giovedì 21 aprile 2022

Emmanuel Macron, Marine Le Pen e la guerra che non c’è

 


Ieri sera ho seguito il dibattito tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Che dire? Non si può non registrare una grande assenza. Quale? Quella della guerra in corso in Ucraina, scatenata dalla Russia.

Va detto che il discorso pubblico francese, nonostante le vantate tradizioni universaliste, legate ai Lumi, spesso rivendicate dagli intellettuali più in vista ( e anche da Macron ieri sera), è piuttosto provinciale. Quali sono stati gli argomenti dominanti? L’elevazione dell’età pensionabile e il potere d’acquisto.

Macron ha fatto un accenno ai finanziamenti di una banca russa per la campagna elettorale, negati però, secondo Marine Le Pen, dalle banche francesi, perché, come sembra, vietati dalla legge. Quindi la colpa sarebbe di Macron, che non ha varato una normativa bancaria che consenta, eccetera, eccetera,

Giri di parole, roba, dispiace dirlo, da pollaio politico. Certo, ricevere soldi russi, in caso di “decisioni particolari” (grosso modo traduciamo così le parole di Macron) potrebbe complicare le cose. Del resto anche Marine Le Pen non si è mai soffermata su quel che sta accadendo in Ucraina. I due candidati non sono mai andati a fondo, come temendo di spaventare gli elettori con l’uso della parola guerra.

Per capirsi: Emmanuel Macron si è comportato come da manuale del perfetto liberalsocialista, capitolo I, “Rimuovere l’idea di guerra”. Marine Le Pen invece non ha toccato l’argomento guerra, per non inimicarsi i russi. Risultato finale: si è discusso di transizione ecologica, mentre Putin, poche ore prima, si era vantato in diretta del riuscito lancio di un nuovo missile intercontinentale, che ovviamente può trasportare testate nucleari.

Capito? Si parla di clima e di ecologia come se tutto fosse normale, come se si respirasse aria di pace e pieni polmoni.

Un faccia a faccia di una pochezza politica unica, che non solo ignora la guerra in corso in Ucraina ma anche la guerra in quanto tale. Così va il mondo occidentale, dopo decenni di melassa pacifista. Non ci si illuda, non si cambia in pochi giorni. A parte i paesi confinanti con la Russia, che ne conoscono la brutalità, il resto dell’ Ue crede che le cose in Ucraina si risolveranno da sole. O che comunque la Russia prima o poi farà marcia indietro per stanchezza.

Di qui, l’ inevitabile irrilevanza della questione russa nei dibattiti politici, in particolare elettorali, concentrati, come solito, su welfare, tasse e sussidi.

Si rifletta: uno dei più grandi eserciti mondiali, il russo, vuole disintegrare l’Ucraina come aperitivo, e in Francia e in Europa occidentale si discute di tributi ecologici e di pensioni.

Questa classe politica, dalla destra alla sinistra, con al centro un pugno di sedicenti liberali (Churchill era liberale non Macron e Draghi), meriterebbe veramente di sprofondare. Purtroppo, inevitabilmente, insieme a costoro andrebbero a fondo anche i cittadini europei.

Allora, se le cose stanno così, il lettori si chiederanno per chi votare in Francia. Scelta antipatica, tra una candidata filorussa, che non capisce nulla di economia, e un liberalsocialista, affetto da monomania ecologista. Si dirà, come si evince dal dibattito di ieri sera, che Macron è un europeista convinto, quindi…

Sì, però la sua idea di Europa è quella delle burocrazie welfariste, dalle tasse facili, che caricano i fucili a pannolini.

Un disastro.

Certo, Emmanuel Macron rispetto a Marine Le Pen non ha trascorsi di estrema destra e conosce l’economia. Però il suo atteggiamento nei riguardi della Russia, nonostante le critiche alla Le Pen, non è limpido.

Francamente, mi asterrei. Oppure, se proprio costretto, mi turerei ben bene il naso e voterei Macron.

Carlo Gambescia

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