giovedì 23 dicembre 2021

Draghi al Quirinale? Quando un uomo con il fucile incontra…

 


Draghi aspira al Quirinale? Secondo alcune fonti, sì. Le frasi “incriminate” sarebbero queste:

«“Più che l’espressione “sono un nonno al servizio delle istituzioni”, a sollevare interrogativi nei partiti sono tre le frasi ‘incriminate’ pronunciate da Draghi: “E’ essenziale che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale per continuare l’azione di contrasto alla pandemia, di rilancio della crescita, l’attuazione del Pnrr”. Poi, “abbiamo creato le condizioni perché l’operato del governo continui indipendentemente da chi ci sarà”. E, soprattutto: “Chiedo alle forze politiche se è immaginabile una maggioranza che si spacca sull’elezione del presidente della Repubblica e poi si ricompong amagicamente quando è il momento di sostenere il governo. È una domanda che dobbiamo farci” » (*).

Che l’uomo abbia un’ ambizione sconfinata è indubbio. Come non può essere dimenticato il fatto che Draghi goda di importanti agganci istituzionali in Italia (Banca d’Italia e banche maggiori, mondo industriale, ministeri economici, persino, si dice, nella Cisl e Uil) e all’estero (Fmi, Banca Mondiale, istituzioni Ue, agenzie di rating).

Una vera potenza relazionale. Quindi qualche sospetto, che dalla quarta tornata in poi, possa essere votato ed eletto, esiste. 505 voti “sistemici” su poco più di mille si possono trovare. “Sistemici” nel senso di filogovernativi, del “va bene così, avantì così”. Come dicevano i latini, “Quieta non movere et mota quietare”. Grosso modo: “Non agitare ciò che è calmo, ma calma piuttosto ciò che è agitato”.

Ma sotto “l’autorevolezza” e l’ambizione di Draghi, c’è un progetto politico? Cosa si nasconde sotto la camomilla “sistemica”?

Sì,inutile fingere, il progetto c’è ed è di tipo presidenzialista. Ovviamente all’italiana, perché sulla carta (costituzionale) la Repubblica resterebbe “ufficialmente” di natura parlamentare.

Pertanto si rischia un imbroglio politico, non troviamo altro termine. Che consentirebbe però a Draghi di tenere le fila di un governo, diretto da un suo uomo di fiducia, ad esempio Daniele Franco, l’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze, che verrebbe sostituito da un altro uomo, altrettanto di fiducia, della Banca d’Italia.

Ovviamente per i sostenitori di Draghi, parlare di imbroglio politico suona irriguardoso. Soprattutto verso un uomo che si dice al servizio delle istituzioni. Quindi, rispettosissimo della Costituzione, eccetera,eccetera. Non sia mai…

In realtà, con Draghi al Quirinale e un suo fedelissimo al governo a chiudere il cerchio politico, cosa potrebbe accadere? Facile. Che giungerebbe in porto quel processo di concentrazione del potere e di indolore trasformazione (per l’appunto alla camomilla) della Repubblica parlamentare in Repubblica presidenziale, iniziato con i due anni in più di permanenza al Colle di Napolitano,

Certo, Repubblica presidenziale di fatto, non ancora di diritto. Ma tale.

Altro che divisione dei poteri… E per giunta in un’Italia da due anni in stato di emergenza, con un Parlamento in pratica esautorato e una magistratura – sia ordinaria sia costituzionale – che non muove un dito in difesa delle libertà.

Esageriamo? Giudichi il lettore.

Comunque sia, come fa quell’espressione messicana, usata nei telefilm di Coliandro? “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto…”.

Ecco, in questo caso l’uomo con il fucile è Mario Draghi. E gli italiani non hanno neppure una pistola.

Fucile e pistola, in senso metaforico ovviamente. Ci mancherebbe altro.

Però, la metafora, diciamo così, rende bene l’idea del vicolo cieco in cui l’Italia si è cacciata chiamando Mario Draghi al potere. Altro che nonno d’Italia…

Sveglia coglioni. Basta con le camomille.

Carlo Gambescia

(*) Si veda qui: https://www.agi.it/politica/news/2021-12-23/parole-draghi-agitano-leader-governo-vada-avanti-14999488/

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