venerdì 24 febbraio 2023

A un anno dall’invasione russa dell’ Ucraina. Tre lezioni

 


Intanto si dia un’occhiata a due siti specializzati (*) per capire subito come oggi in Italia, rispetto al resto del mondo occidentale, l’anniversario dell’invasione russa dell' ucraina non sia al centro delle prime pagine.

L’Italia offre un’immagine di sé, marcata da un incosciente provincialismo politico o comunque segnata da stupide divisioni su una questione epocale come la difesa della nostra libertà, battaglia che comincia a Kiev.

Proprio ieri scrivevamo del culto italiano del “particulare” (**), che non è solo questione di soldi, ma di mentalità ristretta, provinciale per l’appunto: ci si preoccupa solo del proprio cortiletto, non si vuole guardare più lontano. Anche in questo primo anno di guerra – una guerra scatenata dalla Russia – l’Italia, soprattutto il paese reale, si è prodotta, come un vecchio attore consumato da secoli di infingardaggine, in una recita collettiva, degna di una nazione che senza provare alcuna vergogna contempla il proprio ombelico.

Ieri, ad esempio, i mass media specchio  fedele del claustrofobico acquario  italiano,  davano largo spazio all’analisi degli effetti politici sulla maggioranza delle dichiarazioni contro Zelensky di Berlusconi… Capito? Ucraina in fiamme, Palazzo Chigi brucia…

Al di là di  questo felliniano gran galà del patetismo italiano, cosa ci lascia di positivo un anno di guerra? Perché qualcosa di positivo, come in tutte le cose umane, non può non esservi anche in un conflitto armato, per quando grave.

Tre lezioni.

La prima è che l’Ucraina non è crollata subito, come si augurava Mosca, che pensava di occupare Kiev in quarantotto ore, di fare fuori Zelensky e sostituirlo con presidente filorusso. La prova più bella, dalla quale noi italiani viziati dalla manna del welfare dovremmo imparare, è stata offerta dal popolo ucraino: rimasto compatto, sotto le bombe, a fianco del suo presidente. Un bella pagina di storia. Ovviamente, anche le forze armate ucraine hanno svolto bene il loro compito, aiutate, per quando a singhiozzo, dall’Occidente e dalle pessime prove dell’esercito russo. Quindi prima lezione: quella di un popolo, unito, armato, con una leadership all’altezza della sfida. Tanto di capello.

La seconda è che, al di là degli antagonismi europei, l’Occidente ha retto il colpo. Il blocco atlantico, nel suo insieme, ha affiancato, come doveva, con le parole e con le armi, la giusta causa dell’Ucraina. Certo, come abbiamo più volte scritto si poteva fare di più. Però – va riconosciuto – per società impregnate di pacifismo, come quelle europee, e non sempre libere dal richiamo di un gretto isolazionismo, come gli Stati Uniti, la reazione è stata notevole. Diciamo “quasi” all’altezza della sfida. Quindi, seconda lezione, l’Occidente deve restare unito, perché solo se unito potrà battere o comunque portare a più miti consigli la Russia.

Alla luce di tutto questo, e veniamo alla terza osservazione, va apprezzato, almeno finora, l’atteggiamento abbastanza fermo di Giorgia Meloni ( su quello del suo predecessore, Draghi, nulla da eccepire: un Churchill formato Bce). È vero che abbiamo più volte scritto, a proposito della Meloni, di un occidentalismo senz’anima, a causa delle sue radici missine, però, tutto sommato, se si pensa al gretto e provinciale contesto italiano, impregnato di un pacifismo peloso, Giorgia Meloni – finora, ripetiamo – ha resistito a qualsiasi idea di fuga romantica nelle braccia del papa e dei ferrivecchi, di destra come di sinistra, stregati da Mosca e da un antiamericanismo ridicolo e tafazziano. Quindi terza lezione, avanti così.

Insomma, un anno di guerra, un anno di sfide, un anno vissuto pericolosamente, ma tutto sommato senza deflettere. Quindi un anno vissuto coraggiosamente.

Concludendo, in questo contesto, in cui dopo quasi ottant’anni di pacifismo sistematico, l’Occidente sembra avere raccolto, e coraggiosamente, il guanto della sfida, stona lo spettacolo, come dicevamo, di un'Italia recalcitrante, ripiegata sulla contemplazione ombelicale.

Purtroppo siamo fatti così. E se non si cambia vigliacco registro, anche questa volta ne pagheremo le amare conseguenze.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://en.kiosko.net/ (Mondo) , https://www.giornalone.it/ (Italia) .

(**) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/ucraina-berlusconi-e-travaglio-come-due-vecchi-amici/ .

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