lunedì 27 febbraio 2023

Dalle primarie Pd cattive notizie

 


 Ha vinto Elly Schlein. Se avesse vinto Stefano Bonaccini ora sarebbe lo stessa cosa. Il Partito democratico, a prescindere dal genere del vincitore, ancora prima delle primarie già guardava bramoso a sinistra.

Del resto si tratta di un semplice fatto sistemico: un governo spiccatamente di destra non potrà non favorire un’opposizione spiccatamente di sinistra. Si chiama anche politica del muro contro muro.

I tempi della corsa al centro sembrano essere finiti da un pezzo. Per questo motivo non si confondano con lo spirito moderato i passi indietro della Meloni e il profilo furbamente basso su alcuni temi (immigrazione e sicurezza) e su alcune dinamiche relazionali (con il Quirinale ad esempio). Il governo Meloni è saldamente arroccato a destra. Di conseguenza il Pd continuerà a rispondere con altrettanto radicalismo, ovviamenente a  sinistra.

Quanto andiamo sottolineando – la radicalizzazione – è un bene o un male dal punto di vista della stabilità politica? Dipende da cosa si intende per stabilità politica. Una politica che favorisca la crescita? O una politica capace di puntare sulla pura e semplice sopravvivenza?

Un passo indietro. Stando ai fondamentali economici non c’è di che essere allegri: tassi di interesse in crescita, produzione industriale in calo, debito pubblico in crescita, tasso di inflazione in crescita. Di fatto, è in gioco la pura sopravvivenza. Quindi, ricerca della stabilità, significa impedire che i fondamentali peggiorino.

Un Partito democratico, ancora più a sinistra, può invertire questa tendenza? Non riteniamo la cosa possibile, dal momento che una sinistra più a sinistra implica l'inevitabile accelerazione della spesa pubblica con conseguenze negative per i fondamentali.

Pertanto, ripetiamo, dalla primarie del Partito democratico non è uscito nulla di buono per l’Italia. Inoltre, il governo di destra, già di suo interventista in economia, difficilmente sarà in grado di contrastare il gioco al rialzo sulla spesa pubblica della sinistra.

Al di là del muro contro muro sui valori – diritti civili vs dio, patria e famiglia – il vero problema è rappresentato dall’assenza di una reale diversità sul piano delle idee economiche tra destra e sinistra. Ci si arrocca a destra e sinistra sui cosiddetti valori , ma non sulle quello delle politiche economiche. Tecnicamente, si chiama partito unico della spesa pubblica. Qui il vero problema per la stabilità del sistema.

Pertanto se per un verso, siamo davanti a un governo spiccatamente di destra, per l’altro, sul piano economico il governo in carica non potrà che continuare fare le stesse cose della sinistra. Anzi le cose potrebbero addirittura peggiorare.

Infatti parliamo di una sinistra che si sposterà, come detto, ancora più a sinistra, innescando un gioco al rialzo populista sulla spesa pubblica con la destra. Che, se non vorrà perdere voti, dovrà fare buon viso a cattivo gioco. Quindi resterà difficile conseguire persino l’obiettivo della stabilità-sopravvivenza.

Si noti a riprova di quanto fin qui esposto, come destra e sinistra, unitissime al riguardo, non intendano rinunciare ai fondi europei per la mitica ripartenza di cui si discute mesi. Più spesa pubblica più voti. Tutto qui. Destra e sinistra, per quanto sempre più “radicalizzate” sui valori, pari sono sull’uso elettorale della spesa pubblica. .

Che dire? Un disastro.

Carlo Gambescia

 

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