venerdì 10 dicembre 2021

 


La destra perse la sua rispettabilità politica, punto sul quale gli storici sono quasi tutti d’accordo, simpatizzando o addirittura legandosi al fascismo. Infatti, tra le due guerre, il diverso giudizio sulla pericolosità del comunismo divise i conservatori dai liberali.

Va però anche detto che  non pochi liberali, videro nel fascismo una specie di Guardia bianca da usare e poi riporre nel cassetto. Purtroppo non andò così.

In Italia l’eredità ideologica del fascismo, nei due versanti, “istituzionale” (quello dei treni in orario) e “movimentista” (antiborghese, anticapitalista, antisemita), da una parte favorì la formazione di un partito di nostalgici, il Movimento Sociale, dall’altra ne determinò l’esclusione politica proprio perché partito di nostalgici.

Il tornado Berlusconi “sdoganò” i missini, ma il mondo culturale di provenienza era e rimase quello della “tentazione fascista” (romanticismo politico, nazionalismo e critica della modernità). Anche sul piano figurativo.  Ad esempio,  la famosa fiamma tricolore che erompeva dalla bara del duce, ora ridotta a lineetta, è tuttora nel simbolo elettorale. Sembra una sciocchezza, però…

Si pensi anche allo slogan che ha caratterizzato Atreju 2021, l’annuale festa di partito (però non si deve dire…): “Il Natale dei conservatori. Musica, dibattiti, stand, mercatino, Natale solidale, natale tricolore”.

Tutto molto accattivante, se non che il confine tra conservazione e reazione, come quello tra patriottismo e nazionalismo, è di per sé piuttosto labile. Figurarsi per un partito, come Fratelli d’Italia, che pur dichiarandosi non fascista rifiuta l’antifascismo perché divisivo (*).

Certo, è vero che la sinistra, in particolare quella comunista, per ragioni strumentali, reputa ancora tutti fascisti gli antifascisti. Però che il fascismo sia stato la rovina dell’Italia bisogna dirlo. Perché le cesure storiche esistono. Una dittatura è una cosa, una repubblica democratica un’altra. Punto.

Ovviamente, non dimenticando mai che il comunismo, ovunque sia riuscito ad agguantare il potere, non è stato da meno.

Si noti che Gianfranco Fini, pur con tutti i suoi limiti culturali e umani, si pose il problema di come costruire una destra capace di prendere le distanze non solo dal comunismo ma anche dal fascismo: una destra liberal-democratica, antitotalitaria. Non un partito conservatore in senso stretto. Di Fini, non si parla più…

Da molti postmissini viene giudicato un traditore, una specie di Badoglio. Però, ad esempio, Isabella Rauti, con un passato nella destra antisistemica rautiana anche per ragioni familiari, oggi è senatrice di Fratelli d’Italia e ospite di Atreju. Mentre Fini, come dicono i malevoli, legge il giornale ai giardinetti…

Dicevamo della “tentazione fascista”. Nello specifico, che cos’è? Una forma mentis: un mix di individualismo estetizzante e di comunitarismo identitario. Che, molti reputano innocuo, anzi rilanciano. Si scorrano a questo proposito le pagine di “Cultura Identità”, che, a dire il vero con una certa eleganza, aspira a rappresentare la “nuova” facies culturale di Fratelli d’Italia (**).

In realtà, il problema dell’individualismo estetizzante e dell’ identitarismo rampante consiste in un fatto molto semplice: o si occupa di arte e cucina, rimanendo quindi entro certi limiti impolitico come un programma di Antonella Clerici, o tenta di tradurre i valori identitari in programmi elettorali, che però inevitabilmente si tramutano, proprio perché si deve parlare a tutti, in iperpolitica. Ossia in una “partita a monopoli con i campi Rom”, per dirla con un giovano comico romano, Edoardo Ferrario.

La carica antisistemica e incapacitante della tentazione fascista è tuttora attiva. Di qui l’obbligo di fare i conti con il passato, respingendo un immaginario pericoloso per una società aperta in senso popperiano. Dal momento che il lato impolitico, impedisce di crescere e riflettere seriamente, mentre quello iperpolitico di prendere le distanze dalla forma mentis fascista.

Carlo Gambescia

(*)Articolo in argomento, settario ma interessante: https://www.micromega.net/se-giorgia-meloni-non-e-fascista/

(**) Per un tour istruttivo: https://culturaidentita.it/ . Tra l’altro sulla scelta del nome “Atreju”, che rinvia alla letteratura fantasy, apparentemente lontana dai deliri di Corradini e Marinetti, si veda proprio sulle pagine di “Cultura Identità” la lettura “attivistica” del personaggio come della festa annuale, in termini di romanticismo politico, evidentemente duro a morire: https://culturaidentita.it/la-storia-infinita-di-atreju-unica-festa-di-passione-politica/

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