sabato 21 marzo 2020

Coronavirus e  finti "tecnici"
L’economia  à la carte del professor Monti

Quando si leggono certe interviste, sorge spontanea una domanda (almeno nell’individuo sapiens): le regole  dell’ economia  valgono sempre  oppure no?  Per il professor Monti non sembra  sia così.
Si legga l’intervista apparsa su “Avvenire” qualche giorno fa (*). Cosa  risponde  il padre dell’austerità?

«Il punto è: vogliamo che le banche decidano sempre e comunque in linea con quanto i mercati si aspettano da loro? La mia risposta è no: agendo così un banchiere centrale si rende popolare, viene considerato un mago […]. Le dico ancora: vogliamo che sempre e comunque “coprano” o mascherino il più possibile, tenendo bassissimi i tassi e ingente la liquidità, i danni recati da governi che spesso, per non essere impopolari, lasciano correre il disavanzo pubblico anche negli anni buoni e non affrontano le riforme che renderebbero le loro economie più produttive e più eque ? La mia risposta è no. Rispondere sì vorrebbe dire auspicare il trapianto, oggi in Europa, di un modello simile a quello vigente in Italia prima del 'divorzio' che nel 1981 liberò la Banca d’Italia dall’obbligo di assicurare sempre l’assorbimento dei titoli di Stato. Quando la banca centrale rivolgeva alla politica e alle parti sociali solenni ammonimenti; ma poi, quando questi non venivano osservati, e cioè quasi sempre, chinava il capo e li finanziava a pie’ di lista» (*).

Si rifletta  su questo punto: “In linea con i mercati”. Non è esatto, il linea con  welfaristi e politici corrotti,  che vogliono mettere le mani sul denaro  per usarlo  a fini di consenso politico, o se si preferisce voto di scambio.  Di qui, il ricatto ai banchieri centrali. Del quale Monti però sembra  avvedersi ( “agendo così un banchiere centrale si rende popolare”).  
Monti, tuttavia, da fine economista, come lo si definisce, sembra ignorare che, per la teoria economica, il  mercato scorge nel denaro, in quanto tale, un bene come un altro, con un suo prezzo, che sfugge a qualsiasi forma di  regolamentazione,  perfino delle  Banche Centrali, perché il denaro ubbidisce  solo alla legge della domanda e dell’offerta. La funzione  delle Banche Centrali non può che essere notarile. Non attivistica, in un senso come nell’altro (restrittivo o propulsivo).  Monti confonde (o fa finta di), il mercato delle regole economiche  con il  mercato drogato e malato di  politica, la peggiore, quella che compra i voti con la spesa pubblica.

A questo proposito,  oggi sul  “Corriere della Sera” il “professore”,  spezza  un lancia in favore  degli  Eurobond, ossia dell’emissione di titoli  pubblici europei  per finanziare quella stessa politica del denaro facile, criticata  nell’intervista al quotidiano”Avvenire”.
Non è sempre denaro facile?  Come per le manovre sui tassi?  No, perché secondo Monti l’emissione  dei titoli pubblici europei ( ma anche italiani:  su "Avvenire" si accenna  a possibili  “bond salute” italiani) sarebbe per una  buona causa…
Anche i titoli pubblici in qualche misura sono denaro che si presta allo stato, che poi ne fa l’uso che vuole, a prescindere dal titolo formale del prestito. Denaro, che secondo Monti, lo Stato  dovrebbe però  usare  con parsimonia o per scopi nobili.  
La buona causa in economia è quella rappresentata dalla legge della domanda e dell’offerta. Tutto quello che  si discosta da essa è politica che giustifica cause nobili o meno nobili, ma che con l’economia non ha  nulla a che vedere.  
Il che spiega la facilità con la quale  il professor Monti, come una specie di  redivivo Leopoldo Fregoli, possa prima indossare  gli abiti  del teorico del bilancio in pareggio e poi quello dello  sponsor della spesa pubblica prossima ventura.
Altro che demonizzato grigiocrate...  Monti  non è un economista, né un tecnico, ragiona e si comporta da politico, per alcuni con simpatie a sinistra. In realtà, le sue tesi welfariste sui titoli potrebbero  non dispiacere neppure  a  destra, dal momento che in  Italia, destra e sinistra  fanno da sempre del loro meglio per ignorare le leggi di mercato. 
Insomma,  l’economia à la carte piace a tutti i partiti.  E gli "economisti" si adeguano...

Carlo Gambescia