venerdì 20 marzo 2020

Coronavirus e stato d’assedio
La Cina è vicina






C’ è  un fenomeno sociologico che si chiama pressione sociale.  Che significa? Vuol dire che l’uomo non ragiona più con la sua testa, quindi come individuo, ma con la testa  collettiva, degli altri.
Manzoni, protosociologo, nei  Promessi sposi  ha ben descritto il fenomeno, forse ancora meglio, che  nella Colonna infame: voci e paura si mescolano, il senso di insicurezza dilaga,  sicché si assaltano forni, si linciano untori, ci  si dilania a vicenda sotto l’occhio “benevolo” delle autorità, soprattutto  attente  al non fare salire la protesta ai piani alti del palazzi del potere.  Autorità però   pronte   a usare la paura, come arma biopolitica (in sintesi: "se ubbidisci,  vivrai"),  per rafforzarsi, mai per indebolirsi.  È una regolarità metapolitica.


Un piccolo esempio? Oggi i  giornali aprono all’unisono  con la notizia che il numero delle vittime italiane ha superato  quello delle vittime cinesi.  Da un punto di vista razionale  - testa individuale -  il dato dovrebbe essere corretto alla luce della diversità di età media fra Cina e  Italia. Detto, brutalmente, l’Italia è un paese di vecchi, molti ovviamente  malandati, la Cina di giovani, o poco più, quindi, visto che il Coronavirus, colpisce le fasce anziane, il fenomeno sarebbe scontato (purtroppo, per carità). E invece, ecco la pressione la sociale - la testa collettiva – dispiegare tutta la sua tremenda forza:  si attribuiscono  questi decessi a  un mitico  processo a spirale pandemico che porterà all’estinzione della specie italiana.  
Roba da libro visionario di Philip K.Dick. Per inciso su “Linea” di lunedì prossimo (n. 4, 23-3-20)  il lettore potrà trovare   molti argomenti interessanti, anche di natura statistica, sviluppati con genialità da Carlo Pompei,  a proposito dell’ interpretazione millenarista  del Coronavirus (il numero, per questa settimana  di sei pagine, si potrà scaricare gratuitamente qui:   linea.altervista.org/blog/  ).
Da una classe politica con la testa sulle spalle e amica della libertà e della ragione individuali,  ci si dovrebbe aspettare ragionamenti  razionali, non il compiaciuto assecondamento di paure millenariste collettive (parola parente di “collettivismo) tornate  a serpeggiare tra la gente. 
Ormai nessuno sembra più ragionare con la testa propria.  A giorni, probabilmente tra sabato e domenica, l’Italia dovrà subire un altro giro di vite spaventoso ( si parla di militari in strada, di coprifuoco, di sospendere ogni attività economica, di ridurre ulteriormente gli orari degli ultimi negozi aperti di generi alimentari). In nome di che cosa?  Di una pressione sociale che sta travolgendo  tutti:  governati e i governanti. Si vuole a tutti i costi estendere il modello cinese  all’Italia,  prescindendo  da qualsiasi ragionamento razionale.

Sorvoliamo per oggi,  sulla questione politica, del cui prodest in senso strettamente partitico. Anche perché, come accennato,  risulta  ovvio che processi del genere, sociologicamente parlando,  favoriscono l’accentramento decisionale e il controllo sociale, quindi di riflesso l’ autorità politica in quanto tale, al di là del colore partitico. Anche perché l'Italia è stretta tra l' incudine del populismo di destra e il martello del populismo di sinistra...  Un "monocolore"  politico, anzi impolitico (se la politica è "anche" uso della ragione),  che abbraccia maggioranza e opposizione
Autorità, dicevamo, che, una volta persa la testa (individuale), può tranquillamente approfittare della situazione, cavalcando la tigre della pressione sociale (collettiva),  lungo le linee in crescendo di un processo spirale che  può sopprimere ogni libertà proprio in  nome del popolo.  Una tragedia.
Che dire? La Cina è vicina.  Del resto la delegazione di pietosi  medici cinesi  in visita in Italia, pare ascoltatissima dalle nostre autorità, questo consiglia: chiudere tutto. Dopo  di che, sarà ancora più  facile per la Cina  trasformare  in colonia  un’ Italia distrutta economicamente.  

Carlo Gambescia