giovedì 23 marzo 2017

 Westminster sotto attacco
Tornare a  Breitenfeld


Quel che è accaduto ieri a Londra, soprattutto per il valore simbolico  di Westminster,  tocca profondamente  la nostra libertà di pensiero, nonché il senso stesso  del  cammino di libertà,  percorso insieme dai popoli europei.  Un’Europa, attenzione, dove  in questi giorni si celebrano i sessant’anni dei Trattati di Roma tra le  annunciate contestazioni di un pugno di estremisti e l'indifferenza dei tanti, forse troppi. La storia maestra,  purtroppo, sembra avere pochi allievi.  E più avanti spiegheremo perché.   
Il terrorismo jihadista che  dopo Berlino e Londra si sta rivelando  capillare e  imprevedibile,  può essere combattuto, come abbiamo più volte scritto, solo alla radice  con operazioni militari in grande stile, capaci di imporre  in Medio Oriente  un ordine e un  equilibrio  condivisi dalle potenze maggiori: Stati Uniti, Russia, Cina e, come qui si auspica,  Europa unita. 
Servono insomma scelte strategiche, globali  non tattiche e  locali:  terrorismo e  diaspora non potranno  essere combattuti  ritirandosi  nei rispettivi orticelli, aspettando che la bufera passi da sola. Il  combattere però implica  un grande sforzo che va inevitabilmente a collidere  con il ciclo elettorale delle democrazie e  con la vulgata  pacifista.  E tutto ciò  rappresenta  un elemento di debolezza per l’Occidente in particolare.  Un problema, insomma, non insormontabile ma difficile da affrontare.
Purtroppo, sembra andata  perduta  - qui veniamo ai cattivi allievi, soprattutto europei -  la consapevolezza del ruolo strategico della forza militare organizzata,  come concreto  portato storico dei valori dello stato vestfaliano  (sovranità, non interferenza, dottrina dell’equilibrio), di cui l’Europa unita, in un mondo, diviso in blocchi, potrebbe rappresentare il necessario anello storico e geopolitico. 
La pace di Vestfalia (1648) sancì la fine della Guerra dei Trent’anni tra protestanti e cattolici, favorì, anzi legittimò la libertà di religione e in prospettiva di pensiero.  Fu un conflitto terribile  che distrusse la Germania. Furono commesse atrocità dall’una e dall’altra parte.   A Breitenfeld (1631), i protestanti colsero la loro prima grande vittoria, grazie al genio militare di Gustavo II Adolfo, re di Svezia.  Battaglia alla quale tre anni dopo seguì però la sconfitta di Nördlingen.  
Soprattutto per noi europei, oggi in prima linea, il senso storico di quella gigantesca guerra  che a distanza di secoli, e in un clima culturale dominato dal pacifismo, può apparire un’ inutile strage, venne invece  colto dal liberale XIX secolo. Su quel campo di battaglia nel 1831  venne eretto un monumento  alla “ Libertà di pensiero per tutto il mondo” (Glaubens-Freiheit / für die Welt).
I protestanti, difesero la libertà  con le armi,  anche per i cattolici.  E noi dobbiamo difenderla, con le armi, anche  per i musulmani.  Dobbiamo tornare a Breitenfeld.


Carlo Gambescia