martedì 3 marzo 2020

Il  titolo di "Avvenire"
Giusto,  serve un vaccino per  il virus, ben più grave, del razzismo… Ma quale? 

Non  condividiamo  la linea editoriale  di  “Avvenire”, viziata da certo antiliberalismo ottocentesco, ma la prima pagina odierna merita tutta la nostra attenzione.  Per quale ragione?
In primo luogo, perché  differisce, e per lodevoli motivi, dal resto delle altre aperture. Infatti anche oggi tutti i quotidiani continuano a martellare i lettori, spargendo allarmismo in quantità industriali, sull'epidemia di Coronavirus. 
In secondo luogo, perché  il vero problema europeo, nell’anno di  grazia 2020, non è il virus COVID-19, fortemente "mediatizzato", ma l’atteggiamento virale, come vedremo,  che  larga parte dei partiti politici europei non di destra, perfino democristiani, sembra avere assunto  nei riguardi - si faccia attenzione -  non solo della questione migratoria in quanto tale, ma addirittura delle più elementari regole di accoglienza umanitaria.  Le bastonate  inferte a chi fugge da una guerra, come mostrano le foto, indicano, che non c’è più pietà, ne ragione umanitaria, neppure per coloro che chiedono, e giustamente, asilo politico.
Perché accade questo? Per una triste ragione. La grande scelta welfarista del dopoguerra, di matrice cattolica, socialista e liberal-socialista,  ha tradotto le politiche economiche governative in costose fabbriche del consenso politico.  Il welfare come strumento di consenso, ecco il punto fondamentale della questione.  Quindi la risposta è semplicissima. I rifugiati siriani non votano e quindi non hanno diritto ad alcun aiuto.  A questo utilitarismo welfarista (altro che sincera compassione...),   fondato sul peloso  do ut des  governo-cittadino ( che include massicciamente l'uso ad hoc delle istituzioni statali),  si affianca la recezione da parte della classe politica (semplificando) catto-socialista,  sempre a scopi elettorali, delle tesi razziste delle destre europee.  Una politica - si ritiene -  capace di assorbire le tesi dell'avversario populista e sovranista.  Che però  si traduce, per fare solo alcuni esempi,  nel dichiarato appoggio dell’Ue alla  Grecia  a proposito del  contenimento dei “nemici” alle frontiere e  nella costosa cambiale in bianco firmata a Erdogan,  promosso  sul campo, a fior di euro, in  poco affidabile secondino del welfarismo europeo.

Curiosamente, l’utilitarismo catto-socialista mostra anche una certa coerenza politica  quando si batte per il  cosiddetto voto agli immigrati regolari.  Nel senso  che il voto rientra nel grande gioco del do ut des welfarista. Quindi dal punto di vista del consenso il cerchio si chiude.
Di qui però,  la ovvia e triviale opposizione delle destre razziste che, come noto,  non vogliono condividere il welfare con chiunque abbia sangue straniero nelle vene. Una posizione politica, quella delle destre,  che riconduce direttamente al Terzo Reich, che come è noto,  resta  un esempio classico   di stato sociale  -  quasi  a livello di Dna culturale  - che si protrae fino alle ultime inevitabili  e terribili conseguenze.  
Probabilmente la radice del male - insomma, delle bastonate nella foto -   è nel welfare  che ottunde il senso di responsabilità degli individui  e ne alimenta gli egoismi, favorendo il razzismo delle destre e il welfarismo peloso delle sinistre.
Di qui però, la contraddizione  del mondo cattolico, politico e giornalistico, che giustamente, come oggi  su “Avvenire”, richiama la necessità, anzi diremmo il dovere,  di accogliere i rifugiati politici. Ma che al tempo stesso, premendo, quasi ogni giorno, sull’acceleratore sociale del welfare, moltiplica le tendenze egoistiche del cittadino welfarizzato, favorendo per reazione  le campagne politiche della destra che invece evoca un welfare per i soli italiani, welfare  da difendere anche a bastonate.

Si avvedono i cattolici della contraddizione?  Riteniamo di no.  Purtroppo la visione paternalista, se  non patriarcale, dello stato da parte del cattolicesimo, impedisce un ripensamento  radicale del welfare.  Ecco il vero vaccino.
La cosa curiosa è che  si attacca il mercato, che invece è per la  libera  circolazione degli uomini a prescindere dal colore del pelle,  per difendere  una visione puramente economicista dello stato, e per ricaduta, della famiglia, ridotta al rango di impresa a partecipazione statale. 
Pertanto, fa bene “Avvenire”  a mettere in prima pagina le foto di  quelle povere persone malmenate che fuggono dalla guerra.  Ma fa male a incoraggiare il welfarismo che non è assolutamente un buon vaccino per curare razzismo e intolleranza.      
Il welfarismo, piaccia o meno,   non è  che il proseguimento dell'egoismo umano con altri mezzi. Quelli, purtroppo potentissimi,dello Stato.       
                  
Carlo Gambescia