martedì 21 dicembre 2021

Buon senso, senso buono, cattivo senso… In margine a un intervento del Quirinale

 


E’ di buon senso, senso buono, cattivo senso, dire ai cittadini che stanno facendo i bravi perché invece di dividersi hanno scelto di unirsi? E che, infine, la crisi, nonostante tutto, è un’opportunità per correggere le disuguaglianze  economiche e puntare sulla svolta ecologica?

Innanzitutto, di chi sono le parole, da noi sintetizzate nell’incipit? Del presidente Mattarella.

Ora, un passo indietro.

Il buon senso, un tempo era quello del padre o della madre di famiglia, che ripetevano scontatezze sociali, luoghi comuni del tempo: studiare, lavorare, sposarsi.

Il senso buono è quello che fa ascendere socialmente, si dice anche “fare carriera”, significa saper fiutare quale strada giusta prendere, per “piazzarsi” nella vita.

Infine, il cattivo senso è sempre quello degli altri. Di chi non si uniforma, dell’escluso, di chi non capisce, anzi non vuole capire che il buon senso e il senso buono hanno un valore inclusivo, perché tutto sommato si fa ciò che gli altri si aspettano dagli altri, secondo gli usi e costumi del tempo. Che, regolarmente, mutano.

Di questi tempi, per fare un esempio, una magnifica prova di buon senso come (soprattutto) di senso buono, è sicuramente quella di condividere e rilanciare le parole del presidente Mattarella. Di ripetere cose, condivise apparentemente dalla maggioranza dei cittadini, “sacralizzate" addirittura in in alto.

Un conformismo che apre tutte le porte, perché si è dalla parte giusta, quella del potere. E che, al di là del fatto utilitaristico (la “carriera”), gratifica, e pacifica “dentro” le persone, come ogni logica del gregge.

In realtà, sociologicamente parlando, ciò significa che il buon senso e il senso buono favoriscono il consenso politico. Il cattivo senso invece rinvia alla dissidenza, alla presa di distanza dal potere.

Consenso e dissenso sono due costanti metapolitiche, che di regola “marciano” insieme. Perciò storicamente parlando, a prescindere dalla natura dei regimi politici, si è sempre verificato un conflitto tra buon senso e cattivo senso. Il politicamente corretto e il politicamente scorretto non sono un’invenzione della sinistra o della destra. Si potrebbe risalire alle civiltà mesopotamica ed egiziana.

Invece la modernità liberale, per la prima volta nella storia, ha favorito il dissenso, fino al punto di istituzionalizzarlo, si pensi ai diritti di parola, pensiero, stampa, eccetera.

Diciamo pure che si tratta di una grande conquista. Tra Thutmose I e Churchill, benché entrambi dal pendant imperialista (più spiccato quello del faraone) esiste un abisso, dettato, ripetiamo, dalla modernità liberale.

Mattarella, dispiace dirlo, politicamente parlando, è un cattolico di sinistra. Quindi un uomo politico che non ha mai accettato la modernità liberale. E per due volte: come cattolico e come socialista. Il che spiega  il tormentone ecologista  e sulle disuguaglianze economiche.

Esageriamo? Durante la cerimonia quirinalizia dello scambio di auguri, cosa si è fatto largo tra fiumi di buon senso e di spumante? Che si sarebbe dato troppo risalto agli oppositori, tra i quali ovviamente i No Vax, non citati esplicitamente dal Presidente. Dal momento che secondo Mattarella l’Italia si sarebbe mostrata unita contro l’epidemia, pardon pandemia (*).

Nessuno nega che gli italiani, in particolare la gente comune, abbia fatto i “compiti a casa”. Ciò però non toglie che sia errato tessere l’elogio della disciplina e del consenso. Insomma, di puntare sull’esaltazione del “primo della classe”. Alla quale però non va opposta la celebrazione dell’ultimo della classe. Il famoso elogio di Franti, il personaggio negativo deamicisiano.

Si deve invece ragionare. Perché il vero buon senso non è imitazione dell’altro, ma ragionamento. E con la propria testa.

Ora è vero che la politica si vendica sempre. Essendo fondata sulla decisione, a prescindere dal regime politico, perciò, per così dire, non può perdere tempo in chiacchiere. Figurarsi dinanzi a una pandemia… Si deve, decidere, ordinare, organizzare, e così via.

E se invece la pandemia fosse una semplice epidemia? Se il potere, per così dire, avesse preso lucciole per lanterne? Come riuscire a fare un passo indietro nel consenso generale, questo sì suicida, senza il cattivo senso di coloro che si oppongono al buon senso di Mattarella? Perché pretendere di sostituire al beneficio del dubbio la presunzione di maggioranza?

In effetti, la modernità liberale ha una vena utopica. Di qui, certa sua fragilità verso le pesantezze della politica. Per capirsi: è vero che coloro che sono denominati No Vax (che però non sono i soli a opporsi), sono in larga parte populisti ed estremisti. Però, ecco il punto, criticare, come fa il presidente Mattarella, chi dia troppo spazio al dissenso, significa mettere in discussione il ruolo rappresentativo, di tutte le opinioni, ruolo, diremmo istituzionale, svolto da mass media. Di conseguenza, chiunque lo critichi mette in grave discussione la modernità liberale, che proprio perché tale non può che favorire il dissenso, senza fare calcoli sulle sue presuntive dimensioni. Va salvaguardato in quanto tale. Punto.

Concludendo, il fatto, ammesso e non concesso, che l’Italia sia unita, eccetera, non implica la critica di un principio fondamentale della modernità liberale, come quello della libertà di pensiero. O comunque, addirittura l’elogio del conformismo. Seppure in maschera, diciamo, ben nascosto, dietro l’ esaltazione del buon senso.

Carlo Gambescia

(*) “ Le poche eccezioni – alle quali è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico – non scalfiscono in alcun modo l’esemplare condotta della quasi totalità degli italiani”. Qui: https://www.quirinale.it/elementi/61716

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