mercoledì 12 novembre 2025

La BBC, Trump (e pure Vannacci). A brigante, brigante e mezzo

 


La BBC ha sbagliato, d’accordo. Ha tagliato e rimontato un discorso di Donald Trump del 6 gennaio 2021, unendo frasi distanti quasi un’ora. Ha tolto la parte in cui l’allora ex presidente invitava i suoi sostenitori a manifestare “pacificamente e patriotticamente”. Un errore tecnico, dicono a Londra. Ma è bastato per far infuriare Trump, che ha minacciato una causa da un miliardo di dollari per diffamazione, mentre due dirigenti della BBC hanno rassegnato le dimissioni.

Si è data l’impressione che Trump avesse incitato direttamente alla violenza contro il Congresso. E formalmente non era così. Formalmente, il lettore prenda appunto.

In realtà dietro il montaggio c’è una questione più ampia: può dirsi davvero “falsato” il pensiero di un uomo che da anni usa il linguaggio come un’arma, e i suoi avversari come bersagli? E che in pratica fa uso sistematico della menzogna? E che all’epoca, tagli o meno, sobillò, di fatto, i suoi elettori? Gridando alle elezioni rubate, favorendo, direttamente o indirettamente l’assalto a Capitol Hill? Fatto privo di precedenti nella storia presidenziale americana.

L’odio come metodo politico

Trump ha dichiarato apertamente di “odiare” i suoi nemici politici. Nessun perdono, nessuna riconciliazione: il nemico va “tolto di mezzo”. In più occasioni ha definito i Democratici “terroristi”, “traditori”, “vermi”. È il suo stile: degradare l’avversario, privarlo di legittimità morale e perfino umana.



Questo linguaggio, apparentemente solo eccessivo, costruisce una visione del mondo: chi non sta con lui è contro “il popolo”. E chi è contro il popolo merita di essere neutralizzato. Non è fascismo in uniforme, ma per così dire ne è la nuova versione televisiva e algoritmica, altrettanto belluina.

Perciò, quando Trump accusa la BBC di aver “manipolato il suo pensiero”, l’accusa si rovescia: il suo pensiero è manipolatorio. È un linguaggio costruito per intimidire, deformare, provocare reazioni emotive. Se la BBC, rimontando, ha creato un effetto più aggressivo di quanto non fosse l’originale, potremmo dire — con una formula antica — che “se non è vero, è ben detto”.

Le regole, le procedure, e il loro fallimento

Naturalmente, dal punto di vista deontologico, la BBC ha torto. Un giornalismo onesto non può permettersi scorciatoie, nemmeno per nobilissime cause. Montare due frasi non consecutive altera il significato, punto.

Ma qui si apre la questione decisiva: che cosa succede quando l’ordine procedurale, le regole, la deontologia, vengono invocate contro chi della menzogna fa sistema?



Si finisce per restare prigionieri della forma, mentre il contenuto scivola via. Si discute di “integrità editoriale” mentre un politico predica l’odio. Si processa il montaggio e si lascia intatto il messaggio.

Trump non è un semplice bugiardo: è un costruttore di gelatinose e mostruose realtà alternative. Per dirla con Lovecraft, la sua è una cosmologia dell’orrore politico. Una riedizione del suo mito di Cthulhu: il nazifascismo, come il gigantesco mostro, animato da forze cosmiche, addormentato nelle profondità dell’oceano, che aspetta il momento di “risvegliarsi”. È la “distruzione della ragione”, analizzata da Lukács. Anche perché, per tornare a Lovecraft, l’uomo rischia di impazzire al solo vederlo. E di fronte al Trump-Cthulhu, il rituale della neutralità giornalistica rischia di diventare complicità degna di un apprendista stregone.

Da Trump a Vannacci: la retorica dell’immunità

Esageriamo? Romanticismo liberale? In realtà, per incontrare i mostri di Lovecraft in riedizione politica non serve andare oltreoceano. Se pensiamo che la menzogna sistematica e la manipolazione della verità possano diventare strumenti di potere, non serve andare lontano: anche in Italia possiamo osservare meccanismi simili. Per capire il meccanismo che li muove basta restare a casa nostra: il generale Roberto Vannacci ha scritto e ripetuto che il fascismo sarebbe stato un regime legale e persino democratico. Un revisionismo da bar, ma che trova pubblico e consenso. Qui il declino della ragione pubblica.



Perché si invoca la libertà di opinione come scudo: “non potete censurarmi, sto solo dicendo la verità”. Peccato che questa “verità” consista nel negare quella storica e giuridica, cioè che il fascismo fu dittatura, violenza, soppressione di libertà e oppositori.

Eppure si continua a pensare che basti “spiegare con calma”, appellarsi alla ragione, per contrastare simili panzane. Ma contro la forza simbolica della menzogna, la ragione da sola non basta. Chi manipola la verità non teme la smentita: la usa come carburante. Vannacci, come Trump, trasforma la rettifica in propaganda. Ogni critica è la prova che “il sistema” lo teme. Ogni contraddizione, un martirio utile alla causa.

Il ruolo del giornalismo: oltre la neutralità passiva

In questo contesto, per tornare a Trump, la BBC, con tutti i suoi errori, ha toccato un nervo scoperto. Ha fatto ciò che un giornalismo onesto e liberale  dovrebbe sempre tentare: mettere in guardia gli spettatori dal potere corrosivo della manipolazione.

È un paradosso: per farlo, ha manipolato a sua volta. Ma, come direbbe un vecchio adagio popolare, “a brigante, brigante e mezzo”. Cosa si vuole dire?  Che quando e se necessario vanno  utilizzati gli stessi modi  dell'avversario, ancor meglio di lui.

 


Frase tra l’altro attribuita al presidente Pertini per legittimare la lotta a terrorismo e mafia. E che,  non dimentichiamolo, lo stesso Pertini rivendicò, come membro del CLNAI, il decreto, firmato insieme agli altri membri, che autorizzava la pena di morte per i principali gerarchi fascisti. E quindi anche di Mussolini. Che fu fucilato. Un regime che aveva fatto della violenza la sua ragione di vita non poteva non finire nella violenza.

A brigante, brigante e mezzo. Il che non significa scendere al livello dell’avversario, ma riconoscere che anche in tempi di pace, o quasi, il nemico della verità e della libertà non si batte solo con la grammatica della buona educazione. 

La verità non è un concetto neutro. La libertà è un valore sacro e conquista faticosa dei moderni. Siamo davanti, come spesso ripetiamo, a un evento sperimentale: quello liberale. Una costruzione politica fragile, che va difesa anche a costo di qualche incrinatura formale. I formalismi deontologici sono essenziali in tempi normali; in tempi eccezionali, quando la libertà è in pericolo, rischiano di essere un lusso per anime belle.

Responsabilità, non censura

Naturalmente non si tratta di invocare il linciaggio mediatico o la censura. Si tratta di chiamare le cose col loro nome.

Un politico che semina odio non è un opinionista controverso: è un pericolo per la convivenza civile.
Un generale che riscrive la storia non è un polemista patriottico: è un revisionista, un negazionista della libertà. E la legge sull’apologia del fascismo esiste proprio per questo.

Il garantismo, quando diventa alibi, si trasforma in un altro tipo di menzogna: quella della falsa equidistanza.
Il diritto serve a tutelare le persone, non a rendere impuniti i bugiardi di professione animati, come nel caso di Trump, da una spaventosa volontà di potenza. O di revanche per riferirsi al generale Vannacci.

L’ultimo paradosso

Così, mentre la BBC chiede scusa per aver tagliato un discorso, Trump perseguita i “suoi” nemici: democratici, migranti, gay, diversi e oppositori in genere.
E in Italia, mentre si discute sul magnifico futuro politico di Vannacci, cresce un clima in cui revisionismo e negazionismo si tramutano in folklore e la menzogna in forma d’identità nazionale.





Siamo al paradosso: chi distorce la realtà si proclama vittima di distorsione. E chi tenta di difendere la verità si ritrova sul banco degli imputati, accusato di “parzialità”.

Epilogo

È vero, come giustamente sostiene la tradizione liberale, che le regole sono fondamentali, ma una società aperta e inclusiva può sopravvivere solo se c’è chi le interpreta con spirito critico.

Le regole servono a contenere il potere, non a garantire l’immunità dei prepotenti. Si chiama liberalismo essenziale. Come suggerisce l’amico Jerónimo Molina, si tratta di un liberalismo capace di restare fedele alla sua ragion d’essere — la libertà — ma che sa difenderla con fermezza quando è minacciata da chi vuole distruggere la società aperta.

E allora sì: la BBC ha sbagliato. Ma almeno ha sbagliato dalla parte giusta. Perché, contro chi erige la menzogna a sistema, serve ricordare che la verità non è un codice di condotta: è una forma di resistenza.

E a brigante, come sempre, brigante e mezzo.

Carlo Gambescia

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