venerdì 22 luglio 2022

Il fatalismo siciliano di Sergio Mattarella

 


Ma è normale votare il 25 settembre? Presentare le liste entro Ferragosto? E fare campagna elettorale con gli italiani al mare, sui monti, in viaggio all’estero? Perché tutta questa fretta?

Chi scrive, senza voler fare inutile dietrologia o cattiva psicologia, scorge nel repentino scioglimento delle Camere da parte di Mattarella il cupio dissolvi, per parlare difficile, dell’inabissamento democristiano tra il 1994 e il 1995.

Anche all’epoca, stando al diario politico di Gabriele De Rosa, Mattarella, esponente di spicco della sinistra democristiana insieme a Rosy Bindi, fece di tutto per rompere con il centro e con la destra democristiana, addirittura irridendo il “Colonnello Buttigliones”. Per consegnare alla sinistra, ciò che restava, dopo il disfacimento, della Dc. Certo, operazione uguale e contraria a quella dei democristiani conservatori e moderati che invece passarono con Berlusconi.

Crediamo vi sia in Mattarella, come nel 1994, dopo la vittoria del Cavaliere, il desiderio che l’Italia sconti il suo peccato di lesa maestà cattoliberalsocialista, finendo sotto gli artigli della peggiore destra. In una parola, fatalismo siciliano. Autodistruttivo.

Per inciso, Salvini ieri sera intervistato dal Tg1, nel suo studio, attorniato da effigi pseudo religiose alle pareti, sembrava il Mago Otelma. Questo fanatico religioso, tra due mesi potrebbe essere il nuovo Ministro dell’Interno.

Altrimenti quale altro disegno potrebbe esservi? Renzi, che ama la rissa, e forse ha capito tutto, e vuole trascinare al voto l’elettore di sinistra, parla delle prossime elezioni come di uno scontro epico tra l’Area Draghi e l’Area Putin. Inciso: il voto in costume alle politiche non ha precedenti nella storia della Repubblica, la Dc, inventò proprio il concetto di governo balneare come contraccettivo a un distratto voto settembrino. Si voleva all’epoca l’elettore bello concentrato. Si noti, su questo scoop, l’assordante silenzio dei media.

Il Renzi revivalista in parte ha ragione. In particolare per la politica estera. Infatti, in caso di vittoria della destra, il rischio di un grave rovesciamento delle alleanze è fortissimo. Berlusconi è amico personale di Putin, che, stando alla leggenda, conoscendone i gusti, regalò un lettone al Cavaliere. Salvini non ha mai nascosto le sue simpatie per Mosca e sui rapporti economici con il Cremlino tuttora indaga la magistratura. Giorgia Meloni, con un passato da giovanissima missina,  è anticapitalista e antioccidentalista fino alla cima dei capelli.

Ma, al di là della politica estera, l’Area Draghi, in termini di risultati che cosa può esibire? Certo, gli stessi media, che non hanno aperto bocca sul voto in costume, parlano del governo Draghi come del governo dei miracoli. Mitologie.

Alcuni dati significativi, a cominciare da quel cattivo funzionamento del Parlamento di cui parlavamo ieri (*).

In primo luogo, il governo Draghi, malgrado l’ampia maggioranza ha posto la questione di fiducia in 55 occasioni. Nelle ultime tre legislature, soltanto l’esecutivo a guida Renzi, durato però 33 mesi, ha fatto un uso maggiore del ricorso alla fiducia (66). Il che non è certamente un fatto di cui gloriarsi: in questo modo si aggirano le prerogative del parlamento, massimo organo rappresentativo del paese.

In secondo luogo, sempre a proposito del ruolo del Parlamento nel periodo compreso tra il 13 febbraio 2021 e il 15 luglio 2022 si può osservare che circa l’80 per cento delle leggi approvate sono di iniziativa governativa. Un dato più o meno in linea con il governo Conte II (85,3 per cento ), e il governo Letta (83,3%). Insomma, l’iniziativa parlamentare come valore puramente residuale. Anche per Draghi, come per Conte e Letta, vale il principio antiparlamentare delle otto leggi su dieci a titolo governativo (**).

Quanto ai dati su Pil e debito pubblico mancano ancora i definitivi. Tuttavia, l’ Italia affronta questa nuova fase in condizioni particolarmente critiche sul fronte del debito pubblico: a marzo 2022 il debito delle Amministrazioni pubbliche è salito a 2.755 miliardi di euro, pari al 152,6% del Pil (***). Per capirsi, come se in una famiglia media i debiti fossero superiori di una volta e mezzo le entrate.

Inoltre i dati congiunturali sulla produzione e sui consumi, stando alla Nota mensile Istat (maggio-giugno 2022), non registrano miglioramenti. Anzi, come vi si legge: “Le prospettive di crescita per i prossimi mesi appaiono condizionate negativamente dal proseguimento della fase inflattiva, dal deterioramento del saldo della bilancia commerciale e dalla caduta della fiducia delle famiglie” (****).

Insomma, l’Area Draghi, può presentare scarni risultati sia sul piano istituzionale (antiparlamentarismo), sia economico (flop generalizzato). Il Draghi, pompato dai media, anche di destra, ricorda, un pupazzo gadget della Galbani anni Sessanta: un certo “Ercolino sempre in piedi”. Ma non per meriti propri. Un pupazzo fortunato, diciamo. Magari un poco invecchiato. Siamo irriverenti? Ercolino era anche simpatico. Draghi meno. Quindi il nostro è quasi un complimento.

Invece, la destra, l’Area Putin, secondo la definizione di Renzi, può promettere mari e monti, in primis, la fine della guerra in Ucraina, però sulla base di un pacifismo filorusso e del pregiudizio antioccidentale.

Cosa volete che importi dell’Italia a un fatalista siciliano e al nostro “Ercolino sempre in piedi” di casa al Mit…

Che malinconia.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/draghi-e-il-parlamento-esautorato/ .
(**) Per questi dati si veda qui: https://www.openpolis.it/lattivita-del-governo-draghi-in-numeri/ .
(***) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2022/05/16/debito-pubblico-sale-a-2.755-miliardi-a-marzo-19-mld_81a2bba5-b743-4fcb-aecc-c45e934ed075.html .
(****) Qui: https://www.istat.it/it/files//2022/07/notamensile-maggio-giugno-2022.pdf .

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