sabato 23 aprile 2022

I giuristi di Putin

 


Qual è lo schema argomentativo dei giuristi di Putin? Parliamo degli opinionisti di formazione giuridica che svolgono il ruolo dei difensori d'ufficio. Va detto che ce ne sono molti in giro, sparsi nel mondo, anche in Italia,  pronti a profondersi in ragionamenti più o meno sottili, comunque da giuristi. Di Putin.

Lo schema difensivo, grosso modo, è il seguente.

A) Prima. concedendo all'interlocutore,  si riconosce che la Russia è lo stato aggressore.

B) Subito dopo si aggiunge però che se la Russia lo è dal punto di vista giuridico, del diritto internazionale, non lo è da quello politico, perché una guerra che sembra di aggressione, in realtà, per fondate ragioni politiche, può essere preventiva, quindi in qualche misura di autodifesa, ossia di attacco cautelativo per difendere la propria comunità, come dovere di ogni sovrano politico.

C) Perciò, in ultima istanza, ecco il succo del ragionamento, il principio per l’esercizio legittimo del diritto di muovere guerra è ricondotto alla percezione della natura e della gravità del pericolo di essere attaccati da parte dell’attore politico che attacca per primo. Che, per dirla, alla buona, in questo modo cade sempre in piedi.

E sia pure.

Allora quale sarebbe secondo i giuristi di Putin il pericolo percepito dalla Russia? Quello di essere attaccata, via Ucraina, dalla Nato.

Capito? A Ovest come a Est sono puntati, gli uni contro gli altri armati, i missili russi e americani per migliaia e migliaia di chilometri, però il pericolo sarebbe rappresentato, per un paese come la Russia con 11 fusi orari, dall’ Ucraina. Che una volta entrata nella Nato, magari ritrovandosi subito, come il primo giorno di scuola, in compagnia di polacchi e ungheresi, in meno di due settimane, potrebbe impossessarsi di Mosca. Au galop!

Riassumendo, per i giuristi di Putin, la Russia ha attaccato per difendere il suolo patrio dalla cavalleria polacca, ungherese e dalle fanterie ucraine. E per questo motivo da due mesi le città ucraine sono bombardate dai russi. Bombardamenti difensivi, of course.

Ammettiamo pure, che non sia una questione di polacchi, ungheresi, ucraini, insomma che abbiamo scherzato anche noi, ma dell’intera Nato a guida americana, perciò di confronto tra due potenze militari: Russia e Stati Uniti.

Ecco, in questo quadro, di quanto poteva e può  spostare gli equilibri politici la questione ucraina? Se tutta l’Europa orientale, è liberamente passata da tempo all’Occidente, in particolare europeo, cosa poteva e può cambiare sul piano militare la scelta dell’Ucraina?

Si dirà, l’ultima goccia, eccetera, eccetera. Ma questi sono ragionamenti di tipo condominiale…

In realtà, il vero punto fondamentale della questione è nella percezione del pericolo da parte della Russia, cioè proprio nella giustificazione che viene usata dai giuristi di Putin.

Percezione che è soggettiva e che non è quantificabile,  quindi poco prevedibile.

Per una qualche ragione che sfugge all’analisi razionale degli eventi a un certo punto, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, trent’anni fa, quindici anni fa, otto anni fa, quattro anni fa, un anno fa, due mesi fa, i russi hanno statuito, abbandonandosi in coma patriottico agli antichi ricordi di pseudogloria, che l’Ucraina era vitale dal punto di vista strategico. Di qui la decisione di invadere.

Se ci si pensa bene, chiudendo per un attimo gli occhi sui morti, tutti i morti, russi e ucraini, questa guerra è veramente ridicola. Dinanzi a un Occidente euro-americano che vuole fare solo buoni affari e divertirsi e cosa non secondaria davanti alla possibilità storica per la Russia di aprirsi al mondo e di far crescere, finalmente, il tenore di vita della sua popolazione, Putin che fa? Invade l’Ucraina, come un Romanov dell’Ottocento. Putin I imperatore di tutte le Russie…

Insomma, ci si può fidare della percezione del pericolo di un revenant come Putin? Percezione, che invece secondo i suoi giuristi dovrebbe giustificare l’invasione dell’Ucraina come esercizio legittimo del diritto di muovere guerra?

E qui si torna all’importanza di un diritto internazionale condiviso, che non è soggettivo ma oggettivo perché fissa regole uguali per tutti. Che, tuttavia, viene deriso dai giuristi di Putin, che evocano come fonte di sicurezza, proprio la guerra, che la sapienza giuridica cerca di disinnescare. Attenzione, disinnescare, senza pretendere di cancellare niente dalla storia. Gli uomini sono quel che sono, però esiste il tempo della spada e il tempo del contratto.

Perché è vero che nel nome del sano realismo politico se si vuole la pace si deve preparare la guerra. Però prepararla non significa alzarsi una bella mattina di cattivo umore e bombardare alzo zero le popolazioni civili. Ed è proprio quello che i giuristi di Putin cercano invece di giustificare.

In evidente malafede. Perché, ci si chiederà? Misteri e abissi dell’animo umano.

Carlo Gambescia

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