martedì 11 marzo 2025

Le classi dirigenti europee sono all’altezza della situazione?

 


Europa divisa? Classi dirigenti mediocri? Indecise a tutto?

Prima di affrontare il problema va posta una domanda preliminare. Si dirà che la domanda che stiamo per porre è di tipo storico, anzi metapolitico. Quindi può complicare solo le cose. Non è detto che sia così.

La domanda è questa: qual è la qualità essenziale che fa forte una classe dirigente? Attenzione, dirigente, nel senso di inclusiva anche della classe politica.

Qual è allora la qualità essenziale? La volontà con la quale persegue i suoi obiettivi, dopo aver colto le priorità politiche dettate dall’urgenza dei tempi.

Priorità politiche per chi? In linea di principio per governati e governanti.

Si prendano come esempio le politiche economiche del XIX secolo. 

L’Ottocento fu l’epoca del libero scambio, soprattutto nella sua parte centrale. Le onde della storia spingevano verso la libertà non solo economica. Causa buona e giusta diciamo.

In Gran Bretagna, aristocrazia e borghesia individuarono come comune obiettivo lo sviluppo del libero commercio estero. Invece in Francia aristocrazia e borghesia si divisero e per tirare avanti si optò per un mix di protezionismo e liberismo. La Germania, dopo l’unificazione, con una aristocrazia e una borghesia animate dal borioso nazionalismo, optò per il protezionismo. Come l’Italia, del resto, che vide borghesia del Nord e aristocrazia del Sud condividere la scelta protezionista.

Gli Stati Uniti, paese privo di un’aristocrazia di sangue, rimasero a guardare per tutto l’Ottocento, poi capirono che era loro interesse commerciare liberalmente con tutto il mondo. La Russia infine, che aveva appena abolito la servitù della gleba, non aveva traccia di borghesia, ma solo un’aristocrazia, indolente e improduttiva, che viveva delle sue risorse e della protezione di  zar despoti  dalle idee autarchiche e antiquate.

Diciamo che l’unica classe dirigente che colse il "moto delle onde" fu la Gran Bretagna.

Se dall’economia passiamo alla politica in senso stretto, guardando alla storia in generale, la classe dirigente della Repubblica romana fu tra le più accanite nell’allinearsi a un progetto di espansione, apparentemente ricostitutivo di se stesso, che invece, ironia della storia, dopo la svolta delle Guerre puniche, avrebbe portato alla caduta della stessa Repubblica romana.

Allinearsi… Si noti il termine che abbiamo usato. Spesso, come prova la storia, non si tratta di progetti elaborati a tavolino, ma dell'  allinearsi al moto delle onde storiche. Di cogliere l’attimo favore, senza neppure saperlo. Poi saranno gli storici a razionalizzare e giustificare.

Ovviamente non sempre le onde storiche vanno nel senso giusto, rispetto ai valori stabiliti. Quando ciò accade alle classi dirigenti tocca il compito più difficile: quello di opporsi.

Però attenzione: una classe dirigente capace di cogliere lo spirito del suo tempo, può seguire o meno la corrente principale, che nel caso di Roma portava all’impero. L’importante è cogliere, piaccia o meno, un fatto  fondamentale: che esiste il moto ondoso.

Ma, si badi bene, i Romani stessi non sapevano dove stavano andando. Infatti fino ad Augusto (incluso) continuarono a difendere, seppure svuotate di ogni contenuto, le istituzioni repubblicane. Però, cosa poi riconosciuta dagli storici e non dai contemporanei, i primi due secoli dopo Cristo furono i più fecondi, soprattutto sotto le dinastie imperiali Flavia e Antonina.

Ora, per venire ai nostri giorni, la classe dirigente europea è all’altezza dei suoi compiti? Accetta l’esistenza del moto ondoso? E soprattutto è in grado di intuirne la direzione?

Intanto le “onde” dei nostri tempi che "linee" hanno preso? Obiettivamente l’Europa sta attrversando una crisi di disgregazione. Per le destre si tratta di un fatto positivo, per le sinistre, ma con molte e rilevanti sfumature, di un fatto negativo.

Il che implica subito una divisione. E ogni divisione non facilita le scelte e il perseguimento degli obiettivi. Come distinguere tra il bene “per” l’ Europa (cioè da un punto di vista parziale, di destra o di sinistra)?  E il bene  “dell’” Europa (ciò da un punto di vista obiettivo, oltre la destra e la sinistra)?

E qui che si scopre la qualità di una classe dirigente. Nella capacità, non solo di allinearsi alle tendenze, ma anche di opporvisi, se necessario.

In questo preciso momento le “onde” si muovono in direzione della guerra di aggressione, per ora ai confini dell’Europa, in Ucraina. Inoltre il tradizionale alleato, gli Stati Uniti, si è alleato o quasi, con il tradizionale nemico dell’Europa, la Russia. In fondo al tunnel c’è la disgregazione finale. Il trionfo dell’autocrazia rispetto alla democrazia.

Di qui due possibilità: o favorire la disgregazione, il che significherebbe allinearsi alle “onde”, oppure opporsi, cosa più difficile perché in controtendenza.

Personalmente, se si vuole la nostra opinione, l’Europa si dovrebbe opporre: riarmarsi il prima possibile e non solo a parole.

Si dirà, per citare, due grandi filosofi del Novecento, Mogol e Battisti, come può uno scoglio arginare il mare…

Giustissimo. Però fu lo stesso problema che si pose Churchill dinanzi a Hitler. Non vi erano certezze, il futuro era oscuro, un nuovo Annibale scorrazzava per l’Europa. Ci si doveva opporre, senza sapere bene come e perché. La libertà non era più di moda. E Churchill andò avanti lo stesso, in modo risoluto fino alla vittoria. Neppure immaginava che dopo le vittoriose guerre puniche contro i nazisti l’Europa avrebbe goduto di ottant’anni di pace e libertà.

Valori, purtroppo, oggi di nuovo in gioco.

Esiste però una differenza. E negativa. Oggi l’Europa non può più contare sugli Stati Uniti. E non si scorge all’orizzonte alcun Churchill. E in ogni caso, nonostante la buona volontà di Macron, la stessa sinistra (non tutta) che lotta contro la disgregazione europea, non vuol sentir parlare di riarmo.
 

Roma, si ingrandì ma affossò la Repubblica, l’Europa, rischia di sparire, seppellendo, non un impero mai esistito, ma ottant’anni di pace e libertà.

Ecco il punto che dovrebbe cogliere una classe politica e dirigente all’altezza della situazione.

Carlo Gambescia

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