mercoledì 3 gennaio 2018

A proposito di “Danza con me”
Le mille Bolle blu



È così. La cultura pop, popular, un tempo nazionalpopolare,  è questa.  Un Roberto Bolle che  balla e “ciacola”  con tutti, dal  finto camorrista televisivo di successo, all’imitatrice che più conosciuta non si può, fino  al profugo siriano, due  volte dannato: una, perché sfuggito ai tentacoli velenosi di Assad e, due,  forse perché  pure gay e belloccio, oggi come oggi, il top. Insomma, viva le  mille Bolle blu…  Anche perché lo show  è  andato benissimo.
Ovviamente, chi capisce qualcosa di balletto  -  i poveri  figli di un dio minore, anime perse nella WhatsApp Society -  ha dovuto fare le ore piccole per godersi qualche passaggio elegante.  Per contro,  sui  Social, i palati più fini, hanno notato che Bolle è una specie di Dio,  perché danza, anzi   “balla senza sudare”.
Attenzione, la nostra non è una reazione  aristocratica. Non arricciamo il naso:  va bene così. Siamo o non siamo in una società democratica?  Bolle, che un tempo, sarebbe stato patrimonio visivo di pochi, oggi grazie alle tecnologie mass- mediatiche può essere visto e rivisto da tanti. Forse troppi,  per capire la differenza tra “La zia di Forlì, che quando balla fa così” e la magica riforma dell’estetica della danza, racchiusa nei fraseggi di Sherazade... Ma ripetiamo, va bene così.
Concettualmente,  il pop rappresenta,  quell’ "andare verso il popolo"  dei  populisti russi, giunto finalmente a destinazione. Del resto, che c’è di più bello dell’estetica dell’assenza di  sudore?   Marx, che detestava i populisti,  promise di eliminarlo per sempre.  E invece fallì,  dove poi sono riusciti i deodoranti.  Dove ce l’ha fatta  ciò che  potremmo chiamare  populismo tecnologico-mediatico: un mix di socialdemocrazia e Cristiano Malgioglio, altro idolo delle masse televisive. D'altra parte,  oggi,  sul  “Corriere della Sera”, targato Cairo (pop-editore per eccellenza),   c’è un’ intervista al cantante Albano:  forse si candiderà alle prossime elezioni. Con o senza Romina, si chiedono, trepidanti,  gli elettori? 
Comunque sia, non solo Bolle: un ex amico mio,   professore di storia delle dottrine politiche,  si presenta in televisione per parlare di previsioni politiche, con una sciarpetta pride,  fuori ordinanza,   che in facoltà, ci dicono, prima   non indossava mai.   Non siamo ai livelli di Malgioglio e neppure del Bolle con i bicipiti  (brachiale e femorale)  bene in vista,  però il concetto  è lo stesso.
Ecco, il problema non è la cultura pop, ma l’atteggiamento di  “color che sanno”. Che dovrebbero, pur tollerando perché viviamo in una demoscopia, pardon democrazia,  non farsi coinvolgere.  Lasciare insomma che, come si dice,  l’uomo di spettacolo faccia l’uomo di spettacolo e il professore, il professore.  
Quindi, ricapitolando, il problema non è la cultura di massa, ma il professore di massa.  O che aspira a diventare tale, come quell’ex nostro amico che sogna di tramutarsi in un  piccolo Bolle. Detto altrimenti,   in  bollicina... 

Carlo Gambescia                                


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