domenica 12 dicembre 2021

Transizione ecologica, diritto di proprietà e conservatori imbecilli...

 

Conservatore è colui che vuole conservare qualcosa. Ovviamente, ciò che viene giudicato meritevole: una certa tradizione, alcuni valori, oppure una determinata condizione politica, sociale, economica. Cose che il conservatore vuole tenere in serbo per le generazioni che verranno.

In questo modo il conservatore si oppone al progressista. Che invece vuole fare tabula rasa delle tradizioni, dei valori, eccetera, difesi proprio dal conservatore. Per consegnare, come si dice, alle generazioni future un mondo migliore. Al conservare si vuole sostituire il progredire.

Tutto chiaro? Tutto lineare? In realtà, le campagne o battaglie ambientaliste, per prendere un esempio non proprio a caso, sembrano affascinare non pochi conservatori.

Innanzitutto, perché il fatto di voler conservare l’ambiente “integro”, come spesso si ripete, è un argomento che ha un  suo fascino anche per i conservatori. Il che però, di rimbalzo, significa che persino l’ecologia progressista ha un risvolto conservatore.

Come fare chiarezza allora? Diciamo intanto che molti conservatori, in particolare coloro che difendono le libertà economiche, ritengono invece che l’ambiente sia qualcosa che può essere liberamente trasformato dall’uomo.

Sicché, messa così, non è più il conservatore a temere il futuro ma il progressista. Che teme il domani. Mentre il conservatore, al contrario, guarda avanti con fiducia. In qualche misura le posizioni si rovesciano. Fino a un certo punto però.

Infatti, il progressismo ecologista sembra comunque ritenere che la difesa dell’ambiente rientri nell’alveo delle idee progressiste. Dal momento che il progressismo che si batte per la difesa dell’ambiente e della natura,  si batte, come si sente ripetere, per le generazioni future. Quindi per il famoso mondo migliore. Tutto tornerebbe insomma

Di fatto, i temi ambientali spesso vedono andare d’accordo conservatori e progressisti nel nome della salvezza del “Pianeta Terra”. In particolare, si allineano ai progressisti quei conservatori che sono nemici delle libertà economiche o che comunque ne sottovalutano l’importanza.

In realtà, il nodo della libertà economica (di comprare, vendere, produrre, investire, eccetera sulla base del diritto di proprietà individuale), assoluta scoperta dei moderni, costituisce il vero punto di discrimine tra conservatori e progressisti.

Il progressista guarderà sempre al diritto di proprietà e alle connesse libertà economiche, come a qualcosa di condizionale: un diritto al godimento e allo sfruttamento di un bene, non pieno, sottoposto a condizioni. Di qui, le politiche economiche progressiste rivolte a sopprimere o limitare il diritto di proprietà.

Qual è la nostra tesi? Che ogni cedimento dei conservatori alla condizionalità del diritto di proprietà sia un passo indietro verso la perdita della libertà. Dal momento che la strategia progressista comincia sempre dalla limitazione dei diritti economici per poi giungere a quelli politici. Quanto ai diritti civili, il progressismo, curiosamente, ne ha fatto una bandiera. Ma in che modo? Li ha tramutati in sociali, ossia in diritti  condizionati  dai bisogni della società.  I cosiddetti "bisogni sociali"... In realtà si tratta di pregiudizi politici che, quando si dice il caso, è lo stesso stato a individuare, alimentare e "implementare".

Pertanto il vero conservatore non può non essere un difensore del diritto di proprietà. Che, a dire il vero, al di là delle anticipazioni racchiuse nel diritto romano, è il diritto per eccellenza dei moderni. Perché viene ricondotto al lavoro individuale, che, a sua volta, rinvia alle capacità dei singoli, che non sono mai uguali in tutti.

Sicché la proprietà riproduce quelle che sono le naturali e creative diversità umane di intelligenza, volontà, fantasia, capacità di applicazione, concentrazione, eccetera. Come del resto mostra la storia dei tempi moderni, la diversità (che è diversità di mezzi come di fini secondo i bisogni individuali) è un fattore di progresso per tutta la società, grazie al collegamento, tipicamente moderno, tra diritti di proprietà e libero mercato.

Perciò, per tornare alla questione ecologica, siamo davanti al tentativo, di limitare fortemente il diritto di proprietà e di riflesso la nostra libertà. Ad esempio, si pensi alle ultime direttive Ue, un’istituzione politica saldamente controllata dai progressisti, che introducendo nuovi parametri (*) di tipo ecologico, comprimono fortemente il diritto di proprietà (**).

Tentativo al quale ogni vero conservatore deve opporsi in nome del diritto di proprietà.

Si dirà che difendendo il diritto di proprietà si difendono gli interessi delle grandi imprese multinazionali. In realtà, nella nostra società occidentale la proprietà è così diffusa che la sua limitazione riguarda tutti, non solo le grandi imprese. Che poi i mercati tendano a sviluppare una struttura oligopolistica, non significa che per questa ragione si debba mettere in discussione il diritto di proprietà. Va invece favorita la libera concorrenza. Quella stessa libera concorrenza, basata sulla libertà di comprare, vendere, investire, che invece la “svolta ecologista” di molti governi e istituzioni, a cominciare dall’Ue, sta mettendo a rischio.

Ufficialmente si dice di voler favorire la libera concorrenza, ma ufficiosamente la si contrasta in ogni modo. A cominciare proprio dall’introduzione di vincolanti normative ecologiste. Che – cosa sotto gli occhi di tutti – hanno già moltiplicato i costi dell’energia. Ai quali, come si legge proprio oggi, si “replicherà” con aiuti di stato per alleggerire il costo delle “bollette” (***).

Dove si prenderanno i denari per accattivarsi “il popolo”, una volta esauriti i finanziamenti Ue? Accrescendo la pressione tributaria. Che non è altro che una forma di limitazione del diritto di proprietà.

Coloro che in questi giorni sono in fila per versare la Tasi e l'Imu, ricordino che nei prossimi anni l’entità dei prelievi  crescerà. E proprio a causa della cosiddetta (e maledetta) idea della “transizione ecologica”, rilanciata dai progressisti. E purtroppo condivisa da non pochi conservatori imbecilli.

Carlo Gambescia

(*) Su concetto di “parametro”, peraltro fuorviante, rinviamo al nostro articolo di ieri: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/lassolutismo-del-parametro/ .

(**) Si veda qui: https://www.corriere.it/economia/casa/21_dicembre_09/case-classificazione-energetica-ue-italia-11-milioni-edifici-rischio-f429233a-58de-11ec-95ed-0f7dcc6ae2dd.shtml .

(**) Si veda qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/flash/2021/12/10/bollette-verso-aiuti-alle-fasce-deboli-e-rate-per-le-imprese_d2176abb-ed42-487c-80e3-f1a48bd3b87d.html

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