giovedì 22 aprile 2010

Il libro della settimana: Alexandre Del Valle, Verdi, Rossi, Neri. La convergenza degli estremismi antioccidentali: islamismo, comunismo, neonazismo, Lindau, Torino 2009, pp. 488, euro 32,00.

http://www.lindau.it/schedalibro.asp?idLibro=1195




Per quale ragione leggere l’ultima fatica di Alexandre Del Valle: Verdi, Rossi, Neri. La convergenza degli estremismi antioccidentali: islamismo, comunismo, neonazismo (Lindau, Torino 2009, pp. 488, euro 32,00)? Per lo stesso motivo per il quale si deve leggere la letteratura cospirativa, cui il libro appartiene: documentarsi. Capire quel che bolle nel pentolone negli ambienti politicamente radicali in campo antioccidentale o contro, come appunto nel caso del lavoro di Del Valle, politologo e scrittore francese, strenuo difensore dell’ “unione panoccidentale”.
Di regola, il libro cospirativo si rivolge a un pubblico di affezionati lettori. Tutti interessati a scoprire, spesso in chiave paragiudiziaria, collegamenti e motivazioni dei gruppi sociali “ombra”, che tale letteratura presume dediti alla conquista del mondo. Va però riconosciuto che dietro l’interesse, anche morboso, per la letteratura cospirativa si nasconde una questione seria e spesso di carattere generale.

Ad esempio il cospirazionismo per così dire anti-usurocratico, che innerva i libri di Maurizio Blondet, pone il problema del controllo democratico dell’economia e soprattutto della moneta, sinceramente avvertito dalla gente. Per contro, la tesi di Del Valle sulla sistematica convergenza di estremisti islamici, comunisti nostalgici e neonazisti, rivela come la democrazia politica, pur imperfetta dell’Occidente, sia sempre a rischio. E come i suoi nemici spesso provengano da sponde ideologiche opposte.
Ma lasciamo la parola all’autore:

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“Nel presente saggio si sostiene la tesi che l’Occidente giudaico-cristiano, indistintamente associato all’imperialismo americano, al sionismo, all’Europa coloniale o al capitalismo o al mercato economico, non è mai stato così tanto detestato e contestato da una simile pletora di individui che lavorano alla sua catartica distruzione. Tale odio, specchio capovolto dei valori liberali e individuali incarnati dall’Occidente considerato responsabile di tutti i mali della terra, riunisce nella contestazione che lo fomenta le famiglie totalitarie dell’ ’iperantioccidentalismo’, i cui colori si sovrappongono come in un cocomero. Il verde della scorza è il colore dell’islamismo radicale (…). Il rosso della parte interna è il colore del comunismo rivoluzionario e della nuova sinistra terzomondista (…). Il colore nero del centro, o piuttosto dei suoi semi, è quello delle camicie nere della barbarie nazifascista” .

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Resta il fatto però, che una volta superato l’impatto della metafora cucurbitacea, risulta difficile seguire il cammino dell’autore. E in particolare il suo inerpicarsi, più da giudice istruttore che da storico, lungo i tortuosi sentieri dei collegamenti non tanto ideologici quanto fattuali. Del Valle, infatti, procede con passo da bersagliere lungo un percorso in salita che va - solo per fare pochi nomi tra centinaia - dal Grande Muftì di Gerusalemme, Hitler, Mussolini, Degrelle, Guénon a Chavez, Morales Ahmadinejad, Thiriart e Garaudy.
Ad ogni buon conto, per verificare il “Teorema Del Valle” servirebbe un altro libro della stessa lunghezza. Altro che una recensione… Del resto è tipico della letteratura cospirazionista fondarsi prima sull’atto d’accusa ideologico, poi sulla ricerca delle prove.

Diciamo solo che la definizione di Alain de Benoist come “attualmente cronista del quotidiano italiano ‘il Giornale’ “, lascia perplessi: non sembra, infatti che il padre della Nouvelle Droite, “attualmente” faccia il giro dei commissariati e degli ospedali milanesi in cerca di notizie fresche… E’ vero invece che vi pubblica, ogni tanto, colti editoriali.
Certo, se il buongiorno si vede dal mattino, Verdi, Rossi, Neri di sviste del genere, potrebbe contenerne parecchie. Comunque sia, lasciamo agli specialisti il diritto di emettere sul libro di Alexandre Del Valle - è proprio il caso di dirlo - sentenza definitiva.

Carlo Gambescia

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