Che cos’è l’interesse nazionale? Difficile dire.
Lo si può definire una razionalizzazione-giustificazione che però dipende da un fattore abbastanza mutevole.
Cioè da come in un determinato paese sono rappresentati valori, storia e alleanze. L’interesse nazionale, sul piano ideologico, è qualcosa di molto soggettivo.
Per un fascista l’interesse nazionale non può che essere di tipo imperiale. Per un cattolico, al contrario, non può non essere improntato all’idea di pace tra gli uomini. Per un marxista non può contrastare con lo sviluppo del socialismo internazionale. Per un liberale rimanda alla pacifica apertura verso il mercato mondiale, l’esatto contrario del nazionalismo, evocatore di un sacro egoismo che si traduce quasi sempre in guerre. E così via.
Ovviamente questi sono i desiderata. Dopo di che esistono i rapporti di forza che vanno a ridimensionare le pretese racchiuse nelle differenti razionalizzazioni-giustificazioni. Cioè, si può coniugare e razionalizzare l’interesse nazionale, riverniciarlo secondo i colori di questa o quella ideologia, però poi si devono fare i conti con la realtà.
Sotto questo aspetto l’Italia è una media potenza. Sul piano militare la si potrebbe addirittura definire piccola (sicuramente inferiore a Francia e Gran Bretagna). Dal punto di vista geopolitico è uno stato europeo, del Sud, che comunque non è rimasto estraneo alle rivoluzioni liberali degli ultimi tre secoli. Dispone di una Costituzione, di un stato di diritto, di un parlamento che ha gloriose radici nel costituzionalismo ottocentesco. Negli ultimi ottant’anni ha creduto nei diritti dell’uomo, nella libertà di mercato, nel multilateralismo associativo ed economico a livello europeo e mondiale.
Di conseguenza quale può essere il suo interesse nazionale? Di integrarsi sempre più in ambito europeo, che è quello “naturalmente” più a portata di mano, e maggiormente vicino per cultura e tradizioni, senza trascurare il resto del mondo e ovviamente i rapporti con l’alleato democratico più forte, quello americano.
Di sicuro non è quello di fare occhi dolci e “faccine” a dittatori, autocrati e leader fondamentalisti nemici dell’Europa e dell’ Occidente.
E invece qual è l’interesse nazionale secondo Giorgia Meloni? In realtà ancora non si è capito bene. Per un verso sembra puntare a plasmare l’Europa secondo i desiderata nazionalisti che discendono dal passato missino, quindi neofascista, di FdI. Per un altro verso si sente più vicina a Trump, soprattutto rispetto all’ideologia liberal-socialista che caratterizza l’élite politica di Bruxelles. Il che però contrasta con il punto di vista nazionalista. Come si può essere al tempo stesso “patrioti” contro Bruxelles e tappetini con gli americani?
Un atteggiamento ambiguo che non favorisce una corretta definizione dell’interesse nazionale italiano. Per capirsi, i fascisti erano imperialisti. Punto. I cattolici, pacifisti. Punto. I marxisti internazionalisti. Punto. I liberali, mercatisti. Punto.
E Giorgia Meloni? Naviga a vista. Di conseguenza nessuno si fida dell’Italia, potenza medio-piccola, in Europa come negli Stati Uniti. Al momento l’interesse nazionale italiano è una specie di isola che non c’è, neppure sul piano delle razionalizzazioni-giustificazioni.
Attenzione però: se Fratelli d’Italia fosse un partito liberale intuirebbe immediatamente da quale parte si trova l’interesse nazionale. A fronte degli sproloqui parafascisti di Trump non esiterebbe un secondo a schierarsi con un’ Europa certamente liberal-socialista, quindi con aspetti welfaristi non sempre condivisibili, ma comunque liberale. Perché è vero che l’alleato più forte va sempre tenuto in considerazione. Però l’alleanza che si basa su comuni interesse e valori liberali è sempre preferibile a una “brutal friendship”, come quella, per andare sul classico, tra Hitler e Mussolini.
Insomma, per fare nome e cognomi, un liberale vero, tra un mezzo fascista come Trump e un mezzo liberale come Starmer, soprattutto in una situazione di aut aut, sceglierà sempre il secondo.
E invece Giorgia Meloni esita. E cosa tragicomica, nonostante Trump stia prendendo a pugni l’Europa e l’Italia con le sue lunatiche opzioni protezioniste.
Trump sbraita e Giorgia Meloni, pazientemente, aspetta che gli passi. E intanto l’Europa, subdorando la “fregatura” italiana, non attende e va per la sua strada su questioni basilari come l’Ucraina, il riarmo, il protezionismo.
L’Italia, al momento priva di una definizione precisa del suo interesse nazionale, rischia veramente l’ isolamento. Senza avere nulla in cambio. Se non la magra speranza, per Giorgia Meloni, di essere in futuro chiamata a Washington per dare consigli a Trump se investire in Puglia o farsi costruire una villa in Sardegna.
Carlo Gambescia
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