venerdì 10 maggio 2013


Radio3 e  il rogo dei libri del 10 maggio 1933
Giusto ricordare, ma non a senso unico...





Oggi  Radio3 propone una giornata della memoria molto particolare. Si ricorda, "adottando" almeno uno tra i tanti volumi dati alle fiamme, il rogo dei libri, ad opera dei nazisti, del 10 maggio 1933 ( http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/articoli/ContentItem-16945216-3758-4ff4-ab30-d83ae640e5f7.html  ).
Si tratta di un’iniziativa eccellente. Ed è certamente vero, come si legge nella presentazione di Marino Sinibaldi,  ideatore e conduttore della trasmissione "Fahrenheit" su Radio3, che “dove si bruciano i libri, si bruciano prima o poi gli uomini stessi”. Tuttavia è altrettanto vero che spesso le dittature sono impazienti. Cosicché preferiscono prendersela “fisicamente”, senza tanti giri di parole (e di libri), con gli uomini di cultura. E solo perché tali. Sono veri e propri roghi di anime libere: intimorite, esiliate, imprigionate, uccise.
Saremmo perciò lieti se Radio3 il prossimo 31 agosto   ricordasse ai suoi ascoltatori che lo stesso giorno di novantuno anni fa (certo,  la cifra non è tonda...), la “Pravda” anticipò con grande evidenza  la notizia del primo decreto di espulsione di scienziati, intellettuali,  scrittori che “non accettavano il potere sovietico”. E che venivano esiliati ” nelle “province settentrionali e in parte all’estero”  perché “colpevoli di sostegno obiettivo alla borghesia internazionale”. Tutti nomi prestigiosi, noti all’estero, la cui sola “colpa” era di non essere iscritti o vicini  al  partito bolscevico. Si veda l’elenco pubblicato da Geller e Nekrič ( Storia dell’Urss dal 1917 a oggi, Rizzoli 1984, p. 160). Ad esempio,  tra i filosofi si ricordano i nomi di Berdjaev, Frank, Šestov, S. Bulgakov.
Il “decreto”  ha un elevato valore simbolico perché rappresenta, come dire,   “in fasce”,   la  scelta totalitaria della dittatura sovietica. Sarebbe perciò  giusto che Radio3 dedicasse la giornata del prossimo 31 agosto ai poveri esiliati russi, anno di grazia 1922,  di cui oggi non parla più nessuno.
Un rogo di anime libere avvenuto ben undici anni prima di quello nazista.  Insomma,  ricordare   è  giustissimo,  ma il  ricordo, soprattutto se  trasformato in evento mediatico,  non può mai essere inteso come una strada  a senso unico.

 Carlo Gambescia - 

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