martedì 13 aprile 2010

Governare la transizione… 
Ma come? E per andare dove?


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Leggiamo sempre con interesse ciò che scrivono i “decrescisti". Non poteva perciò sfuggirci il testo del professor Guido Cosenza, fisico e coautore assieme a Giulietto Chiesa e Luigi Sertorio de La menzogna nucleare (Ponte alle Grazie).

Si tratta di un contributo, intitolato “Governare la transizione”, che verrà presentato dallo studioso al prossimo incontro nazionale di Alternativa, il 17 aprile a Roma (http://www.megachipdue.info/component/content/article/42-in-evidenza/3445-governare-la-transizione.html ).
Ci limitiamo a indicare due punti del documento particolarmente discutibili. Almeno a nostro avviso.
Il primo, riguarda il disprezzo per la democrazia rappresentativa: l’unico sistema finora in grado di garantire il rispetto delle minoranze dissenzienti. Nel Mondo Nuovo vagheggiato dal professor Cosenza quale sorte potrebbe toccare a chiunque mostrasse di non condividere l’ipotesi “dell’improcrastinabile modifica del tessuto connettivo della nostra comunità“ ?
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“L'efficacia della strumentazione elaborata è stata potenziata in decenni di sperimentazioni e il formidabile apparato difensivo si è strutturato in un complesso di norme e di prescrizioni sostenute da dispositivi coercitivi che va sotto il nome di democrazia (…). È una camicia di forza che strangola l’organismo e non ha più nulla a che vedere con il dispositivo di salvaguardia del libero esplicarsi delle relazioni fra gli individui, indicato con lo stesso nome, ideato e attuato in origine al tempo in cui fiorirono le città stato dell’antica Grecia. Gli strumenti che sono andati forgiandosi lungo tutto l’arco del consolidamento della società industriale si sono perfezionati e strettamente conformati a fungere da baluardo dell’attuale assetto sociale caratterizzato da tutte le insipienze, distorsioni e incongruenze del privilegio da garantire (…). La conclusione delle riflessioni che precedono indicano che non è assolutamente realistico pensare di valersi degli istituti della cosiddetta democrazia per innescare l’improcrastinabile modifica del tessuto connettivo della nostra comunità, operare la transizione che si è resa necessaria a salvaguardia dell’equilibrio del sistema"..
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Il secondo, concerne il fuorviante taglio organicista che riduce in modo sinistro i rapporti sociali tra persone allo scambio tra “aree di tessuto rigenerato”. Metafore, purtroppo, che rinviano alla tragica memoria di altre…

"Chi intende cambiare, ed è un popolo in crescita, lo ha capito, o meglio intuito inconsciamente, assorbito. Rappresenta una massa amorfa i cui componenti si spostano disordinatamente modificando di continuo a caso la direzione del moto. Questa moltitudine non partecipa più all’istituto delle deleghe a rappresentarla in organismi che lavorano contro di essa a salvaguardia di privilegi che conducono allo sfascio. Tuttavia si dispiegano sul territorio alcune ristrette aree di tessuto rigenerato in cui si sperimentano nuove forme di convivenza civile. Ce ne sono una miriade in giro per il mondo. Quando si annuncia una transizione, quando è maturo il passaggio di un mezzo materiale a una nuova fase fisica – un liquido che si accinge a passare alla fase gassosa – si formano nel corpo del fluido una serie di piccole bolle che lentamente si dilatano fino a invadere l’intero volume.Ebbene quelle piccole aree di tessuto nuovo nel corpo della società sono destinate a dilatarsi e a dilagare sostituendosi alla orditura obsoleta".

Non aggiungiamo altro.

Carlo Gambescia 

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