giovedì 7 aprile 2022

Condizionatori accesi e cannoni fumanti

 


Un tempo si chiedeva brutalmente al popolo di scegliere tra “burro o cannoni”, oggi invece, visto che la guerra è stata cancellata per decreto, Draghi, navigato banchiere di stato (non privato, attenzione, i denari non sono suoi), propone agli italiani di scegliere tra “la pace” e “ il condizionatore acceso”.

Qui il passaggio, testuale, tratto dalla conferenza stampa di presentazione del Def, un tempo legge finanziaria.

«”Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Se l’Ue ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace. Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace”, l’affondo. Poi, rassicura, anche senza il gas russo “fino a fine ottobre siamo coperti, le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno”. Per ora l’embargo del gas di Mosca non è sul tavolo, ma il quadro è in continua evoluzione: “Quanto più diventa orrenda la guerra tanto più i paesi alleati si chiedono cosa possa fare questa coalizione per indebolire la Russia e permette a Kiev di sedersi al tavolo della pace” » (*).

Tre riflessioni.

Prima cosa, non si parla di guerra, la parola è stata espulsa dai vocabolari del liberalsocialismo. Quando e se sopravviene la si fa combattere agli altri: ai nuovi ascari dell’Occidente (detto con tutto il rispetto, per i valorosi ascari di ogni tempo e per il coraggioso soldato ucraino).

Ancora meglio se i nemici di turno sono pasticcioni, come, per ora, i russi invasori dell’Ucraina. Sicché si parla di pace, di indebolimento della Russia, ma in conto terzi: con spese umane a carico delle forze armate e del popolo ucraini. Il tutto, per sedersi, finalmente, al tavolo della trattative. L’Occidente non vuole vincere, vuole patteggiare. Coltiva pavidamente la rabbia del nemico.

Seconda cosa, la scelta del condizionatore, indica, ovviamente che il tenore di vita non è più quello Otto-Novecentesco, quando il burro era un lusso. E cosa indica allora? Qualcosa che Draghi nasconde tra le righe: che nel nostro futuro c’è il razionamento.

E qui veniamo alla terza riflessione: l’abitudine, ormai consolidata, di governare usando l’emergenza. Nella più totale certezza che quei conigli degli italiani, dopo le dure restrizioni antiepidemiche, pardon antipandemiche, manderanno giù anche questo boccone amaro. Detto altrimenti, alla “guerra” all’epidemia, pardon pandemia, tra l’altro ancora in corso, si affiancherà la guerra, per interposto stato (l’Ucraina) e sanzioni economiche (euro-americane) alla Russia.

Come si diceva, e si dice, a proposito delle durissime misure antiepidemiche, pardon antipandemiche? Obbedire o morire. E ora cosa chiede Draghi agli italiani, ancora ignari del pericolo? Obbedire al razionamento prossimo venturo, al quale già si sta preparando il terreno. Per inciso, si noti un altro interessante passaggio della conferenza stampa:

«In uno scenario peggiore, ovvero se vi fosse lo stop russo all’energia e l’Italia non riuscisse a diversificare gli approvvigionamenti come programmato, considerando anche “la quota parte di consumi di gas da razionare”».

Dicevamo, obbedire pur di non morire in guerra. Bisogna indebolire il Covid bellico Russa, ma da lontano, con le sanzioni economiche, che comportano sacrifici, che è giusto affrontare, eccetera, eccetera. Il che spiega l’evocazione dell’alternativa tra “la pace o il condizionatore acceso”.

Draghi però non dice che quanto più si cercherà di “indebolire” la Russia da lontano con le chiacchiere penalistiche e le sanzioni economiche (che fanno male a tutti), tanto più la guerra si allungherà, tanto più saremo costretti a stringere la cinghia. Sul piano energetico, diversificare non è uno scherzo. Come cambiare fornitori. E comunque sia i prezzi dei prodotti energetici andranno alle stelle.

Attenzione: il tenore di vita dei russi e degli europei è molto differente. I russi possono resistere molto più a lungo. Inoltre, questa volta, il governo rischia di ritrovarsi contro i "Sì Putin", come in precedenza i "No Vax". Per semplificare: una cosa è lavorare in casa, in ufficio, eccetera, al caldo, un’altra al freddo.

Che vogliamo dire? Che la politica dell’indebolimento e degli ascari ucraini allunga i tempi. E’ la stessa Nato ad ammetterlo, anche se a denti stretti.

Che fare allora? Due possibilità, guerra vittoriosa e rapida, ma bisogna intervenire direttamente, o pace indecorosa, tempi lunghi, e rischio di rivolgimenti politici infraeuropei ( i russi, ripetiamo, sono abituati a stringere la cinghia, non si creda alla propaganda pacifista occidentale: i russi si ribelleranno e altre amenità del genere).

Si guardi la realtà per quello che è. Piano piano la guerra russo-ucraina, dopo tutte le chiacchiere a sproposito che si sono fatte sulle guerre per il petrolio, rischia realmente di trasformarsi in un conflitto per le risorse e la sopravvivenza dell’Occidente.

Cosa di cui l’Occidente dovrebbe prendere atto.

Invece non si vuole guardare la realtà. Sul punto gli Stati Uniti, nonostante anni e anni di dietrologie di geopolitica del petrolio, restano sordi, perché, da sempre, hanno risorse strategiche in abbondanza. L’Europa invece, tra pochi mesi rischia di essere alla canna del gas, se ci si passa l’espressione.

Perciò Stati Uniti ed Europa, per ragioni differenti, la guerra non vogliono farla. Ma non vogliono neppure la pace. O comunque non riescono a gestirla. Sicché si rischia di allungare i tempi e complicare le cose. Inoltre l’Europa, pur di salvaguardare il consenso ai regimi liberalsocialisti, sarebbe prontissima a cedere a Putin, ovviamente a determinate condizioni.

L’Unione europea non è l’Ucraina, che tra l’altro resiste e combatte molto bene. L’Europa invece cederebbe, pur di non cambiare stile di vita. Però al tempo  stesso non si fida più dell’establishment russo. Di qui i dubbi amletici, i tentennamenti, le mezze misure, eccetera.

Dicevamo prima del rischio dei “Sì Putin” europei. In Francia a giorni si vota. E Marine Le Pen potrebbe vincere.Ma il discorso può essere esteso, dopo la conferma di Orbán, anche ad altre nazioni, compresa l’Italia leghista. Non vorremmo allarmare i lettori ma l’Europa, che non vuole la guerra esterna, rischia la guerra interna. Quella civile.

L’alternativa, purtroppo, non quella evocata da Draghi tra “condizionatori e pace”. Ma tra pace e guerra.

E comunque sia, i cannoni fumanti servono per tenere accesi i condizionatori. Inutile girare intorno alla questione. E ogni giorno che passa, è un giorno in meno verso uno dei più freddi inverni europei dal 1945.

Carlo Gambescia

(*) Qui la sintesi: https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2022/04/06/def-pil-primo-trimestre-05-rischi-ribasso-su-secondo_2cdba0cd-5ed5-40a4-bcda-b1b835f271d1.html

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