lunedì 20 febbraio 2023

Stati Uniti, Cina, Russia e la regola del tre

 


La Cina cederà ufficialmente armi alla Russia? Al momento nicchia: dai colloqui di Monaco tra Blinken e Wang Yi, alto diplomatico cinese, non è uscito nulla di nuovo. Che la Cina non tolleri imposizioni al riguardo, come dichiara fin dall’inizio della guerra di aggressione russa all’Ucraina, non è certo una novità. Quanto alle polemiche sui palloni spia si tratta di puro folclore da schermaglie diplomatiche.

Inoltre del piano di pace cinese nulla ancora si sa. Probabilmente la Cina cercherà di risparmiare brutte figure internazionali alla Russia, proponendo a Mosca di accontentarsi di quel che finora ha ottenuto, che non è poco ( più o meno la quinta parte del territorio ucraino). Ma sul punto Ucraina e Stati Uniti potrebbero non essere d’accordo. L’Europa, forse. Di qui però la difficoltà di iniziare trattative “autentiche”. Come Mosca, anche Kiev non può perdere la faccia, non tanto sul piano internazionale, quanto su quello interno: una marcia indietro minerebbe la leadership di Zelensky.

Al di là di tali aspetti, pur importanti, resta interessante sul piano concettuale l’aspetto triadico della guerra. Quella che si può chiamare la regola del tre.

Ci spieghiamo meglio.

Se si esclude l’ Europa, divisa e militarmente debole, che non esercita alcun ruolo credibile, come pure l’Ucraina, costretta a muoversi, per ragioni di risorse militari a rimorchio della Nato, gli attori politici principali del conflitto sono tre: Stati Uniti, Russia e Cina.

Di regola nel rapporto triadico, due attori tendono sempre ad allearsi per mettere in minoranza il terzo. Ecco in sintesi spiegata la regola del tre.

Nella crisi scatenata dalla Russia, la Cina per ora non si è sbilanciata, anche se ha mostrato una certa benevolenza verso la Russia. Pur mantenendo, la porta aperta, almeno sul piano diplomatico, verso gli Stati Uniti.Probabilmente, quando e se verrà presentato il piano di pace, si capiranno meglio le scelte della Cina. Che, come riteniamo, non sono ancora definitive.

Tuttavia, che ieri non si sia approdato a nulla, perdendo tempo in schermaglie secondarie, come quella dei palloni spia, non è buon segno.

A volte gli schemi della politica internazionale, piaccia o meno, sono di una durezza estrema. Se si vuole di un realismo terrificante. Che cosa vuole la Cina? Taiwan. Gli Stati Uniti, sono disposti allo “scambio” (che brutta parola…) con l’Ucraina? Qui, il punto. Se si vuole portare la Cina dalla parte degli Stati Uniti , e chiudere la guerra in Ucraina, non scontentando Kiev, sulla base di un triadico 2 contro 1, Washington deve abbandonare al suo destino un alleato storico come Taipei.

Certo, si tratterà poi di lavorare sulle modalità e tempi della transizione e sulla gestione di alcuni interessi strategici americani. Però gli Stati Uniti devono decidere: o Taiwan o l’Ucraina.

Esiste anche un’altra ipotesi: semplificando il concetto, gli Stati Uniti possono decidere di cooptare nell’Alleanza Atlantica Taiwan e l’Ucraina (insomma, di “tenerle" tutte e due), dando per scontata la deriva dell’Alleanza Cina-Russia. E di conseguenza prepararsi a una guerra – non del tutto prevedibile negli esiti – sulla base del 2 a 1 triadico in favore di Mosca e Pechino.

Ovviamente resta anche la possibilità di tirarla per le lunghe, prendere tempo, eccetera, eccetera. Però per fare questo, l’Ucraina deve ricevere massicci aiuti militari. Che implicano sacrifici economici in Occidente nei termini dell’antica scelta tra burro o cannoni.

Infine resta l’opzione di cedere sull’Ucraina, senza nessuna contropartita, abbandonando Kiev al suo destino, ancora prima di aver appreso le decisioni cinesi

In realtà, al momento, dopo un anno di guerra, gli Stati Uniti sembrano non avere ancora le idee chiare. Si arma l’Ucraina, ma fino a un certo punto, consentendo ai russi di respirare. Russi, attenzione, che però sul piano propagandistico, sono regolarmente attaccati e trattati, anche giustamente, come criminali. Al tempo stesso, si irrita la Cina con inutili schermaglie, facendo orecchie da mercante su Taiwan, profondendosi in dichiarazioni di fedeltà nei riguardi di Taipei.

Gli Stati Uniti, purtroppo,  hanno scelto di non scegliere, si comportano come un impero acefalo (*): navigano a vista. Come già scrivemmo l’anno scorso a poche ore dall’invasione russa dell’Ucraina.

Così non va. Non si può ignorare le regola del tre.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/stati-uniti-un-impero-acefalo/ .

Nessun commento: