mercoledì 15 marzo 2017

E dàgli ai  “colletti bianchi”…
Una Norimberga per Gian Antonio Stella? Potrebbe essere un'idea...



Se mai un giorno finirà  la guerra dichiarata dalla magistratura alla politica e ai colletti bianchi, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo dovranno essere processati come criminali di guerra. Esageriamo? La casta, il famigerato Mein Kampf dell’anti-politica italiana  uscì nel maggio del 2007, cavalcando l’onda lunghissima  di un   giustizialismo  che si è tradotto in  inchieste mirate  e in un tripudio di  voti anti-casta  per  Grillo. 
A questo  pensavamo,  leggendo  l’ennesimo pezzo di  Stella.  Dove l’ideologo  anti-casta,  con il solito collage “dati alla mano”, lamenta  che nelle carceri italiane ci sono  troppi spacciatori e pochi colletti bianchi:  quei maledetti  che “violano le regole della buona economia”  (*).
Ci piacerebbe sapere, di grazia, il significato del termine "buona economia"? Quella con il magistrato commissario politico aziendale?  Con il maresciallo dei carabinieri al commerciale? E la Guardia di Finanza al personale.  La fraseologia  di Stella ricorda la retorica anti-terrorismo, Anni di Piombo e dintorni. Infatti nel pezzo si parla dei “cattivi maestri” dell’economia “che per anni hanno teorizzato che una certa dose di illegalità fa bene all’economia”.  E che, chiusa, ovviamente apocalittica:  “ hanno lasciato solo rovine”.
Che cosa si  insinua?  Perché non fare  qualche nome?  Dove sono i cattedratici dalla parte del  nuovo male assoluto? Il libero mercato.  Cattedratici,  perché Toni  Negri, il “cattivo maestro” per eccellenza (ma rosso),  era professore universitario. Quindi, fuori i nomi?   Mises, Hayek, Friedman (Milton),  forse? La scuola liberista al completo?  In  Italia, a parte  Einaudi e Leoni, nel secondo dopoguerra  il libero mercato non ha mai goduto tra i professori  di buona fama.  Quindi di quali “cattivi maestri” parla Stella?    
Che poi, dopo la caduta del comunismo sovietico,  corrotto regime dei colletti rossi (altro che  i colletti bianchi del capitalismo…),  molti post-comunisti italiani siano passati armi e bagagli al  quasi-liberismo ( e al “Corriere della Sera”),  è un altro discorso.  Il  liberismo di sinistra (termine coniato dai professori Alesina e Giavazzi ) è giudiziario. Rappresenta l'estremo rifugio del liberal-comunista, come il patriottismo per le canaglie.  Evoca l’aiutino del magistrato e dell’agente delle tasse.  Impone  più controlli,  dimenticando che sono proprio i controlli a gogò ad alimentare corruzione e concussione. Lo stato fiscale totale, con i partiti ridotti a dépendance della magistratura  e i colletti bianchi a  militari dell’Arma, non è altro che la prosecuzione del  comunismo con altri mezzi. Concettualmente, in fondo al tunnel nella migliore delle ipotesi  c'è  il modello Obama, nella peggiore quello cinese.  Altro che liberali... 
Stella, liberal-comunista senza saperlo?  Già vediamo brillare nei suoi occhi la torva gioia di poter scagliare contro di noi l’accusa di maccartismo e idiotismo politico. Roba da poveracci dei Social…   Di sicuro,  Stella è statalista:  ritiene  che lo stato sia la soluzione.  E non il problema.  Proprio come i giudici, come i grillini, come quell’onda distruttiva dell’anti-politica che rischia di sommergere l’Italia e l’Europa.
Dunque, qui, il  “cattivo maestro” è Stella.  Che, a sua volta, andrà processato.  Prima però si dovrà vincere la guerra.  Senza vittoria, nessuna Norimberga.
P.S. E poi, come dire,  chi di magistrato ferisce, di magistrato perisce...

Carlo Gambescia