mercoledì 12 gennaio 2022

La morte di David Sassoli. Una riflessione politica

 


Non si può non piangere la scomparsa di un uomo di sessantacinque anni, parliamo di David Sassoli, che da anni combatteva stoicamente contro la leucemia (*). Come non si può non condannare il complottismo dei Social, che si nutre delle solite e stupide dietrologie antivacciniste.

Andrebbe invece fatta una seria riflessione politica, priva dei tratti auto-apologetici che, dispiace dirlo, sembra caratterizzare la stampa di sinistra italiana.

Una questione che va oltre lo stesso Sassoli, ottimo giornalista Rai, politicamente di centrosinistra.

Sassoli fu eletto per la prima volta nel 2009 nelle liste del Pd con 467. 967 voti. Per contro, al terzo mandato nel 2019, i voti scesero a 128.533 (**). Nonostante ciò, venne promosso sul campo a Presidente del Parlamento Europeo, per un accordo difensivo del centrosinistra contro possibili candidati populisti. Sassoli sostituì Antonio Tajani, altro giornalista, altro volto noto, ma di centrodestra.

Sul piano politico, la sua presidenza resta distinta da ciò che può essere chiamato l’europeismo verticale. Sassoli, ad esempio, credeva nella possibilità di un welfare centralizzato a livello Ue. Quindi si parla non di un europeismo classico, orizzontale in cui ancora mancava idea di “superstato”, frutto dolciastro di un’ integrazione dall’alto, bensì di un europeismo verticale, accentrato, burocratico, talvolta dai tratti millenaristi.

A proposito dell’ europeismo orizzontale si pensi ad esempio alle idee di Schuman e De Gasperi ma anche a quelle di Simone Veil, primo presidente del Parlamento europeo eletto, tra l’altro in seguito accademica di Francia. Tutti europeisti, ripetiamo, rispettosi, senza esagerazioni nazionaliste, delle prerogative dello stato-nazione. E, cosa fondamentale, attenti a una visione liberale della politica e dell’economia. Un approccio, diciamo, che non avrebbe mai accettato quell’idea di “transizione ecologica”, centralizzata, verticale, cara invece a Sassoli, sostenitore dell’economia viola, ultima versione dell’idea di sviluppo sostenibile.

Ciò significa che il termine di “patriota europeo”, usato oggi da “Repubblica”, si attaglia a Sassoli (***).

Termine, che piaccia o meno, rinvia all’idea di “Europa-Nazione” (tra l’altro, corsi e ricorsi, si tratta di un trito slogan neofascista). Si vagheggia una specie di Superstato. Idea che rimanda al ruolo salvifico dello Stato-Provvidenza, idea propugnata da liberal-socialisti, socialdemocratici, cattolici di sinistra e verdi, sempre pronti, anch’essi, a definirsi patrioti europei.

Sassoli, per dirla in termini giornalistici, ma anche sociologicamente crudi, rifletteva, concettualmente, questo statalismo di sinistra. Che a differenza di quello della destra populista e nazionalista puntava e punta al superamento dei limiti dello Stato-nazione per estendersi fino a confini di un’Europa-nazione. Confini però aperti agli apporti esterni, politici, economici e civili, quindi al multilateralismo, ai processi migratori e alla “multiculturizzazione”.

Un progetto, caro al centrosinistra italiano ed europeo, che però implica la larghissima estensione politica, economica e fiscale dei poteri dell’Unione Europea in chiave di Superstato.  Ovviamente, il tutto in tempi lunghi, sulla base di opzioni volontarie e con quella discrezione politica, attenta alla mediazione, che aveva brillantemente caratterizzato la biografia politica e giornalistica di Sassoli.

Però, il vero punto della questione è che l’europeismo verticale, anche se felpato, resta sempre tale. Certo, si trattava e si tratta di fronteggiare il rozzo antieuropeismo delle destre non solo populiste.

Tuttavia – qui la nostra riflessione politica – la questione non può essere risolta opponendo il welfarismo europeo delle sinistre, aperto a tutti, al welfarismo nazionalista delle destre solo per cittadini di razza bianca: lo statalismo di ogni colore politico, universalista o particolarista che sia, resta comunque tale. Insomma, non si fuoriesce dall’ideologia welfarista. Qui, il  vero punto politico, ripetiamo.

Andrebbe invece accuratamente ricercata una specie di terza via, liberale, antiburocratica, antiverticista, antiwelfarista, ma altrettanto lontana da qualsiasi forma di razzismo, populismo e nazionalismo, pardon sovranismo.

Come però? Come recuperare l’europeismo orizzontale delle origini? Dei Trattati di Roma? Di una Comunità Europea, liberale (non liberalsocialista), snella, non burocratizzata? Come evitare in futuro il consolidamento  di un opprimente superstato europeo? Insomma, come contrastare il verticalismo, senza per questo ricadere nel nazionalismo populista? Che, si badi bene, tutto è, eccetto che orizzontale, perché, sebbene si nascondano dietro la furba retorica sovranista, le destre guardano, volenti o nolenti, all’ Europa anarchica e militarizzata degli anni Venti e Trenta del Novecento. Per inciso, a proposito delle destre, si potrebbe parlare di un pericoloso orizzontalismo poverizzato…

Ecco la vera sfida politica del futuro. Che spiace dirlo, soprattutto nel momento della sua scomparsa, Sassoli non aveva compreso, politicamente compreso.

Quanto all’uomo, non possiamo non essere, e sentitamente, vicini al dolore della Famiglia.

Che la terra gli sia lieve.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.today.it/media/tv/david-sassoli-malattia-mieloma-cos-e.html  .

(**) Si veda ad vocem la pagina Wiki.

 (***) Qui: https://www.giornalone.it/prima-pagina-la-repubblica/

 

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