lunedì 3 gennaio 2022

Quirinale. Berlusconi vs Bindi. Il “passato che non passa”

 


Non è possibile. Sembra di essere tornati agli anni Duemila. Quando l’onorevole Bindi, appena tornata a casa dalla Santa Messa, dichiarò che Berlusconi aveva meritato la statuina del Duomo tiratagli in piena faccia. E per contro il Cavaliere, da “gran signore”, ironizzava, un giorno sì e l’altro pure, sull’aspetto fisico della passionaria democristiana.

Probabilmente, per il Quirinale, Berlusconi e Bindi sono candidati di bandiera, o civetta se si preferisce. Tuttavia il solo proporli sembra indicare che il “passato” populista (Berlusconi) e giustizialista (Bindi) sia ben  lontano dall'essere  “passato”.

Cosa succede? Che invece di ricominciare da zero, mettendo una bella pietra sulla guerra civile degli ultimi decenni tra destra nostalgica e affarista e sinistra statalista e illiberale, culminata nelle ammucchiate politiche giallo-verde, giallo-rossa, prolungatesi nella maggioranza covidizzata-draghizzata, giallo-verde-rossa, si evocano due figure, Berlusconi e Bindi, emblematiche del peggiore modo di fare politica. Una pessima politica, che ha tramutato l’Italia in una nazione di faziosi, assistiti e irresponsabili.

Del resto, non è facile fare il nome di un candidato normale, realmente al di sopra delle parti, soprattutto capace di evitare, andando oltre i languori di Mattarella, i luoghi comuni catto-socialisti, da soffietto del peronista papa Francesco, per dirla tutta. Manca un vero candidato liberale. Né populista, né statalista, né, peggio ancora, giustizialista.

Questi i desiderata… Ma i fatti, invece, dove portano?

Il mondo dello spettacolo, sempre affamato di finanziamenti pubblici, è nelle mani della sinistra. Di quello della politica abbiamo già detto. La cultura, oltre a non offrire figure di statura internazionale, ovviamente non di sinistra, perché sarebbe fin troppo facile, resta legata, come terreno di scontro, alla dicotomia simbolica Berlusconi/Bindi. Quanto alla destra politica, culturale, artistica, eccetera, è semplicemente impresentabile. Da vergognarsi.

Un tecnico allora? Ma puro, non un liberal-socialista, come Draghi, altra faccia, della medaglia catto-socialista. La cui nomina, tra l’altro, aprirebbe la porta ad elezioni in cui scegliere tra Letta e Conte da un parte, Salvini, Meloni e reduci berlusconiani dall’altra non può che essere fonte di grave imbarazzo per ogni individuo raziocinante.

Dicevamo del tecnico. Dove trovarlo? Banca d’Italia? Fondazioni economiche? Università? Corte Costituzionale?

Il punto è che, al di là del dettato costituzionale, il potere di fatto, del Quirinale, sul piano dell’influenza e talvolta del condizionamento delle scelte politiche, resta notevole. Pertanto, al di là della retorica sulla terzietà, esistono solo due tipi di candidati politicamente affidabili: o la nullità, pomposa o meno, che si lascia teleguidare, o il candidato, diciamo sveglio, ma di compromesso, apparente o meno.

Saltando la Prima Repubblica che si reggeva sul precario equilibrio politico della Guerra Fredda, la Seconda ha visto soprattutto il candidato di compromesso ma sbilanciato a sinistra: Scalfaro, Ciampi, Napolitano, Mattarella. Il che spiega, perché il prolungamento della presidenza Mattarella piace in particolare alla sinistra.

Fermo restando che sotto questo profilo Rosy Bindi sarebbe “troppo” a sinistra. Mentre un Prodi, lo sarebbe di meno. Però, anche Prodi, appartiene, come la Bindi al “passato che non passa”. Per contro, anche la destra, oltre alla natura impresentabile di un candidato come Berlusconi, può opporre figure di compromesso, più sbilanciate a destra però, come i professori Pera e Martino, che tuttavia rinviano, anch’essi ( Martino di meno), ai turbolenti anni berlusconiani e antiberlusconiani. Quindi, di nuovo, ecco qui, il “passato che non passa”.

Quindi cosa faranno i partiti? Resteranno ancorati al “passato che non passa”? Oppure no?

Probabilmente la scelta, pur all’interno di un quadro di compromesso, probabilmente sbilanciato a sinistra (ma non troppo), convergerà su un candidato, forse donna, non troppo legato però ai turbolenti decenni del Cavaliere. Così, tanto per salvare la faccia. Tecnico quindi, ma non troppo, o comunque non del tutto, perché affidabile dal punto di vista dell’apparato istituzionale, ancora saldamente nelle mani del centrosinistra.

Chi però? Lo si potrebbe trovare negli ambienti della Corte Costituzionale e dintorni… Realisticamente, si può pensare a una specie di Mattarella in gonnella. In sintesi: un  candidato-tecnico, di compromesso, sbilanciato a sinistra. Questo, piaccia o meno,  potrebbe passare il convento...

Con un postilla: se non lo si dovesse trovare, per varie ragioni (la prima si potrebbe chiamare Renzi), Mattarella, classe 1941, volente o nolente, rischia di restare al suo posto per un anno, due o forse più, perché in fondo “giovane. Napolitano era del 1925… Venne rieletto nel 2013 a quasi 88 anni…

Carlo Gambescia

Nessun commento: