sabato 2 aprile 2022

Guerra in Ucraina, come alla roulette russa

 


Non è facile per il lettore comune capire ciò che sta accadendo in Ucraina dopo più di un mese di guerra. Le notizie si sovrappongono prive di filo logico preciso, distorte dalle rispettive propagande (però attenzione mai mettere aggressori, i russi, e aggrediti, gli ucraini, sullo stesso piano).

Sono però individuabili alcuni punti  fermi? Sì.

Il primo, è che dal momento che è trascorso più di un mese – il tempo medio-lungo di una guerra lampo – si può asserire che la Russia non ha perseguito l’obiettivo che si proponeva, quello di espugnare Kiev e detronizzare Zelensky. Obiettivo mai ufficializzato, ma giustificato dal dispiegamento delle sue forze a Sud come a  Est.  Quindi, primo fatto, oggettivo, innegabile.

Il secondo, è che gli ucraini, nonostante tutto, resistono e si battono come leoni. Crediamo, pur non essendo esperti in armamenti e non avendo dati completi al riguardo, che la resistenza ucraina non sia dovuta solo a “iniezioni” di armi dal parte dell’Occidente. Armi che per trasformarsi in “fatti operativi” impongono addestramento e tempo.

Allora cos' altro c’è sotto? Probabilmente, la storica inefficienza militare russa (*). Quindi da una parte, gli ucraini, che con pochi mezzi e uomini (o comunque in inferiorità) si difendono bene, dall’altra i russi, che attaccano, sparando spesso nel mucchio e da lontano, senza alcun  nerbo e strategia precisa. E questo è un altro fatto oggettivo.

Il terzo, è che la Russia, mostra di non saper approfittare della passività politico-militare dell’Occidente euro-americano, che si è limitato a sanzioni economiche (per ora teoriche e di natura esibizionista-populista), assistenza umanitaria, invio di armi, che come detto, a prescindere dalla reale quantità inviata, richiedono per l’impiego tempo e addestramento: la riprova, di ieri, è nel fatto che gli ucraini hanno chiesto agli americani, carri armati di tipo russo, perché già li conoscono e possono quindi farne uso immediato. Il che però può anche significare che gli ucraini sono a corto di armi, o quasi.

La Russia dovrebbe precipitarsi e vincere sul campo. E invece….

Comunque sia, coriacea resistenza ucraina a parte, il terzo fatto oggettivo è l’incapacità russa di vincere, approfittando della passività occidentale,

Incapacità che, come detto, potrebbe essere ricondotta a inefficienze russe di tipo militare e politico, oppure, seconda ipotesi,  alla  strategia di tenere bassa (si fa per dire), sempre da parte dei russi, l’intensità del conflitto.

Diciamo che la prima ipotesi, visto che le guerre quando si prolungano possono influire, se non condizionare la stabilità interna, sembra la più valida: insomma la guerra breve, come sanno anche i generali russi, non incide sulla stabilità politica. Quindi, ora, per la Russia, "militarmente" inefficiente,   le cose si stanno mettendo male sul campo: non si vince, nonostante il cincischiare dell’Occidente. Anche se, va detto, la passività sociale e il basso tenore di vita dei russi, concedono margini di credibilità, anche alla seconda ipotesi ( o quantomeno controbilanciarla): Putin, a differenza dell’Occidente, non deve rendere conto a nessuno. Inoltre, può contare su un’opposizione, che al di là delle pelose accentuazioni della propaganda occidentale, incide politicamente zero o quasi. Sul punto le voci sul tumore di Putin sono patetiche. Gli aruspici romani sapevamo fare di meglio.

Riassumendo, 1)l’obiettivo iniziale russo dei guerra lampo non è andato a effetto; 2) L’Ucraina, per ora, si batte bene; 3) l’esercito di Putin, che sembra prigioniero di storiche inefficienze, non riesce ad approfittare delle incertezze dell’Occidente.

Se le cose stessero così, potrebbero essere presenti le condizioni per giungere se non alla pace, almeno a un armistizio, che salvi la faccia dei russi e accontenti gli ucraini.

Però qui entrano in gioco elementi insondabili, come la personalità dei protagonisti,  le capacità di leadership, la possibilità di qualche grave e improvviso disastro umanitario sul campo di battaglia (il fatto che i russi sparino sui civili è prodromico). Sicché la situazione rischia di precipitare all’improvviso verso la  guerra generale, coinvolgendo un Occidente impreparato, soprattutto moralmente, al conflitto bellico.

Diciamo che più si allungano i tempi della guerra , più crescono i rischi del conflitto mondiale . Anche perché, e l’argomentazione, vale anche per i russi, si corre il rischio di adottare, tra i fischi pallottole, misure controproducenti.

Due soli esempi: 1) il ciclo degli armamenti ; 2) il ciclo delle svalutazioni competitive.

Sugli armamenti può accadere questo: che l’occidente, come del resto non può non fare (qui la tragedia del “minimo sindacale” degli aiuti), consegni sempre più armi all’Ucraina, che, per ragioni di addestramento, i militari ucraini non possono usare subito, irritando però i russi, che a loro volta, sull’onda dell’ “indignazione”, potrebbero reagire allargando la guerra sul campo. Di qui, nuovi armi, nuovi consiglieri, nuovi contrattacchi russi: una vera e propria escalation verso l’ inevitabile allargamento del conflitto.

Sulle monete, la decisione putiniana di far pagare all’Occidente, e in particolare all’Europa, la bolletta energetica in rubli, se per un verso creerà difficoltà ai “vicini” europei, per l’altro non favorirà sul piano della bilancia commerciale soprattutto dove sfavorevole sul piano delle importazioni, i russi. Che a loro volta, per reazione molto probabile dell’Occidente, rischiano di pagare le loro importazioni in dollari ed euro. Di qui, il cosiddetto ciclo delle svalutazioni competitive, che danneggerebbe gli uni e gli altri, con effetti a cascata sulle rispettive economie. Di conseguenza, il riaccendersi del processo inflazionistico (già in atto in tutto il mondo), tra l’altro, tipico di ogni guerra. Processo che potrebbe giungere alle stelle, in un clima segnato da conflitti economici e commerciali, capaci di causare una stagnazione produttiva mondiale.

Si chiama, tecnicamente, stagflazione, colpirebbe tutti i redditi fissi, il lavoro dipendente, ma anche i profitti delle imprese, quindi i redditi variabili, provocando valanghe di disoccupati, anche nel settore servizi.

Ovviamente, sarebbe l’Occidente, con il suo tenore di vita più alto, a risentirne maggiormente.

Insomma, non c’è di che esseri allegri. Si dovrebbe mettere fine in qualsiasi modo al conflitto in Ucraina. Prima che divampi una crisi economica e militare di proporzioni gigantesche.

Si parla tanto di mediazioni. Certo. Gli unici però che avrebbero la forza per mediare (soprattutto verso i russi), sono i cinesi (altro che Turchia, Francia, Italia, Repubblica di San Marino…). Ma per ora la Cina sembra mancare di volontà. Forse spera – ma è solo un’ipotesi – nella banale regola del “tra due litiganti, eccetera”.

Andrà così, con i cinesi, immobili a guardare?   Non si può sapere.  In realtà, dispiace sottolinearlo, ma la situazione sembra sempre più somigliare al tavolo da gioco della roulette.

Diciamo pure roulette russa. Chi non ricorda “Il Cacciatore” di Michael Cimino? Ecco, siamo messi proprio così.

Carlo Gambescia

(*) Ne abbiamo scritto qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/putin-gia-bollito/

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