lunedì 25 luglio 2022

A proposito di Calenda

 


Oggi la stampa di destra evoca una “campagna d’odio” prontamente partita che culmina, si dice, nell’ ingiusta accusa di fascismo, o comunque di radici, eccetera, eccetera (*).

Sull’altro fronte invece, Letta dichiara la sua distanza dalla sinistra disarticolata e confusionaria dell’ area grillina. Il “Foglio”, illustra invece le virtù di un centro(-sinistra) moderato, schierato però contro il fronte populista. Diciamo che il punto di riferimento di Cerasa e Ferrara sembra essere Carlo Calenda. Un riformista, un moderato si dice, capace di condizionare Letta.

Il punto è, come però?

Cosa significa essere moderati ? In primo luogo, saper tenere la stessa distanza politica dalla destra e dalla sinistra. Il problema però è che sul piano programmatico, la destra e la sinistra, a parte la differenza sulla questione dei diritti civili, dicono le stesse cose.

Per capirsi: welfare e politiche della spesa pubblica non si toccano, né a destra né a sinistra. L’unica differenza è data dal fatto che la sinistra  estende il welfare  agli immigrati mentre la destra passa la mano. Per non parlare della comune monomania per la transizione ecologica come dell’altrettanto comune ipnosi verso i miliardi del Pnrr Italia: puro assistenzialismo economico che si illude di ricreare a tavolino, con un colpo di bacchetta magica pubblica, i flussi privati  della domanda e dell’offerta.

Ecco, un centro politico, una forza moderata, per differenziarsi dovrebbe parlare un altro verbo, diciamo liberale: meno welfare, meno spesa pubblica. Più libera iniziativa. Non l’attesa messianica del cargo-cult dello stato sociale europeo. Ferma però restando, la difesa dei diritti civili, rivista però in termini di depenalizzazioni, delegificazioni, antiproibizionismo.

Come il lettore avrà intuito un centro politico di questo tipo, non sarebbe più centro: si potrebbe parlare scherzosamente di estremismo di centro. Perché toccare la spesa pubblica in Italia è un atto rivoluzionario.L’esatto opposto di un approccio moderato.

Ora, la cosa buffa è che Calenda, che come dicevamo è il beniamino del “Foglio”, giornale autonominatosi portavoce dei moderati, resta un sostenitore di politiche interventiste. In sintesi, per Calenda, lo stato continua a rimanere la soluzione, non il problema.

È verissimo che con la destra al potere i diritti civili farebbero un passo indietro. Però è altrettanto vero, che se vincesse la sinistra “moderata” o “riformista”, come si dice, alla Calenda, magari alleata a quella di Letta, nulla muterebbe dal punto di vista dello statalismo welfarista.

Come scrivevano ieri, le politiche di redistribuzione corporativa proseguirebbero come prima, magari con qualche lieve taglio, ma all’interno degli stessi quadri cognitivi, quindi  immutati, nel senso dell’approccio conoscitivo alla realtà: prima lo stato poi l’individuo (semplificando).

Si dirà: ma allora i diritti civili? Non sono una grande conquista? Certo, però, anche in tale ambito, come in quello in economico, la sinistra, inclusi i riformisti, legifera troppo: il diritto pubblico tende a prevalere sul diritto privato. E invece si dovrebbe delegificare. Tradotto: si può fare tutto ciò che non è espressamente proibito dalla legge. Di qui la necessità però di depenalizzare, depenalizzare, depenalizzare… Così si promuove l’individuo, lasciandolo libero di scegliere. Senza patteggiare con  quei gruppi sociali che pretendono di rappresentarlo, gli uni contro gli altri armati,  pronti a regolamentare tutto, via leggi dello stato, evocando, direttamente o meno, a difesa della regolamentazione, quel pericoloso “costringere gli uomini a essere liberi”.

Come si può capire, serve un cambio cognitivo. Se ci si passa l’espressione una rivoluzione di centro. Non si dimentichi infine che oggi, per ragioni di spazio, abbiamo lasciato fuori la questione della politica estera, pure fondamentale. Sul punto rinviamo all’articolo di ieri (**).

Ora, Calenda si muove su questa lunghezza d’onda? Non crediamo. Certo, se la si mette sul turarsi il naso eccetera, eccetera, come già sta accadendo, tra Letta e Calenda da una parte, e Salvini, Meloni, Tajani dall’altra, non si può non votare per i primi.

Però, che tristezza…

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.giornalone.it/ .
(**) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/la-solitudine-dellelettore-atlantista/ .

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