martedì 25 gennaio 2022

L’Ucraina, Putin e l’attimo fuggente

 


Non è facile prevedere quel che potrà accadere tra Russia e Ucraina. Ma qualche previsione si può fare.

Intanto se ci si passa il linguaggio da “piazzisti” geopolitici, “trattasi” di contenzioso antico che risale al XIII secolo e alle successivi egemonie sull’Ucraina di mongoli, polacchi, russi e comunisti (semplificando).

L’Ucraina è da  sempre terreno di conquista, e in particolare, per i russi. Perché giudicata strategicamente importante dal punto di vista della marcia verso gli Stretti. In direzione del Mediterraneo, verso l’inglobamento panrusso dell’Europa orientale, balcanica e più in generale, storicamente parlando, della sfera appartenuta all’antico Impero Romano d’Oriente. Per capirsi, Bisanzio.

Pura politica di potenza, egemonica: per la Russia l’Ucraina ha sempre costituito un ostacolo geopolitico. Senza ovviamente dimenticare, gli aspetti geoeconomici: un tempo il grano, di cui la Russia zarista fu grande esportatrice, oggi, tra gli altri, il gasdotto russo-ucraino.

In sintesi, tra Russia e Ucraina le cicatrici sono tante e non facilmente rimarginabili. Sotto questo aspetto, comunismo e postcomunismo non rappresentano che il proseguimento di antiche politiche egemoniche che hanno quasi sempre visto l’Ucraina dalla parte dei perdenti.

Come si risolvono le questione egemoniche? Opponendo al nemico una potenza di fuoco superiore. Quindi capace, prima come idea di spaventarlo, poi, se necessario, come fatto, di sconfiggerlo.

Cosa che l’Ucraina da sola non è stata mai in grado di attuare. Di qui, l’importanza di alleati forti: gli ultimi alleati, e per giunta sbagliati e che neppure si ritenevano tali, furono gli eserciti hitleriani.

Al momento dove sono gli alleati forti? L’Europa è latitante, gli Stati Uniti minacciano contromisure economiche, adombrando un possibile intervento militare, che però imporrebbe, per essere credibile come minaccia, massicci trasferimenti, da subito, di truppe e mezzi americani in Europa. In realtà, l’appoggio militare della Nato all’Ucraina, per ora, in termini quantitativi, è semplicemente ridicolo.

A questa politica delle minacce inconcludenti, vanno unite la débâcle afghana degli Stati Uniti e i tentennamenti politici di Biden. Ciò significa che Putin potrebbe essere tentato di risolvere militarmente, invadendo e conquistando l’Ucraina. Secondo gli esperti, la Russia avrebbe le forze necessarie per portare a termine le operazioni di conquista e occupazione, pur incontrando resistenza, al massimo in sette-dieci giorni: una guerra lampo.

Pertanto, non restano che due possibilità, o gli Stati Uniti danno prova di voler fare sul serio, “mobilitando” come si diceva un tempo, oppure abbandonare l’Ucraina al proprio destino.

Nel primo caso, gli Stati Uniti potrebbero impartire un’ istruttiva lezione alla Russia, nel secondo, sarebbe la Russia a impartirla agli Stati Uniti.

A dire il vero, esiste anche una terza via, quella del temporeggiare, sposata dall’Unione europea, che preferisce credere, per nascondere la propria debolezza, che la politica internazionale sia la continuazione del parlamentarismo con gli stessi mezzi. Magari fosse così.

L’ apparente stallo fino a quando potrà durare? Finché farà comodo a Putin. E ovviamente agli americani, che, al momento, pur non ammettendolo pubblicamente, non hanno alcuna voglia di battersi. Sicché perdono tempo in incontri e chiacchiere, come si legge oggi, con “gli alleati europei”. Sotto l’aspetto retorico (ossia “chiacchiere”) rientra anche il tentativo di Macron, brutta copia del generale Charles de Gaulle, di sottoporre a Putin un progetto di “de-escalation”.

Come potrebbe finire allora? Il conflitto tra Russa e Ucraina, come abbiamo detto, dura da secoli. Quanto sta accadendo, potrebbe perciò anche andare avanti per anni, decenni, forse più. Probabilmente, la Russia postcomunista, non si sente più forte come in passato, quindi potrebbe prendere tempo.

Però, il punto è un altro. Quale? Che pur sentendosi debole la Russia potrebbe ritenersi meno debole degli Stati Uniti, soprattutto in termini di compattezza politica, e quindi decidere di attaccare in forze.

Ne consegue che cosa? Che, per minare i ragionamenti egemonici di Putin, la minaccia americana venga percepita dai russi come reale. Il che però, al momento, come spiegato, non sembra possibile.

Perciò, diciamo pure che il destino dell’Ucraina, per ora, è nelle mani di Putin. Che potrebbe cogliere l’attimo fuggente.

Carlo Gambescia

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