mercoledì 29 maggio 2013

Divagazioni sociologiche sul concetto di ordine





Che cos’è l’ordine? Dal punto di vista sociologico è il buon funzionamento - buononel senso  della regolarità -  di un sistema sociale.   Esistono, ovviamente,  le  sfere più varie  di funzionamento, quelle dell' ordine politico, economico, religioso, culturale, eccetera. Come esistono idee molto differenti su   come un certo ordine  dovrebbe funzionare o essere. Tuttavia, dal momento che  la regolarità implica  la prevedibilità,  ed essendo quest'ultima  legata al bisogno di sicurezza,  la maggioranza degli uomini  dà la società per scontata:  cosi com'è.   Entro certi limiti come vedremo.
L’ ordine   implica  due fattori fondamentali:   l’idea di disposizione, ossia di come certe funzioni debbano essere svolte; una volontà esecutiva diffusa, nel senso del  regolare svolgimento delle funzioni individuali demandate, scelte, ordinate, ereditate, eccetera . Finché una società si autoriproduce  perché   tutto  funziona con regolarità, si può definirla ordinata. Niente di trascendentale,  parliamo, se ci si passa l'espressione, del minimo sindacale:  gli esercizi commerciali aprono, le industrie e uffici lavorano, poliziotti e soldati obbediscono agli ordini dei superiori proteggono i cittadini e difendono la patria.
Ad esempio, nella Russia del 1917 nelle carceri guardie e detenuti solidarizzavano, i soldati non obbedivano, fabbriche e uffici, pubblici e privati scioperavano, i negozi, impoveriti,  non aprivano. In quella società non “funzionava” più nulla. Vi regnava il disordine. Nella Russia pre-rivoluzionaria  l'assenza di regolarità rinviava alla mancanza di  una  volontà diffusa, capace di consentire il funzionamento della società.  Perciò nei processi di composizione e ricomposizione dell’ ordine sociale, l'  individuo, come soggetto in grado di dire sì o no a un certo ordine,  ha  un preciso e importante  ruolo sociale. La società, anche se entità funzionante e spesso  inglobante,  non va perciò mai intesa alla stregua di una macchina.
E come individuare il momento di passaggio dal singolo episodio di protesta alla crisi finale? Quando i cittadini, in misura crescente,  rifiutano di obbedire e lavorare perché  nella  società, così com'è    hanno tutto da perdere. In quel momento la società  smette di funzionare.  E l’ordine a poco a poco svanisce.
Ma non per sempre, come provano  le “ricostruzioni” post-rivoluzionarie. Anch’esse edificate, nonostante il fumo retorico,  sul concetto di ordine. Si pensi solo al cosiddetto ordine socialista nella Russia Sovietica. E alle conseguenti operazioni di polizia  per ripristinarlo...   O al “Nuovo Ordine” predicato, e fortunatamente mai realizzato,  dal totalitarismo nazionalsocialista.
Il problema è che le società, in quanto tali, non possono non funzionare: senza ordine nessuna società, senza società nessun ordine.

Carlo Gambescia - 

Nessun commento:

Posta un commento