martedì 10 marzo 2020

Coronavirus
Golpe Arancione


Per quale ragione golpe arancione?  Perché è il colore usato, più soft rispetto al rosso, dal Governo populista di Conte  nel  Dpcm di ieri, per indicare sulla carta un’Italia murata in casa e consegnata, ancora viva,  alle autorità mediche e di polizia.  Che, ovviamente, non possono non usare strumenti di contenimento e repressione sociale, inevitabilmente rozzi, come  in tutte le dinamiche sociali, soprattutto quanto più ci  si avvicina  al grado zero della socialità (come nel caso di guerre, rivoluzioni, epidemie).   Spesso molti -   il che fa sorridere amaramente il sociologo  - non distinguono tra la raffinatezza del pensiero umano e  la natura rudimentale, addirittura rozza  delle azioni sociali. Non esiste né mai esisterà  una  rispondenza tra teoria e pratica:  in ogni  percorso sociale  c’è sempre il pericolo del  soldato con la baionetta innestata davanti al forno del pane.  Quindi prima di pigiare  sul pedale  del panico sociale si dovrebbe sempre riflettere.

Inoltre, la rivolta in atto  delle prigioni conferma una volta di più, che la libertà è apprezzata solo da coloro che l’hanno perduta (al momento non importa come).  Per contro,  la passività degli italiani, per ora a piede libero, ma agli arresti domiciliari, fa veramente paura.
Ma angoscia  ancora di più, chiunque ami la libertà, e preferisca morire da filosofo piuttosto che da servo, il rapidissimo  processo di involuzione politica, che non ha precedenti nella storia della Repubblica: in pochi giorni sono state varate, senza alcun voto del Parlamento,  misure gravemente lesive della libertà.  Non accadeva  dalle "leggi fascistissime" del 1925-1926.  E cosa ancora più avvilente nel silenzio totale  di liberali e libertari. Il silenzio dei Radicali italiani al riguardo  è una pietra tombale su una tradizione di pensiero e lotte politiche  che  questa mattina sembra sparita nel nulla.
Molti  penseranno  che sono un pazzo, un incosciente, un egoista che non si preoccupa della salute dei cittadini... Due osservazioni
La prima. Non ritengo, come  ho scritto più volte,  che si sia di fronte a una epidemia, anzi pandemia, così pericolosa da richiedere misure politiche di una tale gravità, dannosissime, tra l’altro, per l’economia, già gravemente compromessa da due governi populisti,  l’uno peggiore dell’altro, segnati entrambi  da gravissime pulsioni autoritarie (per inciso la destra avrebbe imposto misure ancora più dure). E di conseguenza mi oppongo. Anche perché, come ho accennato, nello sventurato caso, preferisco  morire da filosofo, non da servo. Attenzione,  non  nego come  il Don Ferrante manzoniano l’ esistenza  dell’epidemia,   temo invece le conseguenze politiche e sociali per la nostra libertà di decisioni prese sull'onda dell'emotività.       

La seconda, non sono un complottista: non credo alle fantasiose ricostruzioni in circolazione sulle origini “occulte”   del Coronavirus, che qui non riassumo, ma che ritengo  prive di qualsiasi fondamento cognitivo e realistico. Quindi i complottisti sono avvisati. Stiano alla larga dal sottoscritto.
Da sociologo ho invece evidenziato i pericoli di un’epidemia psichica da panico collettivo, la cui crescente diffusione, come regolarmente avvenuto, ha comportato un giro di vite politico, reso ancora più grave  dalle imprudenze di un governo populista, totalmente impolitico. Ben rappresentato dalla figura di Giuseppe Conte, un anonimo professore universitario, incapace di andare oltre il paternalismo prefettizio e il positivismo giuridico.
L’ora è buia.


Carlo Gambescia