sabato 22 gennaio 2022

Cile. La difficile sfida di Boric

 


Il governo di Gabriel Boric varato ieri, “viernes”, 24 ministri, 14 donne, sceglierà un percorso socialdemocratico o di sinistra radicale?

La mappa dei ministri pone qualche punto interrogativo. All’economia, dicastero importantissimo, è andato un tecnico, con precedenti esperienze di governo, conosciuto e apprezzato all’estero, Mario Marcel. Diciamo un moderato, elegante negli abiti e nei toni, ma di centrosinistra come idee. Il governo però include anche ministri (6 in tutto) esplicitamente di sinistra, su posizioni socialiste, radicali e filocomuniste.

Va ricordato che in Parlamento “Apruebo Dignidad”, la formazione di cui è leader Boric, dipende da una più ampia maggioranza, il “Frente amplio”, che ha vinto le elezioni di dicembre, di cui i comunisti fanno parte, seppure alleati con altri partiti e partitini di sinistra, altrettanto riottosi.

Il che però spiega la presenza della sinistra meno docile nel suo governo, anche se non esplicitamente comunista. o almeno così pare. Si tratta di allargare la base politica che dovrà gestire la riscrizione, in atto, della Costituzione, e il successivo referendum. Missione delicata.

Ma anche di favorire l’ attuazione di altre riforme nell’ambito della sicurezza sociale, delle pensioni e dell’istruzione.

Sicché la dipendenza politica dalla sinistra radicale rappresenta una prima somiglianza, per quanto concettualmente rozza, con il governo di Salvator Allende, ostaggio, anch’esso, dei voti comunisti.

Inoltre va ricordato un fatto dall’enorme valore simbolico. Non parliamo della straripante presenza femminile al governo. Il punto non riguarda il “politicamente corretto”, assai di moda anche Cile, ma l’impoliticamente scorretto dal punto di vista di una auspicabile ricomposizione della memoria cilena, mai ricompostasi del tutto, nonostante siano passati cinquant’anni dal colpo di stato di Pinochet e quaranta dalla dittatura e dalla “Concertación” (1990-2010).

Di cosa parliamo? Della nomina alla Difesa della nipote di Allende, Maya Fernández, biologa e veterinaria, deputata socialista, figlia de Beatriz “Tati” Allende, allora assai vicina politicamente al padre Salvador. È vero che la signora Bachelet, anch’essa socialista, ha preceduto, nel 2004-2006 (governo Lagos), la signora Fernández. Però qui si tratta della nipote del nemico numero uno, a torto o ragione, dei militari. Che ovviamente non sono più quelli di allora. Però…

L’impressione è che Gabriel Boric, trentacinque anni, dottore in legge, ottima conoscenza della lingua inglese, con un passato da studente contestatore e un presente da fin troppo giovane uomo politico,  sfidi il Cile conservatore, o “ultraconservatore”, secondo la superficiale definizione della stampa di sinistra anche europea, ancora ipnotizzata dalle immagine di Salvador Allende con mitra ed elmetto.

Una sfida, perciò, che può finire bene ma anche male. Per Boric e soprattutto per il Cile. Molto dipende, come dicevamo, dalla strada politica, riformista o radicale che sceglierà.

Diciamo che, per ora, la partenza sembra essere in salita.

Carlo Gambescia

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