venerdì 23 ottobre 2015

Il libro delle settimana:  Stefano Anastasia, Manuel Anselmi, Daniela Falcinelli, Populismo penale: una prospettiva italiana, Wolters Kluwer - Cedam, Lavis (TN) 2015, pp. X-122, euro 15,00.


http://shop.wki.it/Cedam/Libri/Populismo_penale_una_prospettiva_italiana_s556111.aspx

Se ci si  passa l'espressione:  una ventata di epistemologia fresca nell’asfittico mondo dell’Accademia.  Non sapremmo come meglio  definire Populismo  penale. Una prospettiva italiana (Wolters Kluwer - Cedam). Ottimo libro  a cura di tre bravi ricercatori dell’Università di Perugia negli ambiti, rispettivamente, della filosofia del diritto, della sociologia politica, del diritto e della criminologia: Stefano Anastasia, Manuel Anselmi, Daniela Falcinelli. 
Procediamo per gradi.
Che cos’è il populismo penale? Lo spiega Manuel Anselmi nella sua  densa  rassegna iniziale (“Populismo e populismi”, pp. 1-19), prendendo spunto da una innovativa, perché euristicamente agguerrita, letteratura  anglofona in argomento. Si veda ad esempio, più in generale, l’eccellente schema, desunto da  Noam Gidron e Bart Bonikowski, Variety of Populism (2013), che riassume  i tre principali approcci allo studio del populismo: come ideologia, come stile politico, come strategia politica (p. 5).
Ma torniamo al nocciolo del libro. Scrive Anselmi: «L’uso strumentale di tematiche legate alla giustizia e al sistema penale da parte dei candidati  nell’ambito delle campagne elettorali ha posto le prime questioni di populismo penale. Molti studi hanno registrato che nonostante i dati statistici indicassero  un decremento dei crimini, i politici  utilizzavano accortamente argomentazioni che incitavano l’opinione pubblica  come se i dati  della criminalità fossero aumentati e ci fosse un rischio di criminalità dilagante», sicché «l’importante non era la realtà della situazione ma la percezione del crimine da parte dell’opinione pubblica. Si stabiliva un effetto di distorsione della realtà sulla base del soddisfacimento di stereotipi e pregiudizi fondati su aspetti irrazionali» (p. 16). Et voilà, in poche fresche e chiare battute,  il populismo penale!
Anselmi, sulla scorta delle analisi di John Pratt (Penal populism, 2007), indica  le tre principali caratteristiche del fenomeno: la glamourizzazione (glamourization), nel senso di una spettacolarizzazione mediatica della dimensione criminale, inesistente negli anni Cinquanta del Novecento; la destatisticalizzazione (destatisticalization), ossia il fatto di ignorare nel dibattito i dati statistici  reali,  per accrescere nell’opinione pubblica la percezione del rischio, da sfruttare elettoralmente; la giustizia riparativa ( restorative and reparative penalties), cioè in luogo del recupero del reo, caposaldo dell’illuminismo giuridico occidentale,  si enfatizza, la natura di riparazione sociale della pena verso la comunità,  nei termini brutali, senza alcuna mediazione sociale, del noi (i buoni: gli onesti) contro loro (i cattivi: i disonesti), punto.    
Della  degenerazione populista del diritto penale e delle auspicabili inversioni di tendenza si occupa Daniela Falcinelli (“Dal diritto penale ‘emozionale’ al diritto penale ‘etico’ “, pp. 21-96). Sulla scorta di studi italiani, in primis i lavori di L. Ferrajoli,  la Falcinelli individua  tre «classici capisaldi» del populismo penale: classismo, nel senso di esclusione, per l’appunto classista, dei potenti a danno della piccola criminalità di strada); pubblica sicurezza invece di sicurezza sociale, ossia sostituzione, indotta a livello di senso comune, dell’idea di  repressione poliziesca a quella di prevenzione in chiave di estensione dei diritti sociali; drammatizzazione dell’insicurezza, come ben dimostrato nel saggio di Anselmi.  Il che, nell'insieme cognitivo,  implicherebbe in prospettiva (perché si tratta di un fenomeno in atto) l’ imbarbarimento dei costumi e il forte rischio - quasi una certezza -  di una involuzione  autoritaria, se non addirittura totalitaria.  Di qui, la necessità, andando oltre la logica dell’emergenza (capace di  privilegiare soltanto la cattiva  risposta esemplare, simbolica, emotiva)  di un  ritorno alla ragione e al  diritto penale mite, eticamente profondo,  filiazione  di un “diritto vivente”,  opera pratica di giudici saggi e prudenti. Anche perché, come giustamente rileva Falcinelli, «la ‘riserva di legge’, nella sua costante ed ‘assoluta’ valenza si fonda del resto proprio sull’ipotesi che siano l’interpretazione e l’applicazione giurisprudenziali le attività capaci di produrre in concreto la certezza storica del diritto: attraverso un autocontrollo di tipo esclusivamente culturale e quindi temporalmente adattabile ed adattato. È il neo-illuminismo del diritto penale, che il giudice riconosce (da ‘bocca della legge’a) ‘custode del diritto’ » (p. 47).
Di smontare -  se ci si perdona la caduta di stile - sul piano statistico  la drammatizzazione populista  dell’ emergenza  penale si occupa  Stefano Anastasia (“Materialità del simbolico. I depositi del populismo penale nel continuum penitenziario”, pp. 97-122). Dati, copiosi e brillantemente commentati,  ai quali rinviamo il lettore. Quel che più  colpisce del suo saggio è l’ accurata  descrizione dell’ involuzione dell’ultimo ventennio: un vero e proprio terremoto a livello di  mentalità, come ad esempio a proposito delle amnistie. Osserva Anastasia: «  Ciò che appare davvero sorprendente, e che dà  senso a quel che accade - sul versante della giustizia penale e del carcere -  in tutto il ventennio è il mutamento nell’opinione pubblica (o in come essa viene rappresentata). Quella stessa società civile che per i primi quarant’anni della storia dell’Italia repubblicana ha tollerato, senza mai farne ragione di scandalo, il governo del sistema penale e penitenziario sulla base dell’uso routinario della clemenza diventato un topos della commedia all’italiana (amnistiato era il Memmo  Carotenuto de  I soliti ignoti così come Marcello Mastroianni di Divorzio all’italiana), avverte ora come intollerabile il ricorso a un simile strumento, mostrando piuttosto una propensione opposta, alla severità  nel giudizio  penale così come nell’esecuzione» (p. 120).  Perché? Secondo Anastasia,  lo stato securitario a tolleranza zero (sulla carta, ovviamente) avrebbe sostituito lo stato sociale, quale strumento di consenso, nell’immaginario collettivo e istituzionale. Per dirla con una battuta: dal tutti per uno, di derivazione socialdemocratica all’ognuno per sé di taglio più liberista che liberale. Con tutte le  distruttive conseguenze atomistiche del caso.      
Al di  là del valore euristico del libro, una ventata di aria fresca, come abbiamo ricordato, un filo rosso non più descrittivo ma  normativo  lo attraversa:  quello  del rischio di veder scomparire sotto i pesanti  colpi del populismo penale, la ragione giuridica, quale  manifestazione alta della nostra civiltà. Timore giustificato e  senza dubbio condivisibile. Tuttavia -   e su questo, se abbiamo capito bene,  dissentiamo dagli autori -  non basterà la riscoperta pura e semplice del patriottismo costituzionale, magari  coadiuvato da abbondanti e non sempre economiche iniezioni di  welfare.  
Certo, l’opera  del giudice saggio e prudente  nell’ambito del diritto vivente e la meritoria missione  della società civile, soprattutto  nelle sue diramazioni volontaristiche e assistenziali, possono essere importanti.  Nessuno lo nega. Però non confideremmo troppo - ci si perdoni lo scivolone "populista", nessuno è perfetto... - nell’opera di voraci  e pigre  burocrazie statali, talvolta autoelettesi perfino a custodi della costituzione, in realtà interessate più a se stesse che al buon funzionamento del sistema (ammessa e non concessa la stessa riformabilità).   
Purtroppo, il grande assente, come  trait d’union  fra  costituzione e società  continua ad essere la politica, che però sembra essere in cerca di scorciatoie.  E il populismo è una di queste. Sicché il cerchio si chiude.  O meglio, ciò significa che si deve ripartire  proprio dalla riforma della politica.  
Ma questa è un’altra storia. 
Carlo Gambescia  

                                          

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