giovedì 16 dicembre 2021

“DITTATURA SANITARIA” UNA RISPOSTA ALL’AMICO ANTONIO CARACCIOLO

 


L’amico Antonio Caracciolo, filosofo del diritto e della politica, studioso e traduttore di Carl Schmitt, ritiene o comunque condivide l'idea  che l’Italia sia precipitata in una “dittatura sanitaria”. Si legga qui:

«• Illustri Signori, il vostro è un ricatto, essendo voi tanto vili da non volervi assumere la responsabilità di un obbligo vero e proprio sancito da una legge.
• Bene che vada, ma io temo che vada male ed anche assai male, quanto dura il vostro siero protettivo? Tre mesi? Ed io secondo voi mi dovrei lasciare bucare ogni tre mesi, oppure ogni volta che tornate a ricattarmi?
• Credo che si possa superare la divisione artificiosa tra vaccinati e non vaccinati, e passare a una opposizione reale di popolo e contestazione radicale della dittatura sanitaria… Non puoi pretendere di curare il mio corpo, mentre uccidi il mio spirito, la mia dignità, la mia libertà… Ti servi della menzogna e dell’inganno, ma sia la menzogna che l’inganno possono essere contrastati e combattuti. Ed è quelli che tutti insieme, uniti come non mai, possiamo fare e stiamo facendo… Lo sanno!
E qui rimetto il mio manifesto:
• OBBLIGANO all’inoculazione di sieri sperimentali, cosa di cui accusavano il nazismo;
• VIETANO le manifestazioni contro le decisioni del Governo in carica, cosa di cui accusavano il fascismo;
• SPIANO, schedano, ricattano e licenziano gli oppositori, cosa di cui accusavano il comunismo » (*).

Che gli italiani non siano più liberi come due anni fa, prima che iniziasse l’epidemia, pardon pandemia, è indubbio. Che sia a rischio la libertà (poi spiegheremo come però) è altrettanto vero. Però che in Italia, al momento, si viva come sotto Stalin, Hitler e Mussolini non è esatto.

L’amico Antonio avrà letto sicuramente “Arcipelago Gulag” di Solženicyn (soprattutto la parte sull’ “arrestologia”), come pure conoscerà la letteratura storica sul nazismo e sul fascismo. 

Ora, in Italia, nessuno sparisce improvvisamente nella notte, magari con i familiari. Né un politico sgradito, diciamo di ostacolo, viene ucciso, sulla porta di casa, insieme alla moglie, da gruppi paramilitari. Né infine, si fanno retate – attenzione sistematiche – preventive di oppositori senza alcun mandato del giudice, né esiste il confino politico.

Detto questo, non sostengo però che la nostra libertà non sia a rischio.

In effetti, sembra stia prevalendo nei governanti una mentalità poliziesca. Però si tratta, per ora di un fenomeno virtuale, diciamo che adombra… Penso a un meccanismo logico, virtuale, che ovviamente sta producendo anche alcuni effetti reali. A queste tematiche, come l’amico Antonio Caracciolo saprà ho dedicato un libro, al quale lo rimando (**).

Insomma, le limitazioni di libertà in atto non sono frutto di un’ideologia precostituita (nazismo, fascismo, comunismo), ex ante, che vuole trasformare la realtà, anteponendo ciò che si suppone virtuale al reale. Ma rimandano a un sistema di sicurezza sociale, quindi un fatto reale, istituzionale, costruito nel tempo, ex post. Quindi, non ex ante come nel caso delle ideologie ricordate.

Se c’è virtualità, idea, paradossalmente, è ex post.

Di quale idea parlo ? Che lo stato si debba occupare della salute del cittadino ad ogni costo, dalla culla alla tomba. Si potrebbe parlare della trasposizione del patto protezione-obbedienza, teorizzato da Hobbes, però sul piano dell’assistenza sociale diffusa. Idea, quella dell’assistenza in toto, “trovata per strada” durante il cammino per contrastare, in chiave liberalsocialista o socialdemocratica i totalitarismi di destra e sinistra. Idea, cosa non secondaria, condivisa da non pochi cittadini.

Il che significa, che di questo passo, si rischia di perdere libertà, e per giunta, come si sente ripetere, per il “nostro bene”. E di uscire di scena , parlo dei dissenzienti, tra i fischi degli spettatori, tutti, entusiasticamente, dalla parte del welfare state.

Sicché i governanti si ritengono dalla parte della ragione perché, si dice, agiscono a fin di bene, per difendere la salute dei governati. Che applaudono. Ecco la fotografia della situazione.

Che fare allora? Innanzitutto si dovrebbe uscire dagli infernali meccanismi reali del welfare state che tra l’altro rinviano al potere della “medicina istituzionalizzata”, che “non può sbagliare mai”, perché il politico, astutamente scaricabarile, pende dalle sue labbra. In questo modo – cosa che va sottolineata – si mette nell’angolo la “medicina movimento”, ossia la “medicina scienza”, che procede per prova ed errore, libera da qualsiasi legame con la decisione politica.

È vero che, in ultima istanza, il cittadino, non sentendosi protetto nei suoi diritti fondamentali, può fare un passo indietro e rifiutare l’obbedienza al tiranno, incapace di difenderlo o peggio.

Ma, nel caso del welfare state, sul quale sembra prevalere un consenso diffuso, si tratterebbe solo di un cambio di padrone… Qui si apre la questione dell’approccio alla politica in termini di scambio protezione-obbedienza, approccio che andrebbe rimeditato alla luce del nuovo Leviatano welfarista, tecnologicamente agguerrito, quindi molto più potente che in passato. Ma non è sede questa.

Comunque sia, evocare battaglie di libertà, condividendo la logica dello stato assistenziale, non serve praticamente a nulla. Ma solo a sostituire un meccanismo di controllo con un altro, che, “questa volta”, si presume funzionerà bene, in nome del popolo eccetera, eccetera.

Carlo Gambescia

(*) Qui il post, da cui cito, che credo rifletta, proprio perché condiviso, il pensiero dell'amico Antonio  Caracciolo: https://www.facebook.com/fedorrinat.teternikov/posts/666408124768009?comment_id=666431281432360&reply_comment_id=666435361431952&notif_id=1639557828917919&notif_t=comment_mention&ref=notif

(*) Carlo Gambescia, “Metapolitica del Coronavirus. Una diario pubblico”, postfazioni di Alessandro Litta Modignani e Carlo Pompei, Edizioni Il Foglio 2001 (https://www.ibs.it/metapolitica-del-coronavirus-diario-pubblico-libro-carlo-gambescia/e/9788876068287 )

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