martedì 14 febbraio 2023

Elezioni regionali e premio fedeltà

 


Chi vince nelle democrazie liberali è sempre bravo e affidabile? Nel senso che voti ricevuti, da una parte, e preparazione e serietà politica dall’altra, godono di una perfetta rispondenza? E allora chi perde? Non ha alcuna preparazione politica? Nel senso di una classe dirigente qualificata e affidabile ? Insomma in grado governare.

Altro problema, se è così, come si misura la qualità di una classe dirigente? Possono bastare i voti ricevuti come passaporto per il buongoverno?

Ovviamente, vanno considerate anche variabili, più o meno tecniche, come l’affluenza, le alleanze, lo spessore del discorso pubblico, l’ideologizzazione dell’elettorato, la costruzione del consenso, il rapporto con i gruppi di influenza e pressione.

Da ultimo, ma non ultimo, resta il giudizio sulla capacità degli eletti. Che, come dicevamo, è il più difficile da individuare perché rimanda alla selezione delle élite interne a un partito.

Selezione, dispiace dirlo, che si fonda su criteri come la fedeltà e non la preparazione. Diciamo che questo è il punto debole dei sistemi liberal-democratici. Di regola, all’interno di un partito, tra un candidato fedele o preparato, si preferisce sempre quello fedele alle gerarchie. Criterio che spesso non offre alcuna garanzia sul piano della “qualità”. Sono cose scritte, e magnificamente, da Roberto Michels più di un secolo fa.

Ieri la destra ha stravinto. In particolare sembra che gli elettori abbiamo premiato Fratelli d’Italia. Ergo, sono anche i più preparati e affidabili?

Sul punto, per fare un piccolo test, si legga attentamente cosa ha dichiarato, proprio ieri, sulla violenta uscita di Berlusconi contro Zelensky, uno dei politici, più in vista di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, cognato di Giorgia Meloni.

“Le parole di Silvio Berlusconi sull’Ucraina non le condivido, come mi pare di capire non le condivida l’intero governo. Dal punto di vista dell’azione concreta, siamo in linea con quanto Berlusconi e il suo partito hanno sottoscritto nel programma. Se eventualmente uno cambia idea, lo pone nei tavoli o negli atti parlamentari. Se questo non avviene, vuol dire che andiamo nella direzione giusta e continuiamo a confermarlo” (*).

In Ucraina è in gioco la libertà dell’Occidente e il ministro Lollobrigida riduce la questione a un punto programmatico.  A qualcosa che si mette ai voti… Per capirsi: si riduce l’adesione alla Nato a una questione elettorale. Insomma, se le critiche a Zelensky fossero state nel programma di governo, il ministro Lollobrigida, da perfetto notaio, non avrebbe aperto bocca. Qui, a differenza di un partito liberale che crede nella liberal-democrazia, si apre l’altra questione: quella dell’affidabilità ideale, culturale se si vuole, di Fratelli d’Italia.

Lollobrigida, come molti suoi colleghi di partito, sembra ignorare le radici ideali dell’Alleanza Atlantica che ha le sue origini culturali negli anni di un gigantesco conflitto tra la liberal-democrazia e il nazi-fascismo.

Il punto è che Lollobrigida proviene da un partito che si è integrato passivamente nel sistema politico italiano e che pur cambiando nome più volte (Msi, An, FdI) non hai mai fatto i conti con le sue origini fasciste. Di qui, quell’Occidentalismo senza anima, diciamo “programmatico”, opportunistico, utilitaristico, che caratterizza il governo Meloni e l’ esternazione del suo ministro.

In sintesi, la qualità e l’affidabilità della classe politica di destra e in particolare di Fratelli d’Italia sono pari zero.

Si rifletta: o Lollobrigida è un ignorante che non conosce la storia del Novecento, quindi non è qualificato come politico e come ministro, o la conosce, ma sulla base di un’ interpretazione fascista, antioccidentale e antiliberale, quindi non è affidabile. Tertium non datur.

E, cosa ancora più grave, in tutti e due i casi, emerge nettamente la responsabilità di un partito, come Fratelli d’Italia, che, confermando le tesi di Michels, sceglie i suoi ministri puntando sul premio fedeltà, addirittura di famiglia.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/02/13/ira-di-zelensky-contro-il-cav-lollobrigida-non-e-il-governo_417cfc75-613d-40dd-8b08-f3d34a86f454.html .

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