sabato 9 aprile 2022

Psicologia e ideologia del filorusso

 


Come si può stare dalla parte dei russi? Perché di questo si tratta. Si dice che l’essere umano tenda sempre a schierarsi con il più debole. In questo caso, l’evidenza dei fatti prova che l’Ucraina, per ragioni quantitative, è notevolmente inferiore alla Russia. Quindi per spirito di giustizia, nonché per umana simpatia diciamo, ci si dovrebbe schierare dalla parte degli ucraini aggrediti e invasi da una potenza militare ben superiore. La stessa eroica resistenza degli ucraini dovrebbe accrescere la simpatia verso il povero Davide (contro Golia) di turno.

Invece, i sondaggi, qui in Italia ad esempio, dicono che sul piano della gente comune ci si augura soprattutto che la guerra finisca presto. Si lascia quasi intendere che non importa chi vinca, basta che termini il prima possibile.

In realtà, le guerre non sono mai popolari, soprattutto dopo decenni di propaganda pacifista e diffusione dell’idea che le guerre siano sempre inutili, sbagliate e pericolose. Il sogno della pace universale, propagandato in Occidente come a portata di mano, favorisce l’idea che aggrediti e aggressori siano colpevoli di una specie di lesa maestà della pace. Sicché, ecco il ragionamento, l’aggredito, con il suo comportamento, “stuzzicherebbe”, per così dire, l’aggressore.

Ovviamente, il pacifismo neutralista delle masse, come nel caso dell’invasione russa dell’Ucraina, viene largamente sfruttato dai filorussi e dai russi. Che hanno tutto l’interesse: 1) a presentare l’aggredito come aggressore e 2) impedire coalizioni, ancora peggio se militari, di segno contrario.

Sul neutralismo psicologico di massa si innesta, per ragioni politiche, quello ideologico dei filorussi, dichiarati o meno, sempre pronti a sfruttare qualsiasi debolezza informativa, come pure a mettere in ridicolo le principali figure della resistenza ucraina.

La tesi è quella del “russi e ucraini pari sono”. Tuttavia, il neutralismo smitizzante aiuta indirettamente la parte più forte. Perché facilita il gioco della riduzione di eventi, anche gravi e imputabili per senso comune ai russi, in versioni di parte alle quali opporre altre versioni di parte. Insomma, se ogni notizia è fake, tutto è fake. Di conseguenza la distinzione tra aggredito e aggressore tende a scomparire. Fatto del quale si giova inevitabilmente il più forte in campo: nel caso ucraino, la Russia.

Risparmiamo al lettore la consueta lista di accuse al sistema liberale che controllerebbe l’informazione, impedendo ai filorussi di manifestare le proprie idee, addirittura all’interno del Parlamento europeo.

Si potrebbe facilmente rispondere di riflettere sulla sorte dei filo-ucraini in Russia. In realtà, il punto è un altro. I nemici del liberalismo, da un paio di secoli a questa parte, quando si tratta di conquistare il potere, si comportano come ultraliberali, anzi ultralibertari, rinfacciando ai liberali incongruenze ideologiche che non sono solo del liberalismo.

Salvo poi, una volta conquistato il potere, sopprimere ogni libertà. Valga per tutti il paradigma del fascismo italiano: si pensi alla distanza, in termini di tutela della libertà, che passa tra il programma sansepolcrista del 1919 e le “leggi fascistissime” del 1925-1926 che instaurarono la dittatura. Purtroppo, ogni ideologia è imperfetta. Però per parafrasare Churchill, la liberal-democrazia è quella meno imperfetta. Perciò mai fidarsi degli antiliberali.

In realtà, al di là dell’ analisi razionale che abbiamo fin qui sviluppato, quel che colpisce dei filorussi è la mancanza di umanità.

Non parliamo dell’umanitarismo peloso di liberalsocialisti e pacifisti ma della spontanea empatia verso chi sia costretto all’improvviso a ripararsi dai colpi di cannone, a mutare il corso della propria esistenza, a perdere un fratello, un figlio, la casa, a scappare all’estero oppure a resistere e morire. Parliamo dell’Ucraina, un paese civile, nel cuore dell’Europa, risvegliatosi all’improvviso sotto le bombe russe. Uomini, donne, bambini, studenti, professori, impiegati, tutta gente che fino al giorno prima andava al supermercato, al cinema, a un concerto, ai giardinetti, al lavoro, a scuola, all’università…

Come è possibile che quel che si prova per un poveretto aggredito e percosso a morte all’angolo di una strada da un teppista che vuole rubargli il portafoglio, non si provi, a maggior ragione, per quaranta milioni di persone? Di persone normali come noi? Provare empatia dovrebbe essere altrettanto normale… Eppure…

La differenza di atteggiamento collettivo, come pure di alcune minoranze pseudocreative, verso il singolo derubato e picchiato da una parte, e il popolo ucraino bombardato dall’altra, è dettata dall’egoismo neutralista, travestito da pacifismo, e dall’ideologia antiliberale, erba cattiva e velenosa che uccide i cervelli di alcuni, anche apparentemente più lucidi.

Un mix emotivo-ideologico tra paura e fascismo (oggi si chiama sovranismo) che qualora si saldasse politicamente – e qui pensiamo con preoccupazione alle elezioni francesi – potrebbe cambiare gli equilibri politici europei in favore dei russi.

A quel punto verrebbe fuori il vero volto di questa gente spregevole. Quello, per sintetizzare, delle leggi “fascistissime”.

Carlo Gambescia

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