giovedì 11 gennaio 2018

Macché vaccini, qui è in gioco la democrazia liberale


Paradossi elettorali: Berlusconi critica Di Maio, il che va benissimo, però  poi, per così dire,  va a spasso con Salvini,   un grillino mancato, e ciò non va bene.
La polemica sui vaccini, ne è un chiaro esempio. Salvini è sulle stesse  posizioni estreme del M5S. Che c’entra il leader della Lega con la destra moderata rappresentata da Forza Italia?  Oppure per dirne un’altra:  sulla Riforma della Giustizia, nel senso di limitare lo strapotere dei giudici politicizzati, Giorgia Meloni, altra alleata di Berlusconi, sembra dire cose  altrettanto grilline, in chiave antipolitica e  antirenziana.
E questi sarebbero gli alleati di centrodestra.  Per andare dove?  Qui torna in gioco, la  disgraziata legge elettorale proporzionale, che come abbiamo più volte scritto  -  salvo miracoli,  smentiti però   dai sondaggi -   non produrrà alcun vincitore. Pertanto assistiamo, già in questi giorni, a una specie di  tragicommedia:  si fa campagna elettorale, non solo nel centrodestra, come se dalle urne dovesse uscire il governo, pur sapendo perfettamente che non sarà così. Una situazione pirandelliana: "Cosi è (se vi pare)".
Qualcuno invece dovrebbe spiegare come stanno realmente le cose agli elettori.  Che ignari,  magari carichi di attese,  rischiano di ritrovarsi, sentendosi nuovamente traditi,  dopo le elezioni, davanti a una alleanza parlamentare inventata all’ultimo momento,  evocando il  romanzo dell’emergenza.  Sembra insomma  che si stia facendo tutto il possibile per  distruggere la democrazia parlamentare  e aprire la strada a movimenti politici eversivi dell’esperimento liberale post-seconda guerra mondiale. In gioco è il sistema politico faticosamente costruito, in Europa,  sulle macerie di due dittature, sconfitte militarmente.  Perciò  non sono in gioco  i vaccini, il jobs act, la riforma Fornero ma ben altro.  
Cosa è accaduto?  Che, sotto il profilo tecnico, invece di dare stabilità al sistema con una legge  maggioritaria, magari a doppio turno, in grado di penalizzare le estreme, a sinistra come a destra,  si è approvata una legge proporzionale, che di fatto rischia di  favorire l’opposizione congiunta di estreme, unite solo nel distruggere.  Se poi,  cosa però  improbabile, le estreme  dovessero  allearsi  e governare insieme,  sarebbe l'evento più  rovinoso della storia dell'Italia repubblicana.   
Un governo delle estreme,  in tutte le sue variabili politiche (da un  Salvini-Di Maio  a un  Grasso-Di Maio, se non addirittura un fantapolitico Salvini-Di Maio-Grasso), sarebbe il governo dell'allucinato complottismo,  dell’inflazione, dei giudici, delle nazionalizzazioni e del protezionismo sociale. L’Italia verrebbe spinta fuori dall’Europa.  Una catastrofe:  si aprirebbero scenari di stallo economico e sociale e di possibili sommovimenti politici. 
Esistono alternative?  Per ora no. Si andrà alle elezioni con questi schieramenti.  Alcuni osservatori però  credono,  se i voti - dopo - dovessero consentirlo,   nella possibilità di un’alleanza parlamentare tra tutte le forze moderate,  dal Pd renziano a Forza Italia, passando per  i "cespugli" centristi  e anche di destra,  qualora Giorgia Meloni, intelligentemente, si ravvedesse. 
Naturalmente, il fronte moderato, oltre ai rischi di continui veti incrociati interni, andrebbe incontro all’attacco congiunto esterno delle estreme,  liberissime di giocare al rialzo con il favore dei giudici e delle intercettazioni rilanciate da una stampa  ormai in larga parte simbiotica ai livori Social.
Dispiace dirlo, ma l’ipotesi ricorda  il vecchio schema fallimentare (tra l'altro, proporzionalista) di Weimar, ovviamente senza Hitler e squadre d'azione  militarizzate.  Ma, purtroppo,  dagli esiti, altrettanto imprevedibili, per la democrazia liberale.
Siamo proprio nei guai.               
        

 Carlo Gambescia