mercoledì 24 gennaio 2018

Bagnai e  Salvini
Dio li fa, poi li accoppia



Diciamo che alla fine, come scrivevo il 9 marzo del 2015 (*), Bagnai, alla stessa stregua del Domenico Soriano di Eduardo, la mignotta (pardon) Filumena-Clio,  "storicamente" parlando,  l'ha sposata. E infatti si presenta alle politiche  con Salvini, contemporaneo sottoprodotto di Clio: un populista dai facili costumi, un "hitlerino" della Bovisa alla guida di un tir, targato Lega. 
Che tristezza... Ma è quello che passa il convento - oggi - dell'occasionalismo politico.
Notare prima,  tutti (isole comprese),  la dichiarazione di Bagnai:

"L'euro oggettivamente favorisce la divergenza fra le economie dell'eurozona: come ho spiegato tante volte, anche in sedi scientifiche perché queste sono verità scientificamente accertate fino a che qualcuno non vorrà scientificamente contestarle, l'euro, che è una moneta forte per noi e debole per la Germania avvantaggia la Germania".Lo ha detto Alberto Bagnai, economista "no-euro" e candidato con la Lega alle prossime elezioni, parlando a Montecitorio."Questo significa - ha aggiunto - che c'è un processo di disgregazione in atto oggettivo che prescinde da quello che io o Borghi o Salvini o Renzi o Berlusconi possono auspicare e desiderare. Noi siamo solo uomini, poi ci sono le forze dell'economia e le forze dell'economia stanno agendo. Basta guardare cosa succede alla produttività italiana dal momento in cui fissiamo il cambio con l'euro ad oggi: c'è una divaricazione costante, questo significa che qualsiasi tentativo di tenere insieme i pezzi di questa unione disfunzionale è destinato a costare sempre di più nel tempo e a fallire poi alla fine di questo percorso come è successo peraltro storicamente tante altre volte. Abbiamo decine di casi di unioni monetarie che sono andate per aria".
"Quello che vediamo nei dati ci dice che noi ci stiamo sgretolando, il che significa che o diventeremo una colonia dell'asse franco-tedesco, cosa rispetto alla quale vorrei una riflessione di chi sta al governo, oppure che il sistema esploderà e noi dobbiamo essere pronti a gestire questi scenari". (*)

Bagnai evoca  “forze oggettive” dell’economia che imporrebbero, eccetera, eccetera, per poi però “soggettivizzarle,  evocando, da tronista della  retorica,  l’ Italia “colonia” dell’  “asse franco-tedesco”.   Per onestà, va detto, che  anche i  pro-euro, si appellano alle stesse forze.  Insomma, protezionisti e liberoscambisti (per usare due termini classici)  rinviano a processi oggettivi di "assoluta" cogenza scientifica, di cui la storia sarebbe - e ti pareva -   testimone. Hirschman, parlerebbe di  scontro tra opposte retoriche dell'intransigenza.  E' proprio così?   Oppure,  chi ha ragione e chi no?
In realtà, va detto che protezionismo e libero scambio,   se si vuole essere scientifici sul serio,  vanno insieme.   Ci si protegge per svilupparsi meglio, come diceva il caro vecchio Friedrich  List, che si appellava a forze pre-economiche (cultura, creatività, eccetera),  e  non  esclusivamente alla storia  prêt-à-porter delle singole unioni monetarie:  i “dati oggettivi” di Bagnai, “dati”, soprattutto quelli econometrici sulle asimmetrie odierne, che sono di “scenario” , e che quindi  ognuno può piegare  politicamente a quello che cazzo (pardon) vuole.     
Detto altrimenti concettualizzando:  i difensori della moneta unica guardano, in un mondo di blocchi geopolitici, all’unificazione, se si vuole all’Europa-Nazione,  quindi  tengono in considerazione, scientificamente parlando,  i due aspetti. I protezionisti, o sovranisti,  tenendone in conto solo uno,  invece, guardano,  allo Stato-nazione. Che in un mondo di giganteschi  blocchi geopolitici  può solo far sorridere.   Altro che “asse franco-tedesco”…  
In sintesi:  sarebbe scientifico tenere in considerazione i due aspetti,  Bagnai invece ne contrabbanda euristicamente solo uno.  A onor del vero, non tutti i liberoscambisti di Bruxelles, tengono nel dovuto conto, insieme a Smith,  List.  Ma una cosa è mediare politicamente, magari anche con battute d'arresto cognitive, tentando comunque di ricondurre  le ragioni degli uni  e degli altri a  un comune denominatore scientifico, un’altra, come fa Bagnai, giocare con un nazionalismo, che scorporato dalle prime fasi monetarie-doganali, può provocare, come è accaduto,  solo risentimenti, miseria e  guerre.  
E qui viene a galla il suo romanticismo politico. Per dirla con Carl Schmitt, visto che lui di nazisti veri,  se ne intendeva. Ci spieghiamo:  Bagnai, dal momento che a sinistra non se lo filava nessuno, perché evidentemente, nonostante le professioni di fede, i "compagni"  sentivano  puzza  di  fascismo come regime reazionario di massa (per dirla con Togliatti), Bagnai, dicevo,  pur di  dare corpo al suo protezionismo pseudo-scientifico (perché tiene conto di un solo aspetto),  come tanti  fascio-socialisti, del bel tempo che fu, appena si è presentata, ha  colto  l'occasione -  ecco l'occasionalismo storico  del  "romanticista" politico - per buttarsi  con l’estrema destra, protezionista.  Da manuale. Un Bombacci con cattedra.
Salvini, che culturalmente  naviga a vista, e dal momento  che "du gust is megl che uan" (per fare la coppia con Borghi, l'altro economista della foto), appena ha notato la gambetta scientifica  nuda dell'accademico  Bagnai,  lo ha fatto salire sul tir della Lega.  E lui, il Nostro, è stato ben felice di saltare su.  E di accasarsi, come si diceva all'inizio.
Insomma, dio li fa, poi li accoppia. 

Carlo Gambescia