giovedì 14 luglio 2022

Giorgia Meloni? “Chiagne e fotte”

 


Il problema non è Conte, che, sottraendosi al voto, ricerca visibilità per un partito, il M5s, che si sta spegnendo da solo. E neppure Draghi, che fingendosi duro, tenta, in qualche modo, di restare a galla.

Il vero problema è rappresentato dall’assenza di un’opposizione responsabile, capace di qualificarsi come seria forza di governo.

Non parliamo della Lega che appoggia Draghi e neppure di quel reperto archeologico chiamato Forza Italia, ma di Fratelli d’Italia, che si fregia di essere l’unica vera forza di opposizione, perché, come Giorgia Meloni non si stanca di ripetere, “primo partito d’Italia ”.

Lasciamo stare i sondaggi, che in effetti confermano. In realtà non basta essere i più votati. Per restare nell’ambito della destra, Berlusconi nel 2001 stravinse. Conseguì un numero di seggi in Parlamento che avrebbe consentito, per dirla alla buona, di rivoltare l’Italia come un calzino. Fare le famose riforme liberali. E invece non fece un bel nulla. Venne introdotto il divieto di fumare nei locali pubblici.

Per tornare a Giorgia Meloni, qual è stata la sua reazione allo strappo di Conte?  Si legga qui:

«Guerra, pandemia, inflazione, povertà crescente, caro bollette, aumento del costo delle materie prime, rischi sull’approvvigionamento energetico, crisi alimentare. E il governo dei “migliori” è immobile, alle prese con i giochi di palazzo di questo o quel partito. Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito!» (*).

Questo tono apocalittico è compatibile dal punto di vista dello stile e dei programmi con una forza politica di destra, che stando ai sondaggi, si prepara a governare l’Italia?

Le questioni elencate, con toni biblici, sono tali, che servirebbe un nuove Mosè in diretto contatto con dio e relative nuove tavole della legge. Insomma, siamo sul piano quasi mitico dei grandi legislatori: Licurgo, Solone, Dracone e Giorgia Meloni.

In realtà, per restare in Grecia (antica), si tratta solo di purissima demagogia, Aristotele docet: si lusinga il popolo, lo si adula per guadagnarne, ingannandolo, il consenso.

Detto altrimenti: si fanno promesse che non si possono mantenere, perché economicamente irrealizzabili. O ancora meglio, come nel caso di Giorgia Meloni, si dipinge a tinte fosche la situazione politica, economica e sociale, per presentarsi come i salvatori della patria.

Ora è vero che la situazione generale non è tra le migliori. Tuttavia, al momento, gli italiani pianificano le vacanze o già sono andati. Questo dicono, statistiche, sondaggi e interviste. Inoltre, sono tornati i turisti: l’Italia è di nuovo una meta ambita. Si chiama voglia di normalità. Non di finti profeti biblici.

Tuttavia il quadro economico rivela che imprese e investitori, proprio perché bisognosi di normalità, restano alla finestra. Il che significa che quanto più si evoca l’apocalisse, tanto più l’economia ristagna.

L’Italia, ripetiamo, ha bisogno di normalità. E di conseguenza di una destra normale, liberale, che “lasci fare, lasci passare”, non di personaggi, come Giorgia Meloni, che predicano la fine del mondo per andare a Palazzo Chigi.

In questo modo, tra l’altro, si fa il gioco di un governo, che prima con Conte e dopo con Draghi, si nutre di una specie di logica dell’emergenza, come gestione di una anormalità politica e sociale che sembra non finire mai.

Insomma, Giorgia Meloni, sembra non cambiare mai: ripete a pappagallo il copione recitato durante l’epidemia, pardon pandemia, ossia di chiedere, in un pazzesco gioco al rialzo con il governo, provvedimenti ancora più duri e costosi, dal punto di vista dei diritti di libertà e della spesa pubblica.

Ad esempio a proposito dell’energia, una destra liberale, cosa che non è il partito meloniano,  dovrebbe decisamente puntare sul rilancio della costruzione di centrali nucleari. Roba da primi cento giorni di un governo di destra,

Cioè finalizzare eventuali sacrifici a un grande progetto, da impostare subito, capace di rendere l’Italia indipendente dal punto di vista energetico. Una volta per sempre. Altro che le chiacchiere sui mulini a vento.

E invece Giorgia Meloni, come dicono a Napoli (pardon), “chiagne e fotte”.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/07/13/governo-occhi-puntati-sul-senato.-telefonata-draghi-conte_a1c4bc55-2cdc-4f51-a0b0-5a9ab6610682.html .


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