lunedì 10 marzo 2025

Chi è Musk?

 


A prima vista non si riesce a capire quale sia l’effettivo ruolo di Elon Musk.

Trump sembra lasciargli campo libero. Ne seguono dichiarazioni, insulti e minacce verso l’Europa e l’Ucraina. Prontamente ridimensionati, ma che tuttavia vanno a rimpolpare, una volta entrati nel circuito massmediatico, l’immaginario di una destra reazionaria, non solo americana, che divide il mondo in buoni e cattivi e che guadagna consensi. Tanto è l’odio verso la normalità liberale. Cioè verso quell’insieme di valori di libertà e tolleranza, che ha fatto la forza dell’Occidente euro-americano negli ultimi ottant’anni.

Da una parte i difensori di dio, della patria e della famiglia, dall’altra le l’élite liberali, dipinte come corrottissime, ricettacolo di ogni vizio, disperatamente attaccate al potere, destinate a soccombere sotto i colpi delle spade fiammeggianti di Trump e di Putin.

Quest’ultimo rappresenta una specie di terza gamba di un mostruoso progetto di liquidazione dell’ Europa liberale, sempre più debole e divisa. Le prime due gambe  sono lo stesso Trump  e per certi aspetti Musk, pe ora a metà strada tra il ruolo del portavoce presidenziale e quello del manovratore occulto.

Musk, in questo contesto, è una specie di anima nera felice di dire le cose che Trump e Putin ( e lui stesso) pensano ma non dicono apertamente per salvare quel filino di diplomazia dietro cui si nasconde una visione spudoratamente antiliberale e criminogena della politica.

Pertanto Musk è un estremista politico che spiattella la verità. Cioè quel che davvero pensano Trump e Putin.

Resta perciò importante, non perderne una parola, perché nelle dichiarazioni apparentemente scomposte di Musk si nasconde il filo logico di un progetto di distruzione delle stessa idea di  Europa per mano russa e americana. Diciamo pure, con Moro,  a convergenze parallele: linee  che apparentemente non si toccano, ma che vanno nella stessa direzione. Distruttiva nel  nostro caso.

Ad esempio l’invito di Musk a uscire dalla Nato, non è la “sparata” di un pazzo, ma un’ opzione che Washington sta seriamente valutando. L’Europa potrebbe perciò presto ritrovarsi priva dell’ apporto militare degli Stati Uniti.

E, per inciso, gli unici che sembrano aver capito l’entità del pericolo, cioè i soli finora capaci di immaginare il disastro, sono Macron, il polacco Tusk e i giudici costituzionali rumeni. E ovviamente l’eroico Zelensky. Tutti regolarmente insultati da Musk. Che annusa il pericolo. E quindi inveisce contro i nemici irriducibili. Tra i quali, purtroppo, non c’è l’Italia, che, come noto, vede al governo, una buona amica di Musk.

Ora, che Musk, goda all’infinito delle sue esternazioni, come si può osservare, è cosa evidente. Il godimento indica che siamo davanti a un perfetto caso di narcisismo patologico.

Non solo però. Dal punto di vista dello studio della personalità politica, Musk è un “agitatore”, come Trump (addirittura più del presidente stesso). Però Musk non sembra capace di creare intorno a sé un clima di attesa carismatica. Non attira molti fedeli. Divide, anche tra i simpatizzanti Maga.

Ciò non accade casualmente. Innanzitutto, pur non essendo pazzo, clinicamente pazzo, Musk non è stabile psichicamente, come provano, limitandosi all’ esteriorità, i suoi occhi spiritati, il modo di abbigliarsi, di gesticolare. Con questo termine, insegnano i manuali (*), ci si riferisce alla tendenza a sperimentare emozioni negative, come rabbia, ansia o depressione e ad essere particolarmente vulnerabili allo stress.

Inoltre, per la personalità instabile,  gli altri o non esistono o sono visti come ostacolo. Del resto il modo di parlare di Musk, come se intorno a sé vi fosse il vuoto pneumatico, indica l’assenza di qualsiasi volontà di relazionarsi.

Siamo davanti a un personaggio che si ritiene latore  di un grande messaggio (personalità narcisistica). Ma a senso unico ( personalità antisociale). Per l’ agitatore, la gente, vittima di una grande complotto, quindi passiva, deve essere illuminata: a lui il compito di far trionfare la verità. Lenin, Mussolini, Hitler, tra i moderni, furono grandi agitatori sociopatici.

Musk, per capirsi, è l’uomo, capace, all’occorrenza di schiacciare il famigerato bottone, senza stare lì a riflettere più di tanto. Il raggio del sua responsabilità morale non va oltre quello di un narcisismo antisociale. Nella primavera del 1945, cosa disse Hitler dei tedeschi? Che meritavano di perdere perché non era stati capaci di vincere la guerra. Una verità lapalissiana che nella sua cruda stupidità rinvia a una persona psichicamente instabile. Che vuole parlare al mondo, odiando il mondo.

Sembra che l’amministrazione Trump, ovviamente ai più diversi livelli, sia animata da un esercito di microMusk. E questo è un altro elemento di pericolo che deve far riflettere. E che rimanda alla grande questione di una più che possibile proliferazione di volonterosi carnefici di Trump. Come fu per Hitler, che riuscì ad avere ai suoi piedi un’intera nazione.

Qui, ovviamente, entra in gioco il carisma di Trump, che a differenza di quello di Musk è relazionale, nel senso che dispone di un capitale empatico. Cioè Trump riesce a calarsi nella situazione dell’elettore, catturandone le emozioni e i pensieri.

Il che rende Trump più pericoloso di Musk, di cui, in teoria, Trump potrebbe fare anche a meno. Però non va dimenticato che le due figure sembrano integrarsi bene. Come, a suo tempo, Hitler e Goebbels.

Carlo Gambescia

(*) Ci riferiamo al DSM-5, nella parte riguardante i disturbi della personalità.

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