venerdì 17 febbraio 2023

Giorgia Meloni e il record delle influenze

 


Si dice che un indizio sia solo un indizio, due indizi una coincidenza, tre indizi una prova.

Sotto questo aspetto, in poco più cento giorni, Giorgia Meloni ha lamentato tre indisposizioni: si parla di influenza o comunque di fastidiosi malanni da raffreddamento. Un record. Sempre però in momenti delicati sul piano interno e internazionale. L’ultima volta ieri.

La prima risale al 9 dicembre 2022. Permise alla Meloni di non partecipare al vertice internazionale
di Alicante. Andò Tajani. E così la Meloni evitò di confrontarsi con Macron, dopo una dura polemica sui migranti intercorsa proprio in quei giorni. Quando si dice il caso.

La seconda, il 21 dicembre. La Meloni saltò un complicato Consiglio dei Ministri sulla Legge finanziaria: Forza Italia premeva per imporre lo scudo fiscale, misura malvista da Fratelli d’Italia. Il Consiglio fu presieduto da Salvini. Tra l’altro, la Meloni, con Berlusconi in fibrillazione, evitò anche un’impegnativa e forse compromettente intervista a “Porta a Porta”. Quando si dice il caso.

La terza, come dicevamo, ieri. Parliamo di un Consiglio dei Ministri – si dice comunque presieduto da remoto (ma per quanto tempo?) – che ha approvato la cancellazione dello sconto in fattura e della cessione dei crediti sul superbonus. Una bomba. Misura, anche questa, invisa a Forza Italia. Inoltre, a causa dell’indisposizione, la Meloni non sarà sabato a Monaco di Baviera alla 59° Conferenza per la sicurezza, incontro, presenziato anche dai cinesi, che si preannunciava caldo ( si pensi solo alla questione ucraina…). Si apre venerdì e proseguirà fino a domenica prossima. A questo punto sembra in bilico anche il ventilato viaggio in Ucraina per incontrare Zelensky, politico inviso a Berlusconi. Visita che il Cavaliere, ruggendo, ha quasi vietato alla Meloni. Quando si dice il caso.

A dire il vero la storia repubblicana non è nuova alle indisposizioni diplomatiche. Si pensi solo alla scuola democristiana: Gronchi, Moro e Scalfaro usavano ricorrere allo stesso espediente per superare gli scogli difficili. Ci si affida a un malessere fisico, in attesa che la situazione decanti. O comunque ci si augura di guadagnare tempo, confidando in qualche errore dell’avversario.

Se è vero come è vero che tre indizi fanno una prova, l’uso politico dell’influenza contrasta decisamente con quel profilo pubblico da leader coraggioso e coerente che Giorgia Meloni da mesi veicola attraverso la macchina propagandistica del governo, di FdI, e dei mass media compiacenti.

Certo, come detto, vi ricorrevano, anche Gronchi, Moro e Scalfaro, politici, dopotutto, di prim’ordine. Ma come? Diluendo nel tempo le indisposizioni diplomatiche: un ambasciatore straniero sgradito, una direzione democristiana complicata, un pausa nelle consultazioni quirinalizie. Insomma con giudizio.

Giorgia Meloni invece, in poco più cento giorni, si è “ammalata” tre volte.

Per dirla in modo brutale, Giorgia Meloni ritiene che gli italiani siano del tutto scemi? O addirittura che i suoi colleghi politici, soprattutto le opposizioni, si bevano la storiella delle tre influenze per caso.

Delle due l’una: o il fisico non la assiste, veramente. Oppure fa finta di essere furba.

In entrambi i casi rischia di non andare lontano.

Carlo Gambescia

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