contrastare l’evasione”?   A coloro che  hanno presentato la denuncia presso i Caf: pensionati, lavoratori dipendenti, piccoli commercianti, tutti pericolosissimi evasori fiscali...  E così, come onestamente ammette la  stessa Direttrice dell’Agenzia,  ci si è trovati davanti a  "padri di famiglia in lacrime e gente disperata", persone che  “di fronte agli accertamenti (...), non sapevano di dover fare la dichiarazione dei redditi” e che "adesso potranno essere avvertiti in tempo reale e incorrere solo in mini-sanzioni” (*).
Come è buona lei, direbbe Fantozzi!   
Quel che dà più fastidio, non è tanto il fatto che la sinistra tassi e perseguiti fiscalmente  i cittadini: in fondo è ideologicamente coerente,  per così dire, fa il suo "dovere",  quanto invece che la destra, dimenticando la lezione di Einaudi, non “de-tassi” e non smetta di  rivaleggiare con la sinistra nell’inseguire il mitologico recupero dell’evasione fiscale per pagare meno tasse tutti…   
Carlo Gambescia


           

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