martedì 21 febbraio 2023

La lagna antiamericana

 


La principale accusa contro l’Unione Europea, che gira nei circoli antiamericani, di destra come di sinistra,  è quella dell’asserire che l’Europa non ha difesa né politica estera comune, come provano, si dice, alcune reazioni in ordine sparso alla guerra russa contro l’Ucraina.

Insomma, a detta degli antiamericani, Bruxelles si muove in ordine sparso, subendo così – qui il veleno – i diktat di Washigton: di un’America che invece se ne sta al sicuro, protetta dagli oceani.

Che l’Unione Europea sia disunita sul piano militare è purtroppo storia vecchia. Come pure che i nazionalismi siano duri a morire. Però, cosa che dà enormemente fastidio agli antiamericani, Stati Uniti ed Europa, fortunatamente, condividono una forte alleanza militare: la Nato. Che mette al sicuro l’Europa dai tentativi di assalto  dell’Orso russo, altra  cosa, per inciso, che gli antimericani, quasi tutti filorussi, non gradiscono.

Inoltre l’Unione Europea dispone di una moneta unica, tra l’altro forte, che ad esempio ci ha messo al riparo dal tentativo russo  di estorsione sulle forniture energetiche.

Gli antiamericani che di regola, pur blaterando di democrazia, hanno un debole per i governi autoritari, cosa propongono in alternativa alle attuali istituzioni Ue? O la romantica idea di impero, roba da ridere, puro passatempo intellettuale, per quanto pericoloso, soprattutto quando si sposano stupidamente idee eurasiste, molto amate a Mosca (quando si dice il caso…). O una specie di Europa confederale (l’ “Europa delle Nazioni”) dove al posto del Parlamento Europeo, come si auspica, vi siano le nazioni pure e semplici.

Questa, ad esempio, l’idea di Fratelli d’Italia. Si pensi a una specie di nazionalismo al cubo, in chiave europea, gestito dall’alto, sconfinante in un’unità di facciata, vuota e formale, tra nazioni tese a contrattare ogni cosa. Si tornerebbe a votare per ordini – questa volta nazionali – come nell’ Antico Regime: un passo indietro.

In sintesi, il nazionalismo esclude, l’europeismo include. I conti non tornano eppure le destre, a cominciare da quella italiana, si dichiarano, al tempo stesso, occidentaliste, europeiste e nazionaliste… Esercizi al trapezio, come si diceva un tempo, degni del Circo Togni

Sul punto specifico, soprattutto a livello propagandistico, non si sottovalutino mai, da un lato il tradizionale l’antiparlamentarismo delle destre, dall’altro l’assemblearismo innato delle sinistre. Mai dimenticare che il populismo, di destra o di sinistra, resta il peggiore nemico del liberalismo.

Si dirà che anche oggi è così. In fondo si decide tutto a Bruxelles. Certo, esiste però il Parlamento Europeo, che tuttavia – qui il problema – avrebbe potuto svolgere lo stesso ruolo unificatore che svolsero i parlamenti nazionali nell’Ottocento.

In realtà è accaduto l’esatto contrario: l’Unione Europea non si è mai realmente parlamentarizzata, dal momento che, dopo più di quarant’anni, esistono ancora i parlamenti nazionali. La crisi attuale della leadership europea è nel non possedere un parlamento che si comporti come tale: che legiferi, per tutti, con un esecutivo che ne rifletta le maggioranze. Si ricordi il nesso ottocentesco, tra parlamento e liberalismo.

Nella parlamentarizzazione liberale, le istanze regionali, vennero a poco a poco metabolizzate da quelle nazionali, così come oggi quelle nazionali, in un parlamento, potrebbero essere metabolizzate da quelle europee. Certo, sono processi storici, dai tempi lunghi. Però se mai si inizierà.

Finora i velenosi residui nazionalisti hanno impedito tutto questo. A dire il vero ha influito anche la mancanza di fiducia di molti liberali, convertitisi frettolosamente al socialismo e al welfarismo, nella forza unificante delle istituzioni parlamentari.

Sicché sul liberalismo parlamentare ha avuto la meglio lo statalismo contrattato, nudo e crudo, degli ingegneri dell’anima di Bruxelles, basato sulla tecnologia applicata degli egoismi nazionali. Un atteggiamento, verso la costruzione di una specie di superstato, con una parvenza di parlamento. Una “mala idea” promossa dalle correnti politiche di impianto socialista, cristiano-sociale e liberal-socialista. Una specie di dispotismo illuminato che si beffa delle istituzioni parlamentati europee ridotte a vetrina, se non a qualcosa di peggio.

Perciò insistere sul concetto di “Europa delle Nazioni” significa continuare a camminare nella direzione sbagliata dello statalismo welfarista, riconvertito su basi nazionali. Come pure l’arroccarsi, come fa la sinistra, intorno al grumo istituzionale di Bruxelles.

Come concludere sulla lagna antiamericana? Una volta preso atto dell’errore compiuto nel rifiutare la via della parlamentarizzazione, va comunque respinta ogni forma di romanticismo politico, imperiale o nazionalista. Che, di questi tempi, tende a nascondersi astutamente sotto le pelli dell’agnello pacifista per favorire Mosca.

Detto altrimenti: parliamo di tendenze pericolose che alla lunga rischiano di sospingere l’Europa nelle braccia del nemico russo.

Quanto al dispotismo illuminato (si fa per dire) di Bruxelles, per ora è necessario stringere i denti e restare uniti, però restando vigili.

Concludendo, tenersi  la Nato e la moneta unica.  Al momento è tutto ciò che abbiamo.

Carlo Gambescia

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